tag:blogger.com,1999:blog-23474395228767818842024-03-13T01:30:09.856+01:00Voglie letterarieEmanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.comBlogger129125tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-68899468888897302132022-01-26T17:53:00.003+01:002022-01-26T18:24:24.118+01:00Covid ti odio!Cara me,
ti sei persa di nuovo.E' un'altro labirinto senza fili da trovare, senza quel bandolo della matassa che ti permetterà di venirne a capo.
In isolamento da Covid poi, tutto irrimediabilmente si complica.Sono sette giorni con oggi, che è Mercoledì 26 gennaio 2022 che sono in
casa. Casa, odore del pane caldo del forno, bolle di sapone profumate di un bagno caldo, incensi che bruciano e lasciano strascichi odorosi,
come indizi silenziosi,che disegnano mappe misteriose che conducono a un tesoro, non troppo lontano dalla mia ombra.
E invece casa non è. E' labirinto, prigione di gioni grigi e sempre quasi uguali, nonostante fuori ci sia il sole, la pioggia, o la neve.
Nelle mura domestiche che tanto amo, respiro un disagio che sa di tempo da ingannare, pensieri da tenere, lì, quasi ostaggio della mente,
una mente che faccio fatica a capire, che fa un pò come le pare, che è insidiosa, talvolta beffarda, crudele. Ma la lascio cantare, come una
radiolina che si è impallata sulla stessa frequenza, la cui musica che rimanda è diventata quasi insopportabile.
Non hai più orari, cara me!
Provi a mantenere quelli di prima, di pochi giorni fa. La sveglia suonava alle 8.00, per concederti quella mezz'ora golosissima di sonno, poi,
di corsa in bagno a lavarti,una colazione fugace mentre ti vestivi, e poi via, Libera. Libera la via, e libera tu. Ora ti alzi alle 9, dopo
esserti rigirata nel letto, nervosa, sopraffatta, da qualcosa di invisibile e infido che ti è dentro le viscere, ti brucia furioso nella gola,
lancia fiamme e lapilli di fuoco nella tua bocca, ti invade con la sua lava incandescente la lingua, opprime il palato.
L'invisibile che percuote, che ti confina in una solitudine senza precedenti, che talvolta sputi fuori con un colpo di tosse violento, sperando
di ricacciarlo agli inferi, da dove è venuto. Ti senti minacciata cara me, lo senti respirare intorno, e allora ti armi di spruzzino e spari,
spari dei colpi secchi nell'aria, sui mobili, sulle suppellettili, su tutto ciò che hai intorno, con l'intento di annientarlo, e ti immagini di
mancarlo, lo capisci dalla sua risata beffarda, che percepisci, in qualche remoto angolo di casa.
Hai sguinzagliato i tuoi soldati, sono lì, un plotone di esecuzione, armato fino ai denti, pronto ad aprire il fuoco. Ma non hanno ancora le
munizioni, le loro armi sono silenziose, covano la vendetta. Cara me, e tu che credevi che si sarebbe trattato solo di un piccolo buchetto
nella pelle, l'inoculazione di un vaccino, che per molti è un veleno, per molti altri il siero della salvezza, e poi sarebbe andato tutto liscio,
ti avrebbe fatto male il braccio giusto un paio di giorni, avresti avuto un senso di debolezza, e invece ti sei beccato il COVID, è entrato furtivo,silenzioso, è venuto chissà da dove, è il tuo rompicapo in questi giorni, hai sempre coperto bocca e naso con quella mascherina medica
impossibile da portare, che ti risucchia il respiro, che ti costringe a buttarlo fuori e a ricacciarlo dentro, un attimo dopo, hai praticato il
"no contact", regola base della sopravvivenza umana ai tempi del COVID, ma lui, imperterrito è entrato, si è subdolamente, nella sua corsa clandestina, aperto un varco dentro di te. Ma hai il vaccino, terza dose pervenuta ma ancora non efficace, ma quel siero di salvezza, perchè tu
sposi la seconda di teoria, bè si, e un vaffanculo sonoro va ai NOVAX, quel siero è in circolo e ha sdoganato il plotone e sto virus di merda
ha i giorni contati. Li stai contando i giorni, uno per uno, e sembrano non passare mai, nonostante i tuoi frenetici e instancabili tentativi
di prenderti gioco di lui, di accorciarlo nella sua durezza per farli passare, e quando vai a dormire, cara me, pensi che un altro giorno se n'è andato e sei un pò più fuori dal tunnel.
