mercoledì 28 agosto 2013

L'energia che si sprigiona da un contatto.






Gli uomini, anche quelli veri hanno smesso di fare gli uomini. Imperversano gli smartphone, I-phone,  è l'era delle emozioni artificiali. Fa tristezza dedurre quanto scrivo.
L'uomo si è liberato da varie schiavitù dopo strenue lotte, per poi ritagliarsene con le sue mani una nuova che è fatta di un mondo virtuale refrattario ad ogni contatto, ad uno sfiorarsi di mani, di bocche, di corpi, ai respiri, vedere la mimica di qualcuno quando ti parla, la sua gestualità, sentire la sua energia. Un italiano medio si sveglia e la prima cosa che fa non è stiracchiarsi dopo una lunga dormita, pensare al suo latte con i biscotti o alla sua colazione americana, bensì accendere un dannato smartphone, I-pad - p.c. Ahimè lo teniamo lì sul comodino, ha sostituito un buon libro, ha sostituito le persone. Quante volte in una conversazione, uno dei due è li che fissa il telefono, manda un messaggio, interagisce insomma con un apparecchio elettronico pur continuando a  farlo con te che sei lì in carne ed ossa vicino a lui/lei e invece di comunicare con te, comunica con il suo smartphone. E' un quadro triste ma è dei nostri giorni, e attenzione non è disinteresse per chi ci sta intorno, per chi hai di fronte, è che siamo schiavi, subiamo un fascino che non sfiorisce, non perde lo smalto, bensì si rinnova sempre, quotidianamente, ed è il fascino di ciò che è virtuale, che è più distaccato, che non è mai così vicino da poterlo toccare e quindi attrae inevitabilmente. Ti invitano ad un compleanno, ad una festa e tu ti colleghi col tuo smartphone e comunichi con qualcuno che a quella festa non c'è, e guardi foto di qualcuno che a quella festa non c'è, e il risultato è che a quella festa non ci sei neanche tu, sempre con quello strano aggeggio infernale tra le mani. Non ci sei tu a quella festa, eppure ti hanno invitato, eppure ci sei andato e anche con un certo entusiasmo, ma chissà per quale nostrana ragione lo smartphone non l'hai ossessivamente mollato un attimo. E magari questa può essere la ragione per la quale un uomo che appena ti ha vista a quella festa ti ha trovata irresistibilmente interessante, poi non ti fila più. Credo sia ormai un dato di fatto dei giorni nostri, gli smartphone rovinano i rapporti, i traffici da smartphone li rovinano irrimediabilmente. E quello che è incredibile è che si sceglie di interagire con chi non c'è piuttosto che viversi il momento in cui si è presenti agli altri e a se stessi, ci si rifugia in un mondo di cartone, dove le persone mutano, difficilmente riescono ad essere se stesse perchè dietro un messaggio si è più forti, davanti a qualcuno si è più vulnerabili, più nudi. Nascosti dietro un I-phone, uno smartphone, un pc si è inevitabilmente finti, si ha una capacità di gestire le conversazioni e le comunicazioni sms con una finzione costruita ad arte, con una glacialità elettronica dettata dalla razionalità,  mentre le sensazioni, i sentimenti, restano sullo sfondo mascherati. Se proprio devo scegliere, bè preferisco le telefonate, le comunicazioni vocali, ti arriva la voce, un suono all'orecchio che ti parla di chi è all'altro cavo, che ti fa sentire qualcosa, che ti invia una percezione comunque, che ti trasmette un pò di calore. E' davvero stupido perdersi negli smartphone, ti perdi momenti di vita, ti perdi pezzi di qualcosa che se solo prestassi più attenzione non ti perderesti, ti perdi una festa, ti perdi una comunicazione, ti perdi qualcuno e quello che ha voglia di dirti pur trovando le parole che riesce. E' un baratto impari, che un uomo intelligente non farebbe mai. Un momento perso della tua vita anche ad una festa noiosa, non vale una whatsappata e lo sai perchè?.. perchè in quel momento tu vivi, ci sei in carne ed ossa e se magari ti annoi, ti viene quasi naturale trovare qualcuno per intrattenere una conversazione, e se ancora ti annoi sbirci sul tavolo per trovare qualcosa che ti piace, e se ancora il tedio ti assale trovi un modo per ingannarlo, ti licenzi dalla festa e fai una passeggiata all'aperto, respiri, ti guardi intorno curioso e magari incontri qualcuno che non ti aspettatavi come te in carne ed ossa che incrocia la tua strada per puro caso, poi scopri che anche lui si era defilato da una serata noiosa. Pensaci un attimo, se ti fossi arreso al primo attacco di tedio, ti saresti eclissato in un angolo, stranito dal mondo e avresti acceso il tuo smartphone, ma comunque sia saresti rimasto solo, armeggiando un aggeggio elettronico. Non c'è nulla che valga un momento della tua vita senza I-phone. Non c'è I-phone che ti regali l'energia che si sprigiona da un contatto.




