mercoledì 31 dicembre 2014

Happy New Year da Voglie Letterarie.

Buon Anno 2015 da Voglie Letterarie!!! Allo scadere della mezza brindate alla vita e tenetevi accanto chi amate. Abbiate cura di coloro che  incrociate sulla vostra strada, lasciate nel dimenticatoio rimorsi e rimpianti, siate affamati di intensità e siate amabili, non costa nulla un sorriso in fondo, migliora anche la mimica del vostro viso. Concedetevela la felicità sicuri di meritarla e anche se sarete una voce fuori dal coro, ballate la vostra musica perché di certo prima o poi qualcuno avrà orecchi per ascoltarla. Abbiate il coraggio di essere felici.

domenica 28 dicembre 2014

Un mattino a caso.

Ti svegli al mattino e via web, al tg impazzano quelle notizie che ti tolgono il gusto di un buongiorno. Fa freddo, pare sia arrivato anche qui un pò di sano gelo invernale, giusto in tempo per temprare l'anima e un corpo troppo abituato alle temperature miti salentine e a un calore che sa di sud, di terra e di sole. Da una manciata di mesi a questa parte il tg urla notizie raccapriccianti, e dico " urla" perchè queste notizie qui, sono talmente orribili, che uno le sente e prova un forte senso di disgusto, di " orrore", e si incastrano nella mente come tasselli fuori posto. E quindi si avverte quella sana voglia di leggerezza per smorzarne un pò gli effetti. Sapete, io non ho proprio nulla contro la leggerezza, una sana ventata di superficialità, quel tocco di rosso sulla bocca per esempio, che tinge il pallore di un volto di gesso, quel vestito che ti fascia e mette a nudo le forme, quei discorsi leggeri quasi palpabili, forse inconsistenti che per un pò ti congedano dalle brutture del mondo, questo mondo qui che si tinge sempre di tinte più fosche. Può sembrare strano, ma queste notizie qui, bè, hanno comunque un qualsivoglia impatto sulle nostre vite, sulle nostre storie, è come se andassero ad urtare tutti quegli equilibri emotivi precari che badiamo bene a tenere sottochiave, perchè bisogna apparire, mo non so proprio sto cacchio di undicesimo comandamento chi l'abbia tirato fuori. Il mondo dell'apparenza è quello che funziona, e allora cerchiamo di funzionare in egual modo, perchè serve quell'intelligenza arguta per andare oltre le apparenze, per scartare l'involucro che ci riveste, ma non tutti lo fanno. Ci fidiamo di quello che appare, come se questa consapevolezza bastasse a dirci le persone e le cose chi sono. L'anno nuovo è alle porte, un bel frizzante 2015 tutto da scartare, da divorare a morsi, perchè la vita va vissuta così, a morsi lenti e intensi, tanto lenti da gustarsi le cose che passano di qua tenendone il sapore sul palato tutto il tempo che serve per lasciarne il segno, e tanto intensi, perchè ciò che fa di un momento un vero momento è l'intensità, quel rossetto di un rosso così vivo di cui tingiamo non solo una bocca, ma la nostra vita. Sono felice di questo nuovo anno, nuovi propositi, nuove cose che uno impara e mette da parte, ( i nostri nonni dicevano " Mpara l'arte e mintila di parte") e avevano perfettamente ragione. Si impara tanto da un anno che se ne va, si impara ad essere grati per esserci, si impara a maneggiare con cura i rapporti, perchè sono fragili, hanno bisogno di cure, di entusiasmi, di dedizione, di parole dette, si impara a riparare quelle crepe di un vaso, come fanno i giapponesi che le riempiono d'oro zecchino, come a voler significare che un vaso un pò rotto, che ha una storia da raccontare ha un valore ancora più importante. E si impara tanto, si impara a non tenere troppo sottochiave le proprie emozioni, a dire ciò che si pensa e si sente, e se sei fuori tempo massimo, se ciò che dici non arriva, non importa. Si impara a tenere al giusto guinzaglio l'orgoglio, che fa più guai lui del petrolio, si impara, a vivere. Ogni anno in più, se vuoi, impari a vivere, meglio e capisci che non ti importa davvero di quello che può arrivare agli altri di te, se hanno occhi per vederlo bene, impari ad andare tanto oltre all'apparenza delle cose. Ogni anno di più ti è chiaro chi sei e che vuoi. Poi sta a te farne quello che ti pare di ciò che ti arriva, la vita sa essere meravigliosa con te, se solo ci presti attenzione a quanto ti arriva. Forse vi romperò le palle ancora prima che quest'anno volga al termine, con i miei personali auguri, forse vi lascerò un silenzio che vi farà pensare.

