mercoledì 13 luglio 2016

Forza Puglia mia.

12 Luglio 2016. Ieri, un giorno in cui la calura la sentivi sulla pelle, quasi prepotente. Un giorno che è ormai marchiato a fuoco nella memoria dei pugliesi, di quelli che sprezzantemente chiamano terroni, tutta invidia, perchè abbiamo una terra meravigliosa, dove friniscono le cicale, campeggiano fieri gli ulivi, il mare urla d'azzurro e la terra è di un arancio rosso come corallo che si sbriciola. Maledetti invidiosi. E l'invidia arriva, gli ulivi stanno morendo e ieri, in mezzo a quegli ulivi, in aperta campagna, dove il sole torrido faceva da testimone inerme, lì tra Corato e Andria, due convogli su un maledettissimo unico binario si scontrano su un'aspra curva e poi il caos, la tragedia, la morte unica passeggera di quei convogli. Tante vite interrotte, vite semplici, di pendolari, che il treno lo prendono, lo vivono tutti i giorni, che lì, in quelle carrozze "novecentesche", hanno consumato momenti di vita, amori, ansie per gli esami, attese per gli arrivi, il sonno, le confidenze, le speranze, lunghe telefonate, pensieri, nostalgie. Un treno che come una spugna è imbevuto di emozioni, di vita, e di tutto ciò che la vita può essere fatta, di tutto ciò che un quotidiano viaggio in treno può significare per un pendolare, per una qualsiasi persona che vi sale e che vuole giungere ad una destinazione. << Papà l'esame è andato bene, sono in treno, arrivo alle ore>>.. e poi la morte ti guarda dal finestrino col suo sguardo raggelante e tu non arrivi più, perchè non lo potevi mica sapere mentre ti facevi la doccia, mangiavi frettolosamente un cornetto, bevevi il caffè, parlavi con chi amavi, convinto di poterlo rivedere. E invece quello che dobbiamo capire, quello che ieri pensavo, che non riuscivo a smettere di pensare, tra le lacrime che scendevano per conto loro, è che non è detto che a casa ci torni, che quella persona che ami la rivedi, che quel momento è solo uno di una collezione di momenti che ti aspettano. Niente è maledettamente certo. Perchè accade sempre, accade che ci si accorge dell'importanza della vita, della quotidianità che ci sembra scorrere liscia e scontata, e quasi dovuta, solo quando qualcuno, più di qualcuno se ne va. Come in questo caso, due treni che non giungono a destinazione, che collidono violentemente, vite interrotte, famiglie smembrate, desideri e speranze vanificate, sangue sparso su un binario unico. Perchè anche questa volta incaponirsi a definirlo destino è una cazzata, non può essere destino, una strage di queste proporzioni. Non che l'attribuzione di una responsabilità determinata, la riconducibilità a dei colpevoli, cambi le cose, delinii un riscatto, non potrà mai esserci riscatto, anche per una sola vita di desideri, speranze, proiezioni presenti e future, per una vita sola spenta, non c'è, non ne ravviso la possibilità. Non esiste!!!!!! 
Sapere che tuo figlio che ha preso un treno non c'è più per colpa di qualcuno, non ti cambia niente, fa crescere la rabbia, fa crescere l'impotenza, la violenza che ti preme dentro e che reprimi fino a soffocare, specie se si tratta di qualcuno che è ai piani alti, e che se ne è ampiamente fottuto di costituire un doppio binario, perchè i soldi c'erano, ma non sono mai stati usati. i soldi c'erano, ma forse qualcuno aveva deciso che non servivano, che non poteva mai accadere niente di funesto, niente di inimmaginabile, niente. Errore umano, responsabilità. Queste le chiavi di lettura immediate, ma cosa vuoi che gliene freghi, a chi nel cuore trova solo posto per un dolore indicibile, a chi stamattina ha riconosciuto tra le salme un suo caro, a chi in quest'estate qui, segnata da un lutto scevro da ogni previsione, di continuare a vivere non importa più. A chi diamo la colpa?... Alla Regione, a soldi stanziati mai usati, a qualcuno che non ha fatto una telefonata per avvisare della destinazione del convoglio??... Mentre lo scrivo mi indigno, ma vi pare possibile che i treni nel 2016 siano sprovvisti di sistemi di automatizzazione???... ma allora chi sale su un treno quante probabilità ha di scendere a destinazione? o di morire su quello stesso treno??... ma questo vi pare possibile?... Perchè questo divario nord - sud si fa sentire prepotente?... E sopratutto perchè prima deve accadere qualcosa di irreparabile e poi forse, nella speranza che non accada più, la gente, le istituzioni, muovono il culo???... Resta quella speranza che non accada più!!! Ma cosa vuoi che se ne faccia la gente orfana di affetti, che piange morti, che deve trovare un motivo per continuare a svegliarsi al mattino, cosa voltete che se ne faccia!??... Le mie sono parole di rabbia, si! Sono indignata, arrabbiata, ho un tumulto dentro indomabile e non so quando smetterò di dargli voce. Voglie è vicina col cuore a tutte le famiglie colpite da questo lutto indicibile. Donate il sangue, fatelo, se potete fatelo!! La Puglia è stata colpita al cuore, e adesso questo cuore senza un pezzo, dovrà piano piano riprendere il suo ritmo e tornare a battere, è difficile, non è impossibile, ma è difficile. Non era un terremoto, uno tsunami, un disastro ambientale, ma qualcosa che poteva evitarsi, rifletteteci e levatevi i prosciutti dagli occhi. Non deve e non può sempre accadere qualcosa di terribile perchè qualcos'altro, di marcio nelle istituzioni cambi. Che quelle povere anime, che hanno vissuto l'orrore e lo smarrimento, ora, riposino in pace. FORZA PUGLIA MIA!!!!

martedì 5 luglio 2016

Lettera a Francesca.