lunedì 19 agosto 2013

Il cammello va dalla morosa.

... il mio piccolo blog pare abbia deciso di farsi una vacanza. In fondo siamo al 19 di agosto e il mio bel cammello è rimasto ancora in Lapponia. Mi comunicava giusto ieri che ha una gran voglia di tornare nel deserto e di farsi un pò di meritate vacanze anche lui. 
Vuol rivedere la morosa, sono mesi che si sentono a distanza, e adesso, a ragione, ha voglia di rotolarsi un pò  con lei nella sabbia, pare sia stufo della Lapponia.
Insomma mi si è licenziato in tronco e senza troppo margine di preavviso, e non mi resta che lasciarlo andare, non ha proprio voglia di scrivere o pubblicare alcunchè e vuole starsene in panciolle nel Sahara a sorseggiare il thè caldo delle sei e ad amoreggiare in santa pace. Di fronte a cotanto entusiasmo non ho potuto trattenerlo, per quanto mi sia spesa in inviti nel Salento, gli ho prospettato un mare senza eguali tra spiagge e scogliere, di arrostirsi e poltrire al sole per tutto il santo giorno, di abbuffarsi di pesce in tutte le salse, un aperitivo easy e alternativo al fico d'india, di uscire con qualche cammella niente male scesa nel salento per le vacanze, e intravista sul litorale spiaggiata a dorarsi al sole, e ancora altri programmini salentini appetibili, ma il mio caro cammello vuole rivedere la sua morosa e starsene beato tra le dune di sabbia di casa sua.
Insomma pare che si limiterà a riproporvi qualche vecchio post di tanto in tanto per non farsi mancare troppo, ma depone il pc nella saccoccia e vi saluta a settembre. Spera di avervi quantomeno emozionato, se non emozionato, intrattenuto, spera di aver rappresentato una curiosa tregua per il vostro tedio, spera che vi mancherà.
Spera inoltre che smetterà di starsene in Lapponia, e qui chi frequenta il blog sa di cosa parlo, perchè poi si crea un certo feeling, una filosimpatia, insomma si tesse spontaneamente un filo, quasi immaginario e impercettibile che lega le persone, che lega le cose, che lega un lettore curioso a visitare un blog, un blog simpatico che si propone e si ripropone di non dilungarsi troppo, di non prendersi troppe digressioni dall'argomento che tratta, ma poi si propone e si ripropone e basta, pare resti in Lapponia, a buon intenditor... !.. Io ho imparato a fidarmi dei fili che non vedi e che ti legano a qualcosa o a qualcuno, sono così sottili che non ti è dato di vederli subito, non te ne accorgi, forse non vuoi, forse non ti conviene, poi però vedi che nonostante il tempo che passa, le cose che passano, le persone che passano, ci sono dei fili che restano e legano, e la cosa strana è che tu non hai fatto il benchè minimo sforzo per farli restare. Io mi auguro che un qualche filo che vi leghi a qualcosa o a qualcuno ci sia, mi auguro che ci sia anche per me, perchè questo senso di appartenenza e libertà insieme è fantastico, il filo c'è ma non lo vedi. Chissà... io mi sono legata al mio cammello che ora se ne va dalla morosa, so che tornerà e quindi intanto vado al mare ma lo aspetto carico di idee, di emozioni, di storie da raccontare qui nel mio blog a settembre!!! Ciao Cammello, torna presto!...Post- scriptum: Aspettatevela sempre però qualche sua sorpresa!

lunedì 12 agosto 2013

A testa in sù anche tu!