venerdì 26 dicembre 2014

Giulia.

Giulia mentre rimetteva a posto il suo armadio sentiva che come quegli abiti abbandonati alla rinfusa su una poltrona, anche i suoi pensieri e le cose della sua vita avrebbero trovato il giusto ordine, avrebbero abbandonato quell'ordine casuale delle cose che aveva lasciato lì sedimentare nella mente. Aveva una mente spaziosa, Giulia, dove c'era posto, c'era posto per tutto, per quei pensieri disordinati e convulsi, per quella quotidianità tenuta in un angolo, intatta, fatta di cose, la spesa, il suo libro da finire, la mamma da andare a trovare, quel vestito che aveva visto dalla vetrina e che avrebbe voluto comprarsi, concedersi, se i soldi a fine mese glielo avrebbero consentito. 
E poi in un emisfero a parte del cervello, indelebile, come una macchia che non andava via neanche con la candeggina, c'era quel litigio, marchiato a fuoco nella mente. I vestiti erano un cumulo di colore scomposto sul pavimento e Giulia attraverso quella lente vedeva la sua vita, scomposta ma a colori. Con cura sistemava prima i maglioni in ordine di colore e di peso, quelli più pesanti spiccavano in cima, una  lunga pila di maglioni, ne aveva tanti Giulia, eppure finiva per mettere sempre gli stessi, quelli più familiari li teneva in cima, a vista, a portata d'occhio. Poi intanto era passata ai jeans, capo che indossava sempre, o quasi, da quelli comodi a quelli più stretti, e poi arrivava il turno dei vestiti, a quelli teneva di più; lei, a pensarci bene, era tipa da vestito, da abitino sobrio, da anfibi, da calza a tono, era così Giulia, semplice e complicata, bella come una mattina di sole, ma con tante nuvole. E le sue nuvole, a quelle, ci arrivavano in pochi. Marco aveva voluto toccarle quelle nuvole. 
Il suo armadio aveva un altro aspetto, a un tratto, aveva riposto tutto in un ordine precostituito, era fuori dal disordine, era fuori dal caos, ma la sua testa no. Quell'ordine ristabilito, aveva dato una prima parvenza di ordine nella sua testa, era come se anche i suoi pensieri spiegazzati fossero l'uno sull'altro quieti come i suoi maglioni. Aveva una domenica addormentata davanti agli occhi. Aveva dato forfait all'invito a pranzo dai suoi, sua madre aveva insistito, ma lei non aveva voglia di parlare, di usare parole vuote, per dire cose vuote, perchè avrebbe usato quelle con sua madre,e con suo papà ancor di più. Perchè se Giulia avesse deciso di andare a quel pranzo, e di usare parole piene, avrebbe finito col dire troppe cose scomode. Aveva pensato, senza neanche pensarci troppo, in fondo, che era meglio declinare quell'invito, che era meglio mettere in ordine l'armadio, eppure avrebbe voluto abbracciare suo padre, avrebbe tenuto come una carezza quell'abbraccio per quei giorni, in cui non si sarebbero visti. Aveva messo giù il telefono, aveva detto no, aveva sistemato la stanza, rifatto il letto, alzato lo stereo a palla e aveva preso a ballare da sola, come faceva spesso, quando era così felice da fare schifo, e anche quando non lo era. Anzi, Giulia aveva capito che funzionava quasi di più quando felice non lo era. Continuava a ballare e girava la testa, era come su una giostra, ci era salita e non voleva più scendere. Non voleva vedere nessuno, Carlo l'aveva cercata, quel suo amico, appena rientrato da Londra, sarebbe stato un piacevole caffè, si sarebbero detti, raccontati, ma faceva molto freddo fuori, e quella domenica era solo una domenica da consumare a letto a fare l'amore, o a scrivere, a finire quel libro, cominciato mesi fa, e rimasto lì sulla scrivania, acerbo e a metà. 
Non poteva fare l'amore Giulia, e vincere quel freddo, che sentiva dentro e fuori, Marco non c'era, dopo quel furioso litigio non l'aveva più chiamata, lei lo aveva cercato, invano quella sera, era corsa sotto casa sua, gli aveva gridato qualcosa di orribile mentre lui la ignorava dalla finestra, la luce della camera era accesa, e il silenzio era divenuto assordante, l'indifferenza pesava più del freddo che Giulia sentiva. Eppure si era promessa che non ci sarebbe più ricascata, dopo Hermes, il tizio conosciuto in Erasmus. Non usciva con nessuno da tempo, neanche per un caffè, aveva deciso che era maldestra nelle storie di cuore lei, che si infiammava subito, o affatto, che non ci era tagliata, che non ci voleva credere ancora, ed era finita per passare da un letto a un altro, giusto il tempo per scaldarsi un pò. Questo prima di lui, prima di Marco.
Non c'era tempo, ora, di arrovellarsi appresso a questi flash impazziti che le correvano nella mente, come se di colpo quei maglioni in ordine si fossero nuovamente spiegazzati, voleva solo ballare Giulia, ballare, ballare quel ritmo rock che le piaceva tanto, che le accendeva una sensualità fresca, che la copriva come una veste. E quella domenica sarebbe scivolata così, dalla finestra, al divano, divorando un pò per noia, un pò per fame gli snack dalla dispensa. Marco non l'avrebbe chiamata, ancora. Gli mancava quel tassello di abitudine, gli mancava il suo calore, gli mancava la sua pelle, la sua bocca, l'avrebbe baciato dappertutto, se solo fosse andato a trovarla. 
Giulia si sentiva fragile e in fondo non le importava, si lasciava cullare da quella dolce fragilità e dal rock e lasciava che quella oziosa domenica si consumasse lentamente, coi suoi pensieri un pò in ordine, un pò nò, anestetizzati da un buon vino, con l'ultimo trailer di messaggi di whatsapp di Marco che ancora odoravano di passione e con tante nuove idee per il finale del suo libro nella testa.