La variante ONIcrom, quella che attacca le alte vie respiratorie, sta ai piani alti, eppure sa farti male, comunque, ma non troppo, per fortuna.
Lo senti nella bocca, nelle narici, sulla lingua, fa i suoi festini, e gongola, ma si tiene alla larga da bronchi e polmoni, eppure quando tu ti svegli in preda al panico, nel cuore della notte e pensi di non respirare, anche se lo pensi soltanto, perchè in quel momento di terrore, affondi il tuo respiro fino in fondo, e lo spingi tanto più in basso è possibile, per dire a te stessa che stai respirando, che l'aria scende e risale e non trova intoppi. E lì ti ripeti che sei fortunata, che hai un grande incendio dentro, ma respiri. E tutta quella povera gente prima di te? Prima dei vaccini? Prima delle varianti? E tutti coloro che non ci sono più, che sono morti soffocati dalle spire del virus e dalla solitudine, eh cara me, tu a questo hai pensato e hai capito, come per la prima volta, e hai pianto.<b><b></b></b></b></b>Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-4701008592513572992018-12-03T18:07:00.000+01:002018-12-03T18:07:00.639+01:00UN' ALTRA PELLE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIYBWB70KqyR9EnqslCQjm86j-wQzJJ2-_GJKcgfI0-mtuB3aSYctK5G68Q-TJlabiDNWkDBVqbKtVKPEgt2RIhQ_ttR4Z6IRSxL6CxNXbFsICrqM788cKkRZ3LqWunqcMbccac3o-ivA/s1600/vecchiapelle.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIYBWB70KqyR9EnqslCQjm86j-wQzJJ2-_GJKcgfI0-mtuB3aSYctK5G68Q-TJlabiDNWkDBVqbKtVKPEgt2RIhQ_ttR4Z6IRSxL6CxNXbFsICrqM788cKkRZ3LqWunqcMbccac3o-ivA/s320/vecchiapelle.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Qualche volta capita che cambi pelle. Sembrerebbe un procedimento semplice semplice, ti liberi della tua vecchia pelle, come un serpente che si scuoia della sua superficie squamosa e viscida esterna e la abbandona da qualche parte, sul terreno, per la strada, e tu osservi questa pelle morta, senza vita, una pelle che però è stata una vita per un bel pezzo di vita. Pare accada un pò a tutti, anche le aragoste a un certo punto restano nude, senza esoscheletro, senza armatura, vulnerabili, perchè si liberano con forza della struttura che ricopre la polpa e si nascondono sotto la sabbia, per non essere vittima di aggressioni, di pericoli, di agenti esterni, di pesci voraci, si nascondono per non morire, ma in realtà stanno già morendo alla loro vecchia vita, a quell'armatura che ormai sembra quasi ostile, di cui per continuare a vivere, bisogna liberarsi, bisogna morire a se stessi, perdersi, per ritrovarsi, per riconoscersi, per appropriarsi di un'altra pelle, la seconda, forse non l'ultima, forse non quella definitiva.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si rinasce solo dopo che si muore. E' un dolore cieco, sordo, lancinante, attraversa tutte le membra, e le lascia stanche, attraversa la testa e la svuota come la riempie di tanti pensieri inutili, gonfiati, che gonfiamo con lo stesso nostro fiato dell'inutilità, senza sosta, e senza tregua, per riempire spazi vuoti, per orientarci nei vicoli ciechi, per ritrovare la bussola che ci conduce a noi stessi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Bisogna perdersi per ritrovarsi, per sentire di appartenere veramente a se stessi, scevri da condizionamenti, paure instillate, insicurezze maturate, costruite, insinuanti e dolorose, ci si perde, ci si perde in un dolore che non si può spiegare con le parole, che non ha colore, e ha un sapore salino, sa di tutte quelle lacrime versate, che sono cadute come rivoli veloci perchè la strada era già tracciata, e sono morte lì sulla bocca, una bocca inerme, aperta ad accoglierle. Si muore, si muore dentro, ci si scontra ogni giorno, ogni attimo, ogni minuto, con la propria fragilità, con quella vecchia pelle, che ti vuoi tenere addosso a tutti i costi, perchè la conosci, perchè ti conosce, perchè te la sei portata appresso una vita, e vaghi alla ricerca sempre di quella, ostinatamente, anche se scopri che si sta scollando via via, per lasciarti nuda, vulnerabile, insicura nel mondo, ma tu.</div>
