domenica 19 maggio 2013

La Lucia.

... é un post che ho scritto un pò di mesi fa, in un altro luogo che non era questo blog, per ovvie ragioni.  Ne sono affezionata con due ZZ.

E' così che conobbi Lucia. Era la scorsa estate, quella che è andata via da qualche mese e che tornerà con le sue lusinghe di sole e di mare, ed io staccando la spina da tutto avevo accettato di trascorrere un pò di giorni da un'amica che aveva casa sul mare; quella lì che mi aveva ospitato non era un'amica vera, era di quelle persone che ti danno e poi tutto quello che ti hanno dato sanno abilmente togliertelo, non perchè trovino il modo di farlo, ma perchè conoscono solo quello. Però quella non amica mi regalò una vera amica che il mio destino non sapeva fosse lì sul mio cammino a breve. E qui volutamente divago, quante cose ci sono estranee e poi si svelano all'improvviso. Come avrei mai potuto immaginare che quella che era un'amica o si professava essere tale, che mi offriva casa sua per diversi giorni sarebbe sparita dalla mia vita e bandita dal novero dei miei affetti, e invece una persona che non sapevo neanche da dove venisse, la faccia che avesse, l'anima che avesse,da lì a poco ne sarebbe entrata x sempre, perchè a torto o ragione, ci sono quelle persone che quando entrano o la facciano in punta di piedi o facendo un gran baccano, sollevano proprio un polverone, ed è cosa buona, è come una musica che ti capita di sentire raramente, ma quando la ascolti hai quella voglia che ti nasce e ti cresce di farlo sempre. la musica che io ho incontrato sa di sound, sa di country, sa di fashion look, sa di bizzarro, sa di vero, parla toscano e scorazza indisturbata per le strade di milano e ha nome Lucia. Riprendendo il bandolo della matassa, messo alla rinfusa un pò di vestiti, qualche costume, telo mare e necessaria compagnia di viaggio tutta femminile in un borsone, dopo aver blindato con lucchetto e a doppia mandata una mattinata di quelle torride e infinite spesa in studio a scrivere, e all'ufficio postale a spedire quanto scritto prima, me ne partì con armi e bagagli alla volta del mare, giunsi nel primo pomeriggio e fu lì che entrata nella villa di questa amica, niente male tra l'altro, considerato che era a pochi passi nudi dal mare, bè entrataci vidi per la prima volta Lucia. non so spiegare per quale motivo questa persona, per quanto lontana dal suscitarmi appetiti di altro genere, atteso che sono etero convinta, attirava il mio sguardo a mò di calamita, non capivo però se la cosa fosse corrisposta. Ricordo che Lucia si dava proprio un gran da fare a sistemare, a ripulire in giro e fare ordine in casa, era una bella ragazza, bionda con questi capelli lunghi e scomposti che facevano da cornice a un viso un pò dorato dal sole e trapuntato di lentiggini, da cui sbucavano due occhi grandi verdi e vigili. Mi era subito sembrata una tosta Lucia, una di quelle che non te la manda certo a dire, una tipa sveglia, che sa il fatto suo e non mi sbagliavo. oggi posso dire che decisamente lo é. Bè non che le mie emozioni non mi ingannino mai, anzi purtroppo per quanto abbia questa sfacciata fortuna di sentirle, riconoscerle, non sempre ci ho preso, a volte si, a volte ho preso invece grossi granchi, e non che la polpa non sia buona, ma questa è una storia culinaria e non ci interessa adesso. Bè ripulimmo un pò in giro, tre ragazze messe insieme sono capaci di farne grandi di casini, ma sono anche capaci di mettere a posto in men che non si dica e ce ne andammo in spiaggia. Mi sentivo libera da tutto, da fardelli lavorativi, emotivi, familiari, ero libera e volevo godermela tutta, mi importava solo del mare, del sole, e di come mi sarei coccolata e fatta coccolare da quelle giornate spese solo a farmi bene all'anima, a crogiolarmi al sole, a fare lunghe nuotate, a respirare mare, io lo amo il mare. Fu così che io e Lucia cominciammo ad annusarci, camminando a piedi nudi lungo la battigia fino alla spiaggia di destinazione, e camminando giorno dopo giorno, in quello stesso percorso di passi cresceva la confidenza, cresceva la curiosità, si diventava amiche. Eravamo sempre in tre, ma la presenza dell'altra o si imponeva e sapeva farlo bene o non si sentiva. Io e Lucia invece filavamo dritte come treni che viaggiano, forse su rette parallele, ma vicini. bè in effetti il suo treno portava a Milano, il mio a Lecce, eppure eravamo più vicine di quanto potessimo riuscire ad immaginare. Mi piaceva Lucia, era schietta, diretta e anche tosta aggiungerei. Ricordo che una sera facendo rientro a casa, da una qualche finestra, fessura, o uscio che sia, era entrato un lucertolone di quelli che cercano la luce e se la passeggiano sui muri, bè è inutile dire che per me la festa era bella che finita, ho un odio nutrito per questo tipo di creature. Cenammo nel