lunedì 22 dicembre 2014

Il vino buono. Buon 2015.


Meno 2 giorni alla vigilia di Natale 2014. Poi qualche altro giorno e anche quest'anno qui, che pare arrivato ieri, si congeda. Quest'anno ho imparato delle cose, si cresce, si lavora su se stessi, si cambia, è come se il vino nella botte, diventasse via via più buono, perchè ti metti in discussione, ti confronti con gli altri, gli altri ti fanno vedere delle cose di te stesso che ti portano a osservarti, come con una lente di ingrandimento e a capire, una volta tirate le fila, che stai crescendo, che diventi più prezioso, che affini delle qualità di te, che magari erano ancora un pò acerbe. Cresci e ti affini, passano gli anni, e tu ti scopri diverso, migliore e non accade perchè è Natale, (non parlo del buonismo gratuito, chi se ne frega, se devi dire un vaffanculo, dillo pure, anche a Natale), parlo di qualcos'altro, parlo della qualità della tua personalità, del carattere, di quanto ti guardi allo specchio e riesci a smussare i tuoi angoli e a crescere, grazie all'interfaccia altrui. Quanti rapporti, relazioni interpersonali che passano dalla nostra vita, un pò per caso, un pò per una ragione, ci dicono qualcosa di noi stessi. Puntano dritto il dito su quella "immaturità" che delle volte, volutamente scegliamo di indossare, un pò per comodità, un pò perchè la pellaccia sta diventando bella dura e abbiamo paura di essere nuovamente feriti, e allora ci caliamo nei panni degli immaturi, degli eterni peter pan e ci lanciamo dalla finestra, credendo che ci spuntino le ali. Ci sono delle massime, un piccolo vademecum di Voglie letterarie che vi lascio, senza presunzione che voi le seguiate, s'intende. Io credo che per vivere un altro anno migliore di questo siano importanti, per affinare quel vino della botte.
Voglie ha capito che :
  • Ciò che appare, non è. Morale: non fidatevi mai di quello che vedete fuori, dell'involucro, dell'apparenza, ci sono infinite ragioni perchè uno si comporta in un qualche modo, (se veramente volete conoscere una persona, prendetevi il gusto di farlo), non eliminate le persone a priori, non fidatevi della prima sensazione che vi arriva, nel bene e nel male, può essere fallace. "Date un tempo a chi passa dalla vostra vita, e solo dopo averlo veramente conosciuto, potrete dire a voi stessi, questa persona non mi piace. Potreste scoprirvi a piedi e desiderosi di aver preso un treno che è già partito. (La mia prima volta col sushi è stata una tragedia, se non ci fossi più tornata, non avrei mai capito quanto potesse piacermi, ora e' un vero e proprio incontro col piacere).
  • Sii te stesso. Morale: Può sembrare la cosa più semplice del mondo, eppure vi assicuro che non lo è, quante volte ci rivediamo, come in un film in una situazione che abbiamo vissuto e ripetiamo a noi stessi " cazzo io non sono quella". Ci sono contingenze, elementi di disturbo, meccanismi di difesa, un sacco di robe complicate che in determinate situazioni, magari quelle a cui terremmo di più, di mettere a nudo il nostro vero carattere, ci cannano e facciamo solo un gran casino. Essere se stessi, invece è fondamentale. tu hai quel colore lì, per esempio il viola, e sei quella. punto.