<div style="text-align: justify;">
E mentre questo processo avviene, tu sorridi e continui a respirare, a dilatare il diaframma, mentre la tua pelle va in pezzi, senza sangue, tu respiri e respiri e ti senti avvolta nel grembo materno, ti senti al sicuro, in tutto quel buio e non smetti di respirare, mentre la tua pelle lentamente si scolla, ti scuoia e tu la osservi staccarsi a lembi, e respiri.</div>
<div style="text-align: justify;">
A un certo punto sai che con tutto il dolore che possa comportare, la lascerai andare, perchè è così che si cresce, spogliandosi del vecchio e accogliendo tutto il nuovo che ci attende, che è nuovo e che come ogni cosa nuova, entusiasma e poi spaventa, respinge, e poi spalanca un soleggiato orizzonte, ed è per quell'orizzonte che continui a lottare, senza fermarti e muovi un passo dietro l'altro, e a quel passo, forse incerto, ne fai seguire un'altro ancora e poi ancora, step by step, fino a quella luce che ti apre l'orizzonte più bello che tu abbia mai visto e ti acceca con tutta quella luce, che in fondo ti sei sempre portata dentro, come una guida sicura, che ti ha preso per mano e ti ha permesso di incedere nella nebbia, di cadere e di rialzarti più forte.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ti sei riconosciuta, solida come di ferro, come una quercia con le radici radicate nel profondo della terra, quelle radici dove nell'immaginario ti rifugi al riparo della tempesta, ti sei riconosciuta flessibile, morbida, adattabile come un giunco e sei andata avanti a volte spedita, a volte a tentativi, forte come una quercia e dolcemente adattabile come un giunco.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si muore per rinascere. Forse è così che ci si salva, in fondo, si procede per tentativi, imboccando strade senza indicazioni, per fare meravigliose scoperte, su se stessi, su quanto si è in realtà determinati, forti, donne.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si muore per rinascere. E continui a respirare e lasci che quel respiro che ti dilata il diaframma ti conduca alla vita, ti mostri nuovi scenari che poi tutto sommato non fanno così paura.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si muore per crescere, anche solo un pò.</div>
<div style="text-align: justify;">
Manu. </div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-13171597712948744262018-08-03T11:40:00.000+02:002018-08-03T11:40:09.798+02:00Il termofeliciometro<div style="text-align: justify;">
Oggi il cielo è plumbeo. Il sole sta giocando a nascondino già da un pò, non ha voglia di farsi trovare, se ne sta accoccolato dietro qualche nuvolone soffice e se la sonnecchia. E' Agosto, in realtà dovrebbe essere in pieno servizio, e invece si è preso un giorno di ferie, meritate direi, nei giorni scorsi era alto nel cielo e fiero di espandere tutto il suo bollore.</div>
<div style="text-align: justify;">