Ciao Francesca,
... Forse sarebbe stato meglio se fossimo stati amici. Un amico è quel qualcuno che mentre tutto il resto scorre e cambia, rimane fermo. Amici si, senza passione, senza desideri da erezione ed eccitazione. Avrei voluto non averti vista, non averti incrociata, perchè mi sono trovato in quel posto dieci minuti prima, che tu ci mettessi piede, o dieci minuti dopo, quando tu eri già andata via. Avrei voluto non vederti entrare in quel caffè, avrei voluto non provare quella sensazione che mentre tu varcavi la soglia, tutti gli altri io non li vedevo nemmeno, avrei voluto non imbattermi nel tuo sguardo di occhi puliti e brillanti, avrei voluto non sentire quel profumo sensuale che ti copriva la pelle, avrei voluto non vederti mai. Forse adesso sarebbe più facile dimenticare la tua immagine che mi invade. Avrei voluto non notare le tue gambe perfettamente accavallate in quel caffè, che se solo le avessi spostate o mosse, io non avrei più respirato, avrei voluto che non sfiorassi mai la mia bocca di uomo fragile desideroso di baci e di attenzioni dimenticate. Avrei voluto che tu restassi una sconosciuta senza nome, mai incontrata, che qualcuno, forse un amico, un conoscente, un giorno mi avesse detto, ah ma tu la conosci Francesca?... Ed io avrei risposto di no, senza curarmi di sapere chi tu fossi, forse non mi sarebbe mai importato. Avrei voluto che quel giorno di Maggio tu non fossi mai entrata nella mia vita, avrei voluto non stringere quella mano esile e pallida in una stretta forte e dirti ciao.
Avrei voluto quel giorno avere tante cose da fare, l'agenda piena di appuntamenti, tanto da non avere tempo neanche per quel caffè. Avrei voluto che la mia strada non avesse mai incrociato la tua. Soltanto così io sarei rimasto solo Carlo e tu solo Francesca. E Carlo e Francesca non si sarebbero magari mai incrociati di certo. Potevamo essere sconosciuti che abitano nello stesso posto senza incontrarci mai, o essere amici. Avrei voluto non provare mai eccitazione, attrazione per te, avrei voluto pensare quando ho stretto la tua mano per conoscerti, che non mi piacevi, che non avevo un desiderio sessuale nei tuoi riguardi, che magari ti avrei incrociata altre volte, e che tra un caffè e una chiacchera saremmo diventati amici, ci saremmo raccontate le cose, e poi sempre più amici, senza impegno. Ti avrei chiamata per dirti che avevo semplicemente voglia di vederti, di bere un caffè, di andare a un concerto, di mangiare un panino e bere una birra seduti su una panchina del parco, di andare al mare, di vederti in costume, con la consapevolezza che non ti avrei mai baciata, o toccata. Si saremmo stati ottimi amici io e te, senza, invece complicare tutto, innamorarsi e poi perdersi. Non ti vedo più, non ti incontro, la mia memoria ha smarrito la tua immagine, non me lo figuro più il tuo volto, non so come stai, se ridi, se sei felice, se fai l'amore con un altro, se lo fai come lo facevi con me, e mi sembra di diventare matto se ci penso, e allora non ci penso, ci provo almeno. Potrei comporre il tuo numero e dirti << Ciao Francesca, come stai>>?.. Poi però il coraggio non ce l'ho. Ho provato a comporre il tuo numero, ricordo la sequenza numerica a memoria, ma poi, quando si trattava di dirti ciao, so che la voce non sarebbe venuta fuori e avrei fatto la figura dell'imbecille. Forse spero in cuor mio di rincontrarti, spero che sarai libera una sera, spero che potrai perdonarmi, perchè sono stato un cazzone a lasciarti andare.
Le cose si capiscono sempre quando sarebbe meglio ormai non si capissero più, tanto se non hai capito quando c'era da capire, il momento è passato, quindi che senso ha che questa magica intuizione arrivi a scoppio ritardato?... Meglio che non arrivi mai. 
Mentre ti scrivo questa lettera mi sento stupido, però dei brividi felici mi corrono sulle braccia, non lo conosco più il tuo indirizzo, dovevi trasferirti, ma lo troverò, come troverò il coraggio di spedirti questa lettera, che forse ignorerai, strapperai, ci riderai su. Il pensiero che tu mi legga tra le mani, quelle mani che ho scordato, mi fa un certo effetto, come se le tenessi ancora strette. Ciao Francesca, ti amo.
Tuo per sempre, Carlo.