  • Le parole sono importanti. Morale: Fai buon uso delle parole, quelle che dici o che scrivi, cazzo quanto sanno ferire. E' che a volte, non sappiamo contare fino a 10 prima di aprir bocca, oppure pretendiamo che le persone abbiano un codice di comportamento simile al nostro nelle più svariate situazioni, e diciamo quello che pensiamo, magari ferendo e convinti di essere nel giusto, un giusto opinabile, ma resta saldo e fermo solo dal nostro punto di vista. Assicuriamoci quando usiamo le parole che queste non feriscano e che poi di conseguenza non allontanino, non rovinino una grande amicizia, per esempio, per dirne una. Una buona parola è sempre la chiave giusta per un ingresso.
  • Tutto cambia. Morale: Non temere il cambiamento, tutto scorre, fluisce, cambia, anche quando non ci piace. Però vero è che a un certo punto, puoi sentirti all'ultimo gradino di una scala, puoi sentirti a terra, e poi basta poco, e qualcosa nel silenzio, osservando te stesso, senza parole, qualcosa riemerge in superficie e ti fa salire in alto, qualcosa che parte da te e non da chi hai intorno.
  •  le maree. Morale : La vita è come un palcoscenico, ci sei tu e tutte le persone che ti ruotano intorno, la figura fondamentale resti tu, sempre, in ogni caso. Poi ci sono le persone intorno, le cose intorno,famiglia lavoro, amici, relazioni, conoscenti, avvenimenti. Ci sono scene in cui è tutto così pieno di persone intorno e scene in cui le stesse persone hanno lasciato il palco, perchè l'hanno deciso loro, l'hai deciso tu, perchè doveva semplicemente andare così, e quindi ce ne sono altre, e magari non è passato tanto tempo, e tu sei un pò come dire, confuso, da altre figure, nuove. Poi ti adatti, hai questi occhi puntati ancora dietro, ma vai avanti, con nuove persone, nuove scene. Poi il palco si svuota ancora, e sei solo, poi arriva una nuova marea, di gente, di opportunità, di cose.
  • Amati. Morale: Amati sempre. incondizionatamente, completamente. Poniti in modo maturo in discussione, osservati, affinati, ma amati. Abbi sempre, nonostante tutte le maree della tua vita, ferma consapevolezza del tuo valore. Che sia lì quel valore, fermo, inossidabile, accettati esattamente come sei, lascia che il tuo valore brilli come una stella fissa, che non ha bisogno di mostrarsi.
  • Impara. Morale: Impara dalle tue esperienze, conosci, assapora gusti vari, apri la mente come un paracadute che ti salva il culo, sii onnivoro di sensazioni e cose nuove, senza lasciare che queste vengano alterate dal pregiudizio, senza etichette che hai attaccato addosso senza sapere. Impara dalle cose della vita che ti passano vicino, ognuna a suo modo ti dice una qualche cosa.
  • Fai l'amore. Morale: Sei te stesso veramente quando fai l'amore con una persona, quando emerge quella parte di te primordiale, quando a muoverti è solo il desiderio, quando sei indifeso veramente. E allora fate l'amore sempre. (Saranno fatti vostri se con chi amate o con chi vi piace), ma fate l'amore.
  • La libertà. Morale. La libertà è il pane. La libertà è l'acqua. la libertà è necessaria come il respiro. Sentiti sempre libero nelle cose della vita, libero di fare quello che ti fa star bene, anche se è scomodo per gli altri, anche se non ti arriva il consenso, non importa. Rovescia il tavolo e vai, senza essere schiavo di clichè, prototipi standard. La libertà è qualcosa che hai dentro e che quando in una qualche situazione della vita comincia a mancarti, la aneli e la riconquisti, sempre. La libertà è scegliere, non farsi scegliere.  Insomma. Fate un pò come vi pare. Io personalmente voglio essere un vino migliore. Buon 2015 a tutti!!!