portico, anzi a dire il vero avevamo fatto scorta dell'impossibile, riso ai frutti di mare, patate al forno col polipo, gamberoni, pane fresco, formaggi, focaccine, e non ricordo cos'altro, ma ricordo con certezza che erano paghi gli occhi e lo stomaco. Intanto io dal portico osservavo il lucertolone nell'attesa e nella speranza che trovasse una via di fuga e si togliesse dalle palle, ma speravo invano. Il geco non voleva proprio saperne di abbandonare il campo e allora si doveva necessariamente lottare per mandarlo via e guerra fu, di scope. Io in questa situazione, ero la più timida, bè in effetti le paure hanno un non so chè di principio irrazionale, ma anche a metterci di mezzo la razionalità, io proprio dalla sedia del portico non mi schiodavo. Intanto invece la Lucia, abbandonati vestiti e orpelli, praticamente in mutande, si dava un gran da fare, armata di scopa a cacciare il malcapitato. Dopo aver messo sottosopra la stanza a suon di colpi sonori di scopa sul muro in ogni punto possibile della camera, dopo aver imprecato e stramaledetto tutti i gechi del mondo, dopo grida, risate, e confezionate ad arte le imprecazioni del caso, il lucertolone forse più stanco di noi tre matte, perchè solo in un secondo momento, mi ero data giusto un pò da fare anch'io, vincendo quell'irrazionale fobia, bè il geco sparì dalla scena e noi tre vinte dal sonno anche. Lucia non é mica una che passava inosservata, bè non lo so in effetti se ci mette del suo in questo, ma devo dire che capita anche a me, e non sempre, anzi quasi mai ci metto del mio perchè accada. E non parlo di bellezza. Parlo di qualcos'altro, che va oltre, che sta dentro, che grida, credo si chiami personalità, identità. Non c è al mondo uno che somigli ad un altro, o meglio ci sono persone diversissime tra loro, ma prelevando un campione di mille persone diverse, in queste mille, forse ne puoi trovare 3 che si somigliano e ovviamente mi riferisco a quello che hanno dentro, non a quello che hanno fuori, lì c'entra solo la natura. lucia scrive, non poteva non piacermi, le persone che scrivono hanno un mondo dentro, non che quelle che non scrivono non ce l'hanno, solo che è più difficile toccarlo, è più difficile che venga a galla, o che una volta venuto a galla resti in superficie e si faccia vedere. Lei scrive di moda, ed è davvero tanto brava, ha una sensibilità, una gioia dentro, non si ferma mai, accosta colori, sapori, gusti, e poi è una che ci sa fare con le cose, con le parole e ci prende anche con le persone. Ha diversi cuori tatuati sul corpo, e ricordo che quest'estate fui attratta subito da questa cosa, non ne capì il senso, finchè non glielo chiesi, anche se realizzai subito, o quasi subito, che non c è un senso in qualcosa in cui uno si riconosce, può essere un cuore, o qualsiasi altra cosa, è qualcosa di suo, con un significato che solo chi lo fa sa riconoscere veramente o leggere, è come un codice che va dritto a quello che sei. Lucia ha un cuore grande, e non ce l ha solo sulla pelle. Aveva anche un orpello, direi stravagante che ne richiamava la forma, un anello con su montato un cuore rosso e grande, un bell'orpello di cui mi impossessai all'istante, tanto mi piaceva, poi però glielo restituì, anche se confesso che avrei tanto voluto tenerlo. E' una stravagante nel vestire, nell'accostare i colori, è una che se ne frega dei clichè e fa un pò come gli pare. E' una che tu la vedi e pensi " maremma bonina" pare uscita dai cartoni!... Ci sono persone che con la fantasia non solo ci giocano, ma ci vivono e ci lavorano, io per esempio, guai ad usarla nel mio lavoro, anche se confesso, ci provo spesso, poi però devo attenermi alla regola, linguaggio tecnico e giuridico, niente divagazioni letterarie e non, e mi tengo il mio bel bavaglio sulla bocca e faccio tacere ab torto collo la mia smisurata voglia di fantasia, che però sfoga in altro e anche molto volentieri. Lucia è un'artista, dai blog, ai diari, alla moda, alla fotografia e poi è davvero brava a costruire i sorrisi con tutto quello che le capita, matite, penne, cibo, oggetti vari. La invidio quasi un pò per questo, non deve essere facile, figurarsi uno smile nelle cose, lei lo inventa se non cè, ma lo trova e lo fotografa anche. Come non affascinarsi a questa persona, come non incuriosirsi davanti a una donna così, coi tacchi sempre alti, ma alti tanto eh... che serve una scala per raggiungerla e dalla bocca rossa e a cuore, si adesso che ci penso ha la bocca a cuore lei, specie quando la tinge di rosso fuoco e va sicura per le strade di Milano. Lei è quella che ti dice "... cioè no bello eh ma cosa... su dai pedalare pedalare... lei è quella da... " cesso a pedali "... da ... " ti incula a pressione "... eh si è proprio una bischera, una gran bella bischera che mi ha toccata qui dentro