Oggi voglio parlarvi di un argomento interessante, di certo lo troveranno interessante i più che capiteranno per gioco o per diletto, o anche solo per sbaglio su questo blog di una annoiata avvocatessa che ad agosto, è ritornata ad onorare il suo blog, a imbrattare questo cyber spazio virtuale con le sue strampalate idee, con i suoi pensieri, insomma l'intento è di certo quello di allietare le vostre giornate, magari spese, come oggi in un ufficio, divagando su un blog, il mio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Subito dopo l'estate pubblicherò il mio primo romanzo, e il senso di felicità che questo pensiero mi muove è totale. Non ho mai provato un senso di felicità totale, io, si l ho provata in alcuni momenti/periodi, e ha avuto un impatto talmente forte, intenso, che si è rarefatta dopo poco, perchè ormai lo sappiamo bene, ciò che davvero conta, non è questa " felicità" che pare essere un concetto sommo, inarrivabile, una chimera, qualcosa che esiste e poi sfugge.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si comporta quasi come una donna che la sera prima te la da e poi diventa irreperibile. Felicità puttana, che dura un minuto, ma che botta ti dà. Quindi torniamo alla serenità, dovendo darne una definizione, è quando ciò che pensi, ciò che vivi, ciò che desideri, si pongono sullo stesso asse, e tu quasi di pensieri non ne hai. Ma non ne hai per quanto?.. Neanche questa emozione, che ti fa rilassare le spalle, dilatare il diaframma, sentire come in un calcolo quasi matematico che i tuoi neuroni sono allineati, te li figuri che danzano su una base di Mozart, per poi lasciarsi cadere in uno stato di catartica evasione. </div>
<div style="text-align: justify;">
Questa è la serenità, tutto va bene, o sembra andare, i pensieri sono in ordine, le cose della tua vita sono in ordine, entrate e uscite, bilanci, emozioni, insomma sembrerebbe funzionare, fino al prossimo tsunami, fino alla prossima emozione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non ho mai avuto grosse pretese, io. Mi sono fatta bastare la serenità, ma solo qualche volta, perchè mi è bastato poco per convertirla rapidamente in noia, perchè le cose normali, routinarie, mica tanto ci piacciono, prediligiamo gli tsunami, le emozioni. </div>
<div style="text-align: justify;">
Fatto sta che, meglio bruciare al fuoco che spegnersi al tepore di un cerino. Bella filosofia. </div>
<div style="text-align: justify;">
Ciò che conta, a mio parere, aldilà della serenità, dei momenti minuscolini, come li definiva Totò di felicità totale, è stare bene lì in fondo, dove c'è quella parte di noi, che a causa delle contaminazioni esterne, circostanze, eventi, cause, si incasina e si incasina di brutto e in men che non si dica, si perde in un labirinto senza mappa e più si affanna, più la mappa non la trova.</div>
<div style="text-align: justify;">
La felicità non esiste direbbe il pessimista, la felicità è in ogni cosa, basterebbe considerare ciò che ci accade come un regalo, un dono inaspettato. Io oscillo come un pendolo tra l'ottimismo e il pessimismo, senza trovare nella realtà dei fatti, quel benedetto equilibrio che siede nel mezzo e si ciondola, godendosela, perchè lui davvero se la gode un sacco. Il termometro di questa pozione magica, di quest'intruglio benefico che noi chiamiamo felicità, a volte si abbassa, si abbassa tanto, cazzo si azzera, quasi, e tu gli corri a perdifiato appresso, come a un amante che ti ha sedotta e abbandonata e non ti vuole e tu non ti capaciti del perchè. Non ti capaciti del perchè questo benedetto termofeliciometro si abbassi, non te ne fai una strabenedetta ragione, e pensi ad ogni rimedio possibile per far alzare il termometro, come se quasi dovessi far quadrare i conti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi, di punto in bianco, dopo che ti sei affannata, hai sbattuto contro tutti i muri possibili, muri che hai costruito da sola abilmente, nella tua caparbia testolina, perchè sei quasi ossessionata da questo termometro che è sceso, dal fatto che non ti senti più la stessa, e continui a chiederti come cavolo eri prima.