lunedì 15 dicembre 2014

Grazie & Rock on!



Cari lettori e simpatizzanti di Voglie Letterarie, questo sarà il nostro secondo Natale insieme, e prima dello scadere di questo convulso dicembre, voglio ringraziarVi di cuore, (se potessi lo farei uno per uno), per le visite, la simpatia, l'attenzione, e i consensi di questo giovane blog letterario. Mi rende immensamente felice assistere quotidianamente alla vostra presenza silenziosa e costante, e spero di fornirVi, quantomeno, nel mio piccolo, un rimedio al tedio e alla routine quotidiana, di strapparvi un sorriso, una sonora risata, anche delle critiche, perchè no, sono ben accette, in fondo è dallo scontro che nasce la costruzione. 
Non ho stilato un programma di scrittura, e tanto meno me ne figuro qualcheduno in mente, non sono per natura una che programma, che pianifica, vivo alla giornata, e lascio che sia la scrittura a prendere per mano me. Quindi posso dirVi a chiare lettere che non lo so cosa Vi attende, quali argomenti, temi, libri, opere, film, eventi, e quant'altro, passeranno di qui, mi auspico tanti e che siate in tanti a goderne. 
 Voglie Letterarie qualche volta, in questi anni, è rimasto silente, aveva, come dire, perso il filo.A volte capita di restare silenti, è il miglior modo per non dire ciò che non si sa, a volte invece le parole sgorgano a fiotti, con un impeto inarrestabile, quasi violente, prendono forma, consistenza e sono veloci, arrivano, e una tira l'altra e insieme, da sole, come se quasi non le controllassi, mi portano in qualche posto, mi danno un qualche senso, lo stesso senso che spero di comunicare a Voi. Serve una certa intensità per scrivere, ce l'hai dentro, ci sei nata co sto corredo cromosomico qui, con la penna in mano, con la capacità di scorgere nelle parole quella furiosa bellezza, ci sei nata con quella passionalità che ti invade. Voglie Letterarie è esattamente questo. INTENSITA'.
" Scrivo quando posso, come posso, più che posso, scrivo velocemente, come vivo". Questa frasetta non è mica mia, ma traduce perfettamente il senso di questo blog letterario. Ognuno lascia la sua impronta nel luogo che sente appartenergli di più. Un sentito Grazie da Voglie Letterarie e Rock on sempre, perchè la vita va ballata a passo di rock.

martedì 9 dicembre 2014

Lo spiritello del Natale.