così per caso. Che poi c è stato un episodio, che credo, ci abbia come cementate e non lo ricordo, a dire il vero molto volentieri, ma credo proprio che sia stato in quel preciso momento che io e Lucia ci siamo guardate come fanno due amiche che si vogliono bene. Eravamo tornate da una lunga passeggiata sulla spiaggia di notte, quella sera, stanche dalle fatiche del sole e del mare, non volevamo fare nulla di che, e così decidemmo, una volta cenato, di camminare a piedi nudi lungo la battigia verso Torre lapillo, era un bel tratto, ma la sera era generosa, l'acqua del mare che lambiva dolcemente la spiaggia, bagnandoci i piedi era calda, sembrava acqua di sole, la luna era un grosso melone giallo e il cielo era bruno e sereno, c era silenzio intorno, un silenzio rotto solo dall'ormai familiare fruscio delle onde e dalle nostre chiacchere. Fu bello passeggiare lungo il mare, era come se tutti i sensi fossero in pace, e lo erano. Era una di quelle notti in cui senti che non ti manca nulla per essere felice e senti che quella felicità non sa di ciò che hai, ma di ciò che sei e ti basta e ne respiri a fondo e senti l'aria che ti entra nelle narici e scende dentro a riempire senza svuotarti mai. Io mi sentivo così, piena e felice. Tornate a casa, andammo a dormire, era l'ultima sera prima della partenza, Lucia aveva il treno alle 5 del mattino, mi dispiaceva, avevo incontrato un amica e già un treno se la portava via a Milano, ma ero comunque felice del treno che l'aveva condotta da Milano a Lecce perchè l'avevo conosciuta. La sveglia era per le 4, ma non suonò. Lucia si svegliò di soprassalto, era tardi, ricordo che lei si affannò a recuperare, vincendo il sonno, le valigie e le sue cose, ed io mi misi qualcosa addosso e corremmo fuori verso il ciglio della strada, dove l'aspettava un suo amico per darle un passaggio in stazione. Fu un brusco risveglio, di lì a poco. Mentre camminavamo in fretta verso la strada principale, c'erano per essere appena le 5 del mattino un vociare e insieme un silenzio terrificanti, e nel buio, una luce arancione echeggiava e stordiva. Poi da un villino vicino alla strada, un uomo ancora affamato di sonno ci diceva che era morta una ragazza, schiacciata da un auto in corsa. In quel momento io e Lucia ci guardammo e ci stringemmo ancora di più la mano, lei se ne andava a Milano, qualcuno invece in quel momento era andato via per sempre e giaceva lì a pochi metri da noi, coperta da un lenzuolo. Io non so quello che ho provato, forse in quel momento ero incapace di provare qualcosa, mi sentivo stretta nella morsa dell'assenza, mi sentivo a un tratto svuotata di tutta quella felicità che prima ero stata in grado di provare, era come se qualcuno me l'avesse tolta all'improvviso, come se mi avesse gridato che non la meritavo e me l'aveva strappata. La poverina, di cui restavano solo le spoglie inermi e coperte, era andata a festeggiare il suo compleanno in spiaggia con gli amici, studiava fuori, aveva forse 20 anni, bè in quel momento ricordo che ho bestemmiato, ho gridato che non si può morire a vent'anni, non si può morire prima di aver sognato un pò, prima di aver vissuto abbastanza, prima di aver assaporato un pò di vita, bestemmiavo si, e piangevo e mi sentivo impotente davanti alla morte, insicura. Lucia era andata via, ma anche lei sentiva le stesse cose, lontano da me, da quell'amicizia che in quel momento poteva salvarci, poteva confortarci in quella notte. Tornai a dormire col cuore in gola, gli occhi erano fissi al soffitto e sentivo un gran freddo crescermi dentro, non capivo come un dolore estraneo a me, potesse invece diventare così vicino da farmi star male. Non dormì nulla, non riuscivo a dormire, ero distratta da tutto, dal quel maledetto film appena visto, che volevo fortemente appartenesse alla finzione, e invece era vero e tornava a far male, ed ero anche distratta dal neon della stanza, da una strana intermittenza che non avrei mai notato, e invece notavo, era un'intermittenza sistemica e da lì a breve mi figuravo che sarei morta anch'io, ricordo di averlo pensato e per sfuggire al pensiero che mi perseguitava senza indugio, mi alzai alle prime luci dell'alba, infilai il costume, ero svilita, stanca, affamata di sonno e incapace di dormire e corsi in spiaggia. Nuotai finchè avevo fiato e nuotai ancora e piansi e poi mi addormentai e mi svegliai con la spiaggia che cominciava a popolarsi di gente con i suoi ombrelloni, le sue sdraio,come fosse un giorno normale e andai via, pensando che non era per niente un giorno normale, era un giorno di merda, ma tutto continuava a scorrere lo stesso, il sole era ormai alto, il mare aveva la stessa limpidezza, il cielo era terso, solo lei non c era più.


Fu così che conobbi Lucia.

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