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non lo sai. La verità è che l'unico modo per stare ad osservare questo feliciometro salire e poi scendere e poi risalire e poi riscendere, è accettarne la naturale, fisiologica oscillazione, accettare che ci sono periodi in cui sta a zero, tu continui a vivere e a respirare, ma ti senti a zero, e ti muovi per inerzia, e ti aggiusti, ti sembra soltanto, l'anima per andare in fondo alla tua giornata che non è scandita da punti fermi, ti aggiusti quando in realtà vorresti andare in un solo posto, affanculo e mandarci tutti gli altri. Poi il termometro risale, la tua energia a lungo sopita, si risveglia, come una principessa addormentata tenuta prigioniera in una torre sul mare, e svegliata dal bacio di un pirata di passaggio. Ti svegli e ti accorgi che in fondo non devi controllare nulla, non serve prevedere nulla, stare lì vigile perchè i conti tornino, tanto non tornano mai. Le cose della vita, semplicemente, senza troppi affanni, vanno un pò come devono andare, e il termofeliciometro, sale, scende, fa le bizze, vola a picco in alto e ricrolla a zero. Ciò che conta è che tu ci sei, sei viva e in fondo lo sai, che di felicità te ne basta solo un chicco.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-6110574006936648112018-07-25T18:26:00.000+02:002018-07-25T18:26:46.193+02:00La trasmutazione del letame in oro.<div style="text-align: justify;">
" Spalare letame", forse è meglio definirlo con il suo vero nome, "merda", spalare quintalate di merda. E' questo che negli ultimi mesi sta facendo la mia anima e il mio cuore, sta spalando tanta merda. Come se bastasse. Qualcuno ti racconta di te qualcosa che ti rompe dentro, ti apre in due come quando, senza alcuna pietà, un cacciatore squarcia in due metà esatte il ventre di un cervo che ha catturato e gli strappa il cuore. </div>
<div style="text-align: justify;">
Mi sento proprio così io, adesso, aperta in due metà esatte che insieme compongono un conflitto, fomentano il tormento. La paura è il nemico peggiore, la paura che ti scaglia addosso scariche elettriche di ansia e ti lascia senza forze, ti stende, ti mette ko.</div>
<div style="text-align: justify;">
Oggi ho letto un articolo che si chiama " la trasmutazione del letame in oro" e ho pensato che voglio assolutamente farlo, che voglio trasmutare queste palate infinite di merda in oro colato, solo che non so come farlo, è come se avessi le mani legate, dietro la schiena, come se qualcuno mi avesse rapito e legato le mani strette, in una stanza senza luce.</div>
<div style="text-align: justify;">
Come si fa a far mutare la merda in oro?.. Da dove diamine si parte?.. Da questo momento, da questo unico, irripetibile momento, che dovrebbe mettere a tacere il tormento, sciogliere quel nodo che serra l'anima e scatena il pianto. Forse vivere ogni giorno spegne il tormento, affondare ogni giorno e risalire doma il conflitto. Credo che si chiami empasse, cazzo quanto ho sempre odiato questo termine, che non sembra neanche appartenere alla lingua italiana, " empasse". </div>
<div style="text-align: justify;">
<<Cosa ti inventi nell' empasse, mentre ti sembra di morire, di diventare una cosa inanimata, una cosa che non respira più, nella morsa dell'ansia>>?.. Niente, sopravvivi, sperando che con te in piena sbornia emotiva lo facciano i tuoi neuroni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Che reggano allo sconquasso emotivo, a tutto questo irrisolto che tinge la tua vita, la tua fichissima, strameravigliosa vita, che lo era in ogni cosa, in ogni battito, in ogni respiro, e tu, cazzo, hai scritto tanti post su questa vita meravigliosa, che ti sorprende, che ti stupisce, che ti avvolge, che ti accarezza, che ti concupisce, hai scritto km di inchiostro, senza smettere mai di decantarla, quella vita che anche quando hai perso il bandolo della matassa, hai smarrito il filo del gomitolo di Arianna, bè ti ha sbattuto, sempre, inevitabilmente in faccia, la sua magia, la sua bellezza.