lunedì 20 maggio 2013

Discoveries.

 
E poi si scopre. Lei che si conosce a menadito e che ha la perfetta percezione di se stessa, che crede di avere saputo tutto di se, capito tutto di se, poi si scopre ignorante. Rimane come nuda di fronte ad uno specchio, disarmata davanti a delle cose, a delle sensazioni che le dicono, che forse c è dell'altro, e con l'indice le indicano tutto l'altro cui alludono, e che probabilmente c'è davvero. L'altro che ti scopre. Ecco perché non ho mai prestato troppo orecchio o attenzione, che dir si voglia, a chi ti dice, forte di una convinzione quasi plastica e che tu invece fai fatica perfino a percepire, figuriamoci toccarla, che è fatto così, ti dice consapevole dell'enorme stronzata che sta x sputare fuori dalla sua bocca," io sono fatta/o così ", sono questa/o"!... Non siamo "questi", siamo "mondi"!... Anch'io sono di sovente caduta nel tranello di essere solo " questa", e forse comodamente, per un po', ho indossato una falsa consapevolezza e me la sono portata a spasso con me, come un paio di jeans fin troppo attillati per poter essere comodi. E' che mentre tu ti racconti qualcosa, nell'esatto momento in cui smetti di farlo, qualcos'altro intorno a te ti racconta che sei diversa, che non sei affatto, o che non sei solo quella che ti sei raccontata, che sei l'altro che inevitabilmente ti scopre e ti viene a trovare. E la scoperta di se stessi è continua e ha mille svariate piccole "discoveries", e poi la cosa incredibile è che avviene sotto i tuoi occhi in un modo così naturale, spontaneo, inaspettato, ha un impeto così irrefrenabile nel suo spiegarsi che tu sei lì, appostata ad un angolo e guardi te stessa che fa, che dice, che vive l'altro, tutto quell'altro che non conoscevi un attimo fa, che non credevi esserci un attimo fa, che ti stupisce adesso. E la scoperta è una vera forza della natura, ti lascia lì basita, inerme a guardare quell'altra te nella nuova veste, che in quel momento indossa, così a caso, perché l ha trovata lì poggiata su quella sedia in camera da letto e l'ha indossata subito, senza pensarci, senza capire, senza dirsi nulla. Questa è la scoperta, è quel brivido che ti corre su per la schiena mentre vedi tutto l'altro di te che si svolge sotto i tuoi occhi, e sei felice di ospitare tutto quell'altro in te stessa e ne ridi e continui a ridere. Siamo tante stoffe, siamo tanti colori, siamo tante cose, tante, tutte insieme in momenti diversi, guai ad escluderne una di qste cose, o a raccontarsi di esserne solo una parte, è come rifiutare tutto il bello che c'è, che bello poi può anche non essere, perchè non siamo solo bianco, c'è anche tanto nero, tante scale di grigio, siamo tanto brutti dentro a volte da inorridire al solo pensiero di noi stessi e tanto belli, a volte, da volersene innamorare. Ho imparato che non si è quello che ci si racconta essere e basta, sarebbe come descrivere se stessi, e non si può descrivere uno spazio infinito, quasi mai, perchè ogni giorno si è nuovi. la scoperta è incessante, ti segue, ti viene a trovare, e tu le lasci la porta aperta e la lasci entrare e lei ti racconta tutto l'altro che sei, ti disegna, ti fotografa nelle situazioni più improbabili alle tue prospettive o magari più vicine, solo che non riesci a scorgerle finchè non sei lì da spettatrice a vederti viverle. E poi ti si spalanca davanti un impressionante collage di foto, di cortometraggi che tu hai girato, e in ogni corto, in ogni foto, in ogni ciak sei diversa pur rimanendo tu. Ecco che l'unico, il solo aggettivo che qsta immagine mi evoca è " Stupendo" e vado ad accompagnarci "mondo". Siamo un mondo stupendo, siamo un incessante divenire. Immagino una vecchia signora con i suoi 80 anni suonati portati dignitosamente, che è ancora lì, spettatrice forse meno assidua del suo inconsapevole incessante divenire, che decide di fare una festa e di invitare tutte " le se stessa" che nel corso dei suoi 80 anni ha incontrato, ha amato, ha odiato e ha sempre accolto. bè mi figuro una serata superba con tante donne che raccontano la stessa , colte nel loro incontro con la scoperta. La vecchina si diverte un mondo, ha l'abito della festa, affonda in una poltrona di velluto rosso posta al centro della sala gremita di tutte quelle se stessa che le danzano intorno e ride e ride e non smette di ridere, e si guarda e guarda, vedendo in ogni donna intorno un pò di se.

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