A testa in sù, a guardare le stelle. Pare che lo sciame di lacrime di San Lorenzo proveniente dalla costellazione di Perseo stia cadendo nei nostri cieli. Le Perseidi sono originate dalla Swift-Tuttle, una cometa periodica passata vicino la Terra nel 1992 e che da previsioni ripasserà nel 2126. I detriti lasciati durante il suo passaggio quando entrano in contatto con l’atmosfera terrestre si incendiano, ed ecco apparire nel cielo quelle scie luminose che tanto ci incuriosiscono e ci affascinano.  Note anche come “Lacrime di S. Lorenzo”, devono il loro nome al fatto che sembrano provenire da un punto situato nella costellazione di Perseo.  La tradizione cristiana le associa al martirio di Lorenzo, arso vivo su una graticola nel 258 d.C.,  quindi le stelle cadenti sarebbero nella credenza popolare le lacrime del santo lasciate vagare nell'aere fino all'anniversario della sua morte o scintille della graticola su cui lo stesso perì.  In ogni caso l’associazione tra stelle cadenti e il martirio doloroso di Lorenzo ha avuto un impatto così forte da divenire fonte di ispirazione eccelsa in ambito letterario e culturale.
Ma la mia domanda è : "perchè associamo le stelle cadenti ai desideri e continuiamo a tenere il mento proteso verso l'alto"? E poi questi desideri si avverano"?.. Mistero. Ieri ascoltavo un'interessante trasmissione radio dove l'argomento gettonato era proprio questo, "stelle cadenti e desideri", e  numerosi ascoltatori che avevano chiamato in radio sostenevano che i loro desideri si fossero avverati. Studi, testimonianze dirette o indirette raccontavano con minuzia di particolari "l'evento stelle".
Andando un pò più nel profondo, nella voce verbale " de - sider-are", ovvero proprio nel cuore del verbo stesso c'è la parola stella, dal latino sidus, sider. Che abbia origini etimologiche questa associazione così magica?
Vero è che fa sognare, grandi e piccini, e ti fa volgere lo sguardo al cielo, a nord-est della volta celeste per veder planare dall'alto un desiderio per te. Garcìa Lorca scriveva " oggi sento nel cuore un vago fremito di stelle" e credo proprio che le stelle di cui parla siano i desideri.
Dalle stime degli studiosi dalla notte scorsa pare siano piovute e pioveranno, a partire dalla mezzanotte e fino ai primi chiarori dell'alba, un minimo di cinquanta meteore per ora, ovvero una stella al minuto, fino ad un massimo di cento. Insomma statisticamente un desiderio al minuto. Bè desideriamo allora, pare che desiderare non costi nulla, ce lo dice la pioggia di stelle gratuita dal cielo, spendetevi in desideri, magari dimenticatevi solo per un pò del cinismo che è maturato in voi, e sollevate lo sguardo al cielo, andando a spolverare il fanciullino pascoliano e lasciatevi incantare dalla scia luminosa di una stella sul mare. Chi lo sa, io ne ho sentite tante di testimonianze di desideri che si avverano, quindi perchè non crederci con un cielo prospero di stelle pronte a cadere? Poi sapete com'è?.. Se uno ci crede abbastanza nelle cose queste qui "puf" si avverano, e questa non è la mia storia, ma la storia di sempre, la legge dell'attrazione universale, l'Universo ha orecchi per chi crede. Buona notte di stelle a tutti.

sabato 10 agosto 2013

I ritorni.