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi, l'empasse, a un tratto sul sentiero, sulla strada, sulla tua, tanta merda, quintalate, e di quella che puzza, che si attacca sotto le suole delle scarpe e ti incolla al pavimento e lascia le impronte.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ne senti il tanfo, tutto intorno a te, e ti chiedi da dove arriva, quali mandrie di vacche grasse te l'hanno lasciata lì, ammassata sul sentiero, e hai paura.</div>
<div style="text-align: justify;">
Che resti lì, che ti resti attaccata alle suole, che resti sul tuo sentiero. Forse c'è che hai bisogno di aiuto per spalarla via tutta, ti serve una squadra ben equipaggiata, e poi una disinfestazione seria, di quelle che non lasciano scampo a creatura alcuna, ti serve.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma la trasmutazione del letame in oro, non so, non riesco davvero a capire come si possa fare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si parte, forse, dal vedere quella merda, non poi così merda, non poi così putrida, così puzzolente, si parte da qualche parte per arrivare da qualche altra parte. </div>
<div style="text-align: justify;">
Forse è necessario cambiare qualcosa, prima che qualcosa cambi te, ma cosa?</div>
<div style="text-align: justify;">
I fiori, le piante, gli alberi sono lì piantati sulla terra, i petali, le foglie, le fronde si agitano al vento, si bagnano sotto la pioggia, conoscono le intemperie, le rigidità del clima, la siccità, il freddo, il gelo, la neve, ma resistono, non fanno nulla, forse respirano e basta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Che farebbero davanti a vagonate di merda?</div>
<div style="text-align: justify;">
Forse la trasmuterebbero in oro!</div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-18370877475431829442017-07-18T13:59:00.000+02:002017-07-18T14:04:12.323+02:00Elena e il ronzino.<div style="text-align: justify;">
<br /><br />
<br /><br />
<br /><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6drxJFQ3D4i1dYPzLZmb8DOw-NY1CI3RT7IwXZlWR640SLCV5z3gSJqv2f-wxynd-3ki_eQmhLVUt6TCvCsuhqOZM5utAbsmPAyzheSt_cYqJhwUEd5BEmFsF2pHOaJaDl4_oEpyoHFw/s1600/cavallo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="170" data-original-width="218" height="249" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6drxJFQ3D4i1dYPzLZmb8DOw-NY1CI3RT7IwXZlWR640SLCV5z3gSJqv2f-wxynd-3ki_eQmhLVUt6TCvCsuhqOZM5utAbsmPAyzheSt_cYqJhwUEd5BEmFsF2pHOaJaDl4_oEpyoHFw/s320/cavallo.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="border-image: none;">
<br /></div>
<div style="border-image: none;">
Elena si è sbagliata e ha tanto amaro in bocca che sosta indesiderato. Gioca alle corse dei cavalli lei, e ha sempre creduto di essere un abile giocatrice, per così dire un'intenditrice delle corse. Per mesi di fila ha puntato la sua giocata sul cavallo sbagliato. </div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Eppure le piaceva quel cavallo, anche se tutti le suggerivano che era brutto e che di certo non avrebbe vinto, non avrebbe retto alla corsa. Lei però lo vedeva bello e vincente e ignorava tutti i suggerimenti, per lei aveva una folta e lucente criniera, le zampe agili, un manto nero che pareva di velluto, e poi era un cavallo che rideva tanto, ogni tanto le faceva quella risata che sanno fare i cavalli, mostrandole tutti i denti.</div>
<div style="text-align: justify;">