Eccotelo là, puntuale e inarrestabile come una cambiale. IL Natale! Quest'anno lo sto percependo nell'aria, come uno strano profumo, da già un bel pò. E' come se ci fosse tutta un'aura intorno, che non so spiegare, è come se le luci fossero più luminose, il cielo più blu, le cose intorno più cose. Non ho fatto uso e consumo di alcuna sostanza, quindi sarà proprio veritiero st'effetto qui. In tutte queste luci più luminose e in questo cielo più blu, bè il Natale resta il Natale, e un altro anno che se ne va, Il Natale è una cambiale dorata da pagare. La vedo così, per un motivo semplice, quando penso al Natale, mi figuro, inevitabilmente un angolo giro, 360° tondi tondi di amplificazione di ogni cosa che si muova o esista. Questo periodo qui, con la canzoncina cantilenante che impazza, " E' Natale e a natale si può fare di più?.. E' Natale e a Natale si può dare di più"? dove la mia risposta resta la stessa dell'anno scorso, la stessa riflessione immediata, che si concreta in un " cosa"???.. Poi quest'anno qui c'è pure Celentano, che per imporsi violentemente nella vita della gente che ha la tv accesa, all'esordire del suo spot che preannuncia sto benedetto "Rock Economy" del cavolo, alza smisuratamente il volume e provoca altrettanto smisuratamente un gran fastidio alle orecchie e al cervello. Direi che questo suo intento studiato di attirare l'attenzione ha fatto un gran flop a sto giro, sfido io se la gente infastidita da questo repentino sbalzo sonoro, va a guardarsi sto programma qui, non credo proprio, e poi secondo me, c'è il serio rischio di restar sordi! Vabè questa è una mia personale digressione che racchiude il mio pensiero, opinabile. Comunque dicevamo che il punto resta l'amplificazione, il Natale è un fantasma, uno spirito che curioso, sadico, ti punta il dito e ti sbriciola, sei intero e ti vedi a fette, questo spirito qui ti tocca con le dita dentro, alza il volume in un modo fastidioso sulle tue mancanze, sulle tue amputazioni, volute o subite. Ti dice guardandoti torvo e dritto in faccia " bel giovine non sei mica intero, guarda un pò quante cose ti mancano oggi che è Natale". E tu ci provi a fare l'indifferente, però lo percepisci e come se lo percepisci, il volume che si alza e il fastidio che ti procura. E poi ti scrolli la sua voce di dosso, come fai con la polvere che ti si è fermata sulla giacca e vai, incurante, sordo. Lui però la sua lezione te la canta e a gran voce, ma tu hai del rum, del buon vino, vai alle feste incartato in un abito elegante, hai il pandoro con una montagna di zucchero a velo, che pare il monte bianco, e te la dimentichi la cantilena di sto spiritello qui fastidioso. Bè perchè noi italiani siamo un popolo di gente ottimista, che guarda caso a Natale non si concentra su ciò che ha, su chi ha accanto, su tutto ciò che di bello, di unico, di irripetibile costella la sua vita ogni giorno, una vita semplice e piena, fatta di ciò che siamo, di quelle cose piccole che sono la nostra routine quotidiana, e ogni tassello di questa routine, dal momento in cui ci alziamo dal letto, alla sera in cui ci torniamo, ogni tassello, scandisce una giornata densa di momenti diversi, piacevoli e meno piacevoli, ma pieni di quella sostanza preziosa che si chiama vita. Ogni giorno, si spera, ci alziamo e respiriamo, e siamo avidi di scoprire quello che ci attende, sorprese, persone, momenti, che non tornano e che meritano tutta la nostra attenzione e i nostri entusiasmi. Qualche pomeriggio fa ho visto un film, che ha catalizzato tutta la mia attenzione, "Alfie", con l'attore Jude Law. Bello come il sole,  nel film, senza troppa fatica, ovviamente, madre natura gli ha dato una buona mano, eppure infelice, circondato di donne, che usa e getta a piacimento, apparentemente contento, eppure mai pago. E a un certo punto alla fine del film, rimasto da solo, con storie cominciate con troppo entusiasmo, ma con la solita premessa, "senza impegno", si ritrova da solo, sul ponte di una sfavillante New York, e si lascia andare in una riflessione un pò triste per essere Jude Law, " ... Ho avuto tante donne che mi hanno amato, accudito, desiderato, ed io non ho saputo, nè voluto ricambiarle in egual modo, perchè le ho tradite, deluse, usate, adesso ho la mia vita, nessuno dipende da me ed io non dipendo da nessuno, ho le tasche piene di soldi, ma non ho la pace dell'anima e se non hai quella non hai niente". Poi il sipario si chiude con la figura di Alfie che si allontana con le mani in tasca e un sorriso abortito. Ora cosa c'entra questo spezzone di film?.. Mah forse nulla, o forse il messaggio è tutto lì. Il senso del Natale lungi dall'essere quello dei regali, dell'albero di Natale, e di ogni simbolismo che lo ricordi, delle luci che vestono la città, delle grandi abbuffate, delle feste, degli abiti sfavillanti, delle sbornie, resta sempre quello " Concediti di amare qualcuno davvero, nonostante le tue ammaccature, i tuoi sogni sfumati e i treni su cui non sei salito, le tue fottute paure, e le distanze di sicurezza, e vivi ogni giorno della tua vita come fosse l'ultimo", solo in questo modo qui, gli avrai davvero dato un senso. Credo che il Natale serva un pò a questo, a risvegliare, quella parte primordiale, incontaminata, ferita dalla gente che abbiamo incontrato, amato, perso, da quella gente lì che ci ha come dire, strappato un pò l'incanto, come quando qualcuno ti strappa violentemente il lembo di un vestito, e tu rimani lì col tuo bel vestito rovinato, e a voglia a provare a rammendarlo, resta rotto e non solo, non vuoi neanche provare a comprarne uno nuovo. Il Natale dovrebbe riuscire un pò a sanare quella parte malata di ognuno di noi e provare anche solo per poco a restituirci l'incanto. Lo spiritello passeggia nella tua città, e si camuffa, magari in un passante, in un amico, in qualcuno che incontri, Dicembre è tutto suo, sopportalo, e se ti riesce, nonostante la sua mania di pretese e perfezionismo a 360 °, amalo anche giusto un pò! 

martedì 2 dicembre 2014

Guardami negli occhi.


Stamattina mi è capitato sotto gli occhi, appena sveglia, un video molto carino promosso da Coca - Cola, che immagino, vi capiterà di vedere e magari condividere sul social d'eccellenza, e non mi premuro di farne nome, visto che credo sia ormai risaputo ai più. Questo video ti sbatte in faccia un messaggio che ormai, i nostri neuroni hanno ben recepito, ma che i più faticano a mettere in pratica, e per la carità, mi ci infilo pure io nel calderone. La comunicazione dei nostri tempi è quella virtuale, ci si guarda attraverso lo schermo di un pc, il display di un cellulare, si comunica con messenger, si demandano tante emozioni che sarebbe bello viversi, a uno schermo elettronico, si rifugge a quel contatto di mani, allo sguardo, e ci si illude che un emoticon o un qualsivoglia accessorio alle parole usate, giungano nell'esatto modo in cui le si pensa e articola, al destinatario. E qui una marea di equivoci, e qui solo innumerevoli misanderstood. Non ci capiamo e ci perdiamo. La comunicazione virtuale è una grande illusione dei giorni nostri, mette in pericolo i rapporti, li banalizza, li circoscrive a dei short sms, privi di anima, e molto spesso, diventa il mezzo attraverso cui ci si incontra e ci si separa. E gli occhi? E le mani? e tutte quelle sensazioni, emozioni che solo la gestualità di un corpo, lo sguardo di un viso, il movimento di una mano, e quelle movenze del corpo, che sono così naturali, poco studiate, spontanee, che quelle si possono tradire emozione, imbarazzo, rabbia, delusione, e arrivano, eccome arrivano! Dietro un pc, un I-phone, invece, arriva ciò che uno vuole farsi arrivare, arriva ciò che resta ambiguo, e poco chiaro, o chiaro, ma di arbitraria interpretazione. Ecco quel video, che se incontrate in navigazione web, vi invito a guardare, con un' attenzione speciale, racconta degli spezzoni di vita quotidiana, che ci sfuggono dalle mani, perchè tra le mani abbiamo un cellulare che ci fissa muto. E non diamo il giusto valore ad una persona, magari nuova, che abbiamo di fronte, e che in quel momento si sente messa da parte per un cellulare, preferiamo talvolta un cellulare a qualcuno in carne ed ossa che ci si pone davanti. Siamo a pranzo e continuiamo a " whatsappare" mentre abbiamo un mondo davanti, che passa quasi inosservato ai nostri occhi, delle persone care che sono con te in quel momento, e tu non ci sei, ci sei a metà, e non apprezzi ciò che si pone in carne ed ossa davanti a te. Pare che in Cina, siano addirittura sorte delle corsie preferenziali, per utilizzatori di telefono, è il colmo della comunicazione! Proviamo a figurarci per un attimo gente incolonnata uso zombie che incede con lo sguardo perso su un cellulare, e si perde tutto il mondo che c'è fuori, ti perdi un passante, che magari può incrociare il tuo sguardo, ti perdi un tramonto, perdi e basta!!! Non importa quanto possa essere figa/figo, interessante il destinatario della tua attenzione telematica, è che tu in quel preciso istante stai facendo un baratto impari, stai perdendo il vero dei tuoi momenti, per ciò che è virtuale e non è vicino a te. E' quasi paradossale, ma l'esempio che mi giunge più calzante, è che ABBIAMO TUTTI DELLE STORIE A DISTANZA!.. Ora a complicare, non poco, la faccenda comunicazione, arrivano le famose spunte azzurre di whatsapp, e anche la più piccola possibilità di privacy va a farsi benedire. Ricapitoliamo : Spunta grigia, messaggio non arrivato a destinazione, due spunte grigie, messaggio arrivato a destinazione, magari letto, ma non aperto, due spunte azzurre messaggio aperto! Wow che pugno in faccia alla privacy personale!.. Che poi diciamocela tutta, uno appena vede comparire la curiosa chiocciolina seguita al sonoro, scorre giù col dito la finestra e vede chi gli ha inviato il messaggio, se trattasi di short message lo legge pure e lascia scivolare in alto la sua finestra, intento in altre occupazioni, e la spunta resta una! Se apre whatsapp ma non apre il messaggio giunto, le spunta diventano 2, ma grigie, quindi morale della favola, per leggere, uno il messaggio lo legge, sempre, in ogni caso. E da qui le considerazioni, a che serviva mo, ditemi un pò questa ulteriore aggiunta ai problemi già esistenti?.. Credo solo a complicare notevolmente interazioni personali. Perchè se uno manda un messaggio, è chiaro che nel 99% dei casi attende una risposta, altrimenti non lo manderebbe affatto, quindi da lì comincia l'attesa, parte il cronometro, e mille pensieri fanno contorno a quello che ci appare sul display (" una, due, due spunte azzurre"). E cominciano le seghe mentali, ecco a cosa servono le spunte azzurre, alla moltiplicazione delle seghe mentali. Vabè ormai sembra inarrestabile il fluire violento di questa comunicazione virtuale, non saprei cosa attendermi, anzi parrebbe che l'ultima trovata di whatsapp possa essere l'introduzione di faccine di colore, per ovviare alla discriminazione razziale, giuro che non la smettevo di ridere!!!.. Comunque sia io di Voglie, un consiglio ve lo do, poi fatene voi l'uso che ritenete opportuno, ma se davvero volete conoscere una persona, vedere cosa c'è in qsta persona, sentire cosa ha da dire, bè fatela una telefonata e incontratela per un caffè, per una birra, dedicatele/gli un momento, anche solo un momento della vostra vita, quei momenti che seguono interminabili di bip sonori, bè lasciateli tacere nel bel mezzo di un nuovo incontro, di una conversazione, di una passeggiata. Guardatele negli occhi le persone, non attraverso un display di ultima generazione.