C'è una cosa che mi gira in testa da un pò. Credo abbia a che vedere con i "ritorni", ma è ancora più complesso come discorso. Non bisogna dare per scontato che chi se ne va, chi avete incontrato nella vostra vita, e non parlo solo di relazioni amorose, ma di relazioni interpersonali in genere, non torni più, o come dire, si eclissi in un posto noto come dimenticatoio sito in un angolo del cervello proibitivo per le visite, o resti lì nel passato, come un pezzo da museo, o un monile da arredo impolverato. Non è così!
 O meglio ho creduto che lo fosse un tempo, perchè alcune persone che ho incrociato sulla mia strada non sono tornate nella mia vita, o comunque sia non ne fanno parte. Se prima ho egoisticamente pensato che si trattasse di persone per cui non ne valesse la pena, fare, spendersi, dire, ricucire, ora credo che un pò sia stata anche colpa mia, colpa mia per quelle amicizie finite, per quelli amori non nati, per quei colleghi di lavoro passati. Che brutto termine " passati", è triste pensare che le persone passino come il tempo. E' invece bello pensare che le persone restino, o che nonostante siano passate, restino comunque. Ed io ci credo in questa cosa, ne ho la riprova. Quando dai a qualcuno una parte di te, quando ti mostri per quella che sei, quando interagisci in un vissuto personale o professionale che sia, hai uno scambio che ti racconta, in un rapporto a due, in un ufficio, in una qualsiasi dinamica di vita quotidiana ti sei comportata in un certo modo, magari dettato dalle circostanze del momento, da uno stato d'animo contaminato da interferenze, o magari quella eri proprio tu, pacchetto completo, e non hai saputo tenere in piedi un'amicizia, un amore, un lavoro, se ne sono andate quelle persone lì e ti sei chiesta mille volte perchè e ti sei messa in discussione, ti sei colpevolizzata, e alla fine accettata e hai guardato avanti metabolizzando la perdita. Poi a un tratto in un abbraccio che sbuca da un passato che torna a bussare, così forte, caloroso, hai capito che ci sono delle cose, degli affetti, delle persone che non perderai mai, per il semplice fatto che queste persone qui hanno veramente capito chi sei, e non sanno e non vogliono rinunciare a quella parte di te che hanno conosciuto, e a quella di te che ancora non conoscono. Quindi come con un cassino su una lavagna imbrattata di gesso, cancella tutto quello che hai pensato quando qualcuno è andato via, quando non ha funzionato, quando hai lasciato un lavoro, cancella, resetta, vai avanti, non ti voltare indietro ma smetti di pensare che non ne valesse la pena, che hai sbagliato tu, che non ti stai perdendo niente, smetti di pensare in questo modo, perchè io credo che ogniqualvolta ti perdi una persona, ti perdi sempre qualcosa, sempre, anche quando questa persona ti ha ferito, ingannato, tradito. Superati gli effetti postumi, il bene torna a galla come una grande chiazza d'olio. Quindi non dirti niente quando qualcuno se ne va, quando tu ne vai, quando lasci un lavoro, quando credi di perdere qualcuno, perchè potresti accorgerti di quando sei stato stolto in quel momento lì, fatti sordo a tutte quelle vocine impazzite nella tua testa, presta attenzione e poni cura alle persone, a quelle che incontri e che vogliono far parte di questo immenso casino che è la tua vita, e presta orecchio ai ritorni.

