mercoledì 26 gennaio 2022

Covid ti odio!

Cara me, ti sei persa di nuovo.E' un'altro labirinto senza fili da trovare, senza quel bandolo della matassa che ti permetterà di venirne a capo. In isolamento da Covid poi, tutto irrimediabilmente si complica.Sono sette giorni con oggi, che è Mercoledì 26 gennaio 2022 che sono in casa. Casa, odore del pane caldo del forno, bolle di sapone profumate di un bagno caldo, incensi che bruciano e lasciano strascichi odorosi, come indizi silenziosi,che disegnano mappe misteriose che conducono a un tesoro, non troppo lontano dalla mia ombra. E invece casa non è. E' labirinto, prigione di gioni grigi e sempre quasi uguali, nonostante fuori ci sia il sole, la pioggia, o la neve. Nelle mura domestiche che tanto amo, respiro un disagio che sa di tempo da ingannare, pensieri da tenere, lì, quasi ostaggio della mente, una mente che faccio fatica a capire, che fa un pò come le pare, che è insidiosa, talvolta beffarda, crudele. Ma la lascio cantare, come una radiolina che si è impallata sulla stessa frequenza, la cui musica che rimanda è diventata quasi insopportabile. Non hai più orari, cara me! Provi a mantenere quelli di prima, di pochi giorni fa. La sveglia suonava alle 8.00, per concederti quella mezz'ora golosissima di sonno, poi, di corsa in bagno a lavarti,una colazione fugace mentre ti vestivi, e poi via, Libera. Libera la via, e libera tu. Ora ti alzi alle 9, dopo esserti rigirata nel letto, nervosa, sopraffatta, da qualcosa di invisibile e infido che ti è dentro le viscere, ti brucia furioso nella gola, lancia fiamme e lapilli di fuoco nella tua bocca, ti invade con la sua lava incandescente la lingua, opprime il palato. L'invisibile che percuote, che ti confina in una solitudine senza precedenti, che talvolta sputi fuori con un colpo di tosse violento, sperando di ricacciarlo agli inferi, da dove è venuto. Ti senti minacciata cara me, lo senti respirare intorno, e allora ti armi di spruzzino e spari, spari dei colpi secchi nell'aria, sui mobili, sulle suppellettili, su tutto ciò che hai intorno, con l'intento di annientarlo, e ti immagini di mancarlo, lo capisci dalla sua risata beffarda, che percepisci, in qualche remoto angolo di casa. Hai sguinzagliato i tuoi soldati, sono lì, un plotone di esecuzione, armato fino ai denti, pronto ad aprire il fuoco. Ma non hanno ancora le munizioni, le loro armi sono silenziose, covano la vendetta. Cara me, e tu che credevi che si sarebbe trattato solo di un piccolo buchetto nella pelle, l'inoculazione di un vaccino, che per molti è un veleno, per molti altri il siero della salvezza, e poi sarebbe andato tutto liscio, ti avrebbe fatto male il braccio giusto un paio di giorni, avresti avuto un senso di debolezza, e invece ti sei beccato il COVID, è entrato furtivo,silenzioso, è venuto chissà da dove, è il tuo rompicapo in questi giorni, hai sempre coperto bocca e naso con quella mascherina medica impossibile da portare, che ti risucchia il respiro, che ti costringe a buttarlo fuori e a ricacciarlo dentro, un attimo dopo, hai praticato il "no contact", regola base della sopravvivenza umana ai tempi del COVID, ma lui, imperterrito è entrato, si è subdolamente, nella sua corsa clandestina, aperto un varco dentro di te. Ma hai il vaccino, terza dose pervenuta ma ancora non efficace, ma quel siero di salvezza, perchè tu sposi la seconda di teoria, bè si, e un vaffanculo sonoro va ai NOVAX, quel siero è in circolo e ha sdoganato il plotone e sto virus di merda ha i giorni contati. Li stai contando i giorni, uno per uno, e sembrano non passare mai, nonostante i tuoi frenetici e instancabili tentativi di prenderti gioco di lui, di accorciarlo nella sua durezza per farli passare, e quando vai a dormire, cara me, pensi che un altro giorno se n'è andato e sei un pò più fuori dal tunnel. La variante ONIcrom, quella che attacca le alte vie respiratorie, sta ai piani alti, eppure sa farti male, comunque, ma non troppo, per fortuna. Lo senti nella bocca, nelle narici, sulla lingua, fa i suoi festini, e gongola, ma si tiene alla larga da bronchi e polmoni, eppure quando tu ti svegli in preda al panico, nel cuore della notte e pensi di non respirare, anche se lo pensi soltanto, perchè in quel momento di terrore, affondi il tuo respiro fino in fondo, e lo spingi tanto più in basso è possibile, per dire a te stessa che stai respirando, che l'aria scende e risale e non trova intoppi. E lì ti ripeti che sei fortunata, che hai un grande incendio dentro, ma respiri. E tutta quella povera gente prima di te? Prima dei vaccini? Prima delle varianti? E tutti coloro che non ci sono più, che sono morti soffocati dalle spire del virus e dalla solitudine, eh cara me, tu a questo hai pensato e hai capito, come per la prima volta, e hai pianto.