E invece dopo mesi si è rivelato un ronzino, che ha fatto solo finta di partecipare alla gara, in realtà non si è mai preparato per vincerla. <br />
Solo lei lo vedeva bello per poi scoprire all'improvviso che non aveva per niente il manto nero e vellutato, affatto!</div>
<div style="text-align: justify;">
Però si sa quando si guarda qualcosa attraverso la lente del cuore, ogni immagine perde consistenza reale, e per Elena era così, vedeva quel cavallo per come non era, e forse non era mai stato, poi di colpo aveva levato il filtro, e lo stallone nero da corsa l'aveva visto come un ronzino, che non era mai uscito dalla stalla.</div>
<div style="text-align: justify;">
Le emozioni le hanno giocato un brutto tiro, l'hanno cannata di brutto per poi ridersela alle sue spalle, ed Elena si è sentita stupidissima, e ha pensato che ancora una volta un ronzino travestito da stallone l'ha presa in giro, l' ha ferita, l'ha lasciata a piedi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Avrebbe potuto accorgersene prima, molto prima, evitarsi tutta questa disillusione, ma lei è una che ci deve sbattere col muso nelle cose, che si deve rompere le ossa, che deve fare lunghe cavalcate che non portano in nessun posto per capire che quello lì non aveva neanche lontanamente le sembianze del suo nero stallone da corsa.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi scesa da cavallo, l' ha guardato mentre si allontanava e ha visto un vecchio ronzino, la cui sagoma si sbiadisce e scolora, ha levato tutti i filtri, non le importa più. </div>
<div style="text-align: justify;">
Ha dato tanto amore a quel cavallo, ha dato tutta se stessa, anche se lui nonostante l'abbia guardata con i suoi occhi piccoli e sgranati non l' ha mai capito. Hanno cavalcato insieme nella prateria, hanno anche saltato qualche staccionata, ma poi l' ha lasciata a piedi, non se l 'è sentita di affrontare la corsa, anche se Elena ha provato a convincerlo, ha provato fortemente a fargli capire che ne sarebbe valsa la pena.</div>
<div style="text-align: justify;">
Lui ha fatto qualche altro giro di campo nel recinto, dopo che lei gli hai lustrato con la spazzola la nera criniera, gli ha dato la biada buona, e lui si è lasciato accarezzare e strigliare ben bene, pareva contento e ha ripreso a cavalcare per il sentiero, mentre Elena si è nascosta dietro la radura, e aveva paura, non voleva farsi trovare, perchè in cuor suo lo sapeva che era infida quella sella, che sarebbe caduta e si sarebbe fatta male, e mentre lui sostava tranquillo volgendo lo sguardo verso di lei, non si è fatta più trovare, è fuggita via.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi non appena si è sentita più forte, l'ha cercato ancora, e lui, come sempre si è fatto trovare, ma non vuole correre, gliel' ha fatto capire appena lei ha provato a montarlo, ha flesso le ginocchia e l' ha fatta scendere. Elena lo ha guardato negli occhi e una lacrima le ha rigato il viso, lui si è rialzato ha scosso la criniera e si è dileguato nella prateria. </div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-33351310443165863062017-04-18T10:52:00.003+02:002017-04-18T10:52:30.630+02:00La vita è bella e non me l'ha suggerito Benigni. Lo so da me.<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKZgQMBQzpQRUAnWTW2uII_nbHRw97hiq5MfJVWYbZI2q1wCBrOuJreYH0VcqlbmrVwrr6f8fyV47PeON-Xg8gwlfRTsIq37D25T8tU3dxwv-EpryB6-CzZM-TWbNCTgpQtVY_HvJNoac/s1600/scena-la-vita-e-bella.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKZgQMBQzpQRUAnWTW2uII_nbHRw97hiq5MfJVWYbZI2q1wCBrOuJreYH0VcqlbmrVwrr6f8fyV47PeON-Xg8gwlfRTsIq37D25T8tU3dxwv-EpryB6-CzZM-TWbNCTgpQtVY_HvJNoac/s400/scena-la-vita-e-bella.