giovedì 1 agosto 2013

Sfioràti. Cap.I

 Albaret Sainte Marie, piccola cittadina nel cuore della Francia era ancora immersa nel sonno di un'estate rovente, mentre il sig. Martin, un uomo basso, dall'aspetto un pò goffo con la sua barba bianca incolta, apriva, come ogni mattina,  Le Rive Droute, il suo caffè.
Con il consueto cerimoniale, metteva fuori una ad una le sedie, i tavolini ornandoli di fiori freschi, e parcheggiava vicino alla porta del suo negozio la sua vecchia bicicletta gialla col cavalletto.
 Ogni  tavolo disposto ad arte, aveva un vaso simile di vetro soffiato azzurrino con un fiore diverso in bella vista, bè quello era il compito della consorte, Gina, andare dal fiorista all'angolo a comprare i fiori più belli per il suo caffè.
Alle 7.30 puntuale il sig. Dupont, Thierry Dupont passeggiava frettolosamente lungo il viale di caffè Le Rive Droute con la sua ventiquattrore, accigliato e fiero. Thierry era un uomo sui 40, alto, moro, con i capelli corvini ancora folti, e due grandi e profondi occhi scuri, aveva un incedere fermo e risoluto, ed era sempre impeccabilmente elegante. Quella mattina Thierry si era fermato a bere il suo solito caffè, corto e scuro, seduto ad un tavolino di le Rive Droute con la ventiquattrore poggiata sulla sedia di rimpetto, e intento a leggere il suo giornale, dimentico del mondo e dell'orologio. Non aveva impegni di lavoro il sig. Dupont quella mattina, la pagina della sua agenda era vuota, tranne un appuntamento in ufficio alle 17 per un colloquio di assunzione col sig. Carpentier, un giovane manager di belle speranze che già gli aveva fatto una gran buona impressione. Mentre spulciava con attenta scrupolosità la penultima pagina de Le Monde, alzato lo sguardo per finire il suo caffè vide per la prima volta Alina.
A pochi passi da lui, segnati dai tavolini del caffè rigorosamente allineati, era seduta con le gambe perfettamente accavallate, la pelle bianca come il latte e i capelli castani dorati dal sole, scomposti su un bel viso senza l'ombra di un trucco, una bella donna sui 35 che beveva il suo caffè e mangiava con una naturalezza innata, quasi finta, un florido limone giallo, ne staccava i pezzi della dura buccia a morsi lenti, fino a consumarla e a succhiarne il succo aspro, onorando ogni tanto la tazzina di caffè della sua bocca. Thierry aveva dimenticato il suo giornale, aveva dimenticato l'ora, e aveva anche dimenticato il suo caffè che ormai freddo stagnava nella tazzina, aveva occhi solo per quell'insolito cerimoniale di bellezza che gli si offriva davanti. Non c'era più nessuno per il sig. Dupont, il caffè era gremito e dei ragazzini facevano un gran vociare al tavolino accanto, ma per Thierry erano scomparsi tutti, il chiasso del caffè, la gente, la sua ventiquattrore, c'era solo Alina. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quella donna, aveva un corpo magro e tornito, indossava un vestito rosso di una seta leggera quasi palpabile che le copriva le gambe fino alle ginocchia e che non offriva nessuna generosa scollatura alla vista, era casto, eppure in quella castità Thierry ci aveva visto tanta audacia, si era perso e sapeva che non si sarebbe più ritrovato. Lei aveva finito il suo limone e lo aveva poggiato sul tavolino, ne erano rimasti pochi morsi, ma forse, per Alina bastava così. Nello scorrere di un istante aveva preso con se la borsa e le sigarette e si era dileguata, lasciandolo così attonito, immobile al tavolino di le Rive Droute. Lei non si era accorta di lui, non aveva visto quell'uomo così attento ad ogni suo gesto, seduto a quel tavolino, era presa da altro Alina, e Thierry era preso solo da lei. Lasciò pochi spiccioli al sig. Martin e passò vicino a quel tavolino dove fino a qualche minuto fa era seduta Alina, cercando di scorgere con lo sguardo un qualcosa, un particolare, che potesse portarlo da lei, che potesse permettergli di incontrarla ancora, di rivederla. Fu per un attimo preso dalla voglia irrefrenabile di prendere con se quel limone consumato, di portarselo via, ma poi lo ritenne un gesto senza senso e lo lasciò li e riprese il suo incedere fermo ed elegante. Era più accigliato di prima, il suo passo era più frettoloso e si dileguò anche lui lungo il viale. Tornò Thierry ogni giorno, alla stessa ora in quel caffè, con quella stessa speranza, e con un ardore sempre più vivo, alimentato dal ricordo, dal pensiero di Alina, e aspettò in quel caffè col suo solito giornale spiegazzato, e ingannava quella dolorosa attesa gonfia di ogni speranza, intrattenendo vacue conversazioni distratte. Tornò per un lungo mese in le Rive Droute, e oltre a quei tavolini, alla bicicletta gialla, ai vasi di vetro soffiato azzurrino, il sig. Dupont incontrava solo la sua rinnovata solitudine, e qualche volta bevendo il suo caffè, distoglieva lo sguardo e guardava fisso quel tavolino vuoto, sperando di figurarsi di lì a poco la donna col limone.


il fondo del bicchiere

E poi bevi tanto da stare male e fai cose stupide e ti accorgi di quanto anche tu sia fragile e vulnerabile delle volte.  Alzare il gomito non serve per niente! Forse ti senti più allegra, incosciente e leggera per un paio d'ore, quelle necessarie per fare cose che da lucida non faresti e che sono cmq sbagliate. Sono fatta di carne ed ossa, quindi fallibile. Sono sincera e leggera, così canta una canzone del grigna e poi aggiunge, come non conviene, ma questo è il sangue che mi scorre nelle vene. Che ci vuoi fare ognuno è quello che è ed io, eccezion fatta per stasera non credo di essere così tanto male. Un detto dice " ubriacatevi di vino, di poesia e di arte. Se proprio volete farlo fatelo ma badate al "fondo" del bicchiere, lasciate sempre un pò di alcool sul fondo, aiuta a non toccarlo voi, il fondo delle vostre emozioni in quel bicchiere. Sincera e leggera come non conviene ma questo è il sangue che mi scorre nelle vene. GRIGNA Cit.