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ma quanto è bella la vita?... Quanto lo è da uno a 1000?... Mille. Penserete ma questa non scrive da mesi e poi di punto in bianco scrive ste minchiate qui che sembrano scontate e banali, che rasentano l'ovvietà. Bè non sono minchiate, la vita è la cosa più bella che possa capitarti, è in grado di toglierti il respiro. Ti fa sentire di merda qualche volta, più di qualche volta, un pò rotto dentro come se qualcuno ha giocato con i fili che ti tengono intera e ti ha rotta un pò, ma va bene uguale, vuoi mettere quanto ti senti viva anche quando stai davvero di merda, ti senti dentro qualcosa che ti scorre forte, che ti attraversa e non ti lascia.</div>
<div style="text-align: justify;">
E quando sei felice invece cavalchi l'onda della felicità, e ti bevi quel bicchiere di vino, sapendo che non ti basterà e tornerai a volerne ancora. </div>
<div style="text-align: justify;">
Non sai mai quanta benzina ti resta nel serbatoio e quanta strada farai, dove ti fermerai per una notte, o per un pò più di tempo, non lo sai, e forse proprio in questa consapevole incoscienza c'è tutto il bello. Qualcuno ha detto " siate affamati, siate folli", mi chiedo perchè non c'è un cazzo di signor nessuno a questo mondo che abbia detto " siate razionali e prudenti" e se c'è ed io non lo conosco, o non ne so l'esistenza, bè presentatemelo, o ditemi chi è, proverò a sentirlo e a cercare di capire se ha ragione. La vita è tanto bella, ti prende e ti sbatte in faccia tante emozioni, è rock il suo modo di fare, mi piace molto, te le sbatte nude e crude davanti agli occhi, poi ci si mette in mezzo la razionalità a far casino. Abbiamo una paura fottuta di mostrarci come siamo, non conviene, non è un buon affare, perchè ci sono le regole del gioco, il gioco dei ruoli, perchè ti devi mostrare come non sei, altrimenti il gioco non funziona, ma queste che regole sono, chi le ha decise, ste regole qui. Io non ci sto e dico vaffanculo alle regole, agli schemi, alle paure, alle ipocrisie, alle falsità. Forse sono una voce fuori dal coro e non me ne frega niente, sono nata così, ribelle alle regole scritte, sincera come non conviene, ma questo è il sangue che mi scorre nelle vene. Non si possiede mai davvero niente, e benchè mai qualcuno, al difuori di se stessi, ma si può vivere tutto con l'intensità e la verità che uno conosce. Usatele voi le regole, fate che vi pare, a me non interessano, mi interessa di vivere, di sentire il sole che mi scalda la pelle, respirare l'aria che affonda nei polmoni, sentirle le emozioni, si, perchè può succedere che ti facciano paura sulle prime, ma quella paura non è mai abbastanza forte da impedirti di vivertele. E' bello svegliarsi al mattino e dire, sono libera e mi sento viva. </div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-15659565231659174692017-01-25T19:51:00.000+01:002017-01-25T19:52:07.228+01:00C'è la neve e poi le cose che non cambiano.<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Questo è quell'angolo virtuale di mondo dove tutto sembra funzionare, non c'è stata la neve, il terrorismo, il terremoto. E' un angolo di evasione dalle brutture del mondo, dalle brutture dell'animo umano. Non vi ho abbondanati!!! Lo so sono imperdonabile non scrivo da mesi e a dire il vero mi manca farlo, ed è forse per questo che stasera abbandonando ogni altro onere, scadenze, scartoffie, palestra, due righe ho davvero voglia di dedicarvele. Sono impegnata in un altro progetto di cui non dico nulla per scaramanzia, ma ha a che fare comunque con la scrittura, con l'inchiostro.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">E' come se avessi dormito e poi mi sono svegliata che è gennaio, quasi la fine di gennaio. La neve l ho vista dalla finestra, o meglio, ho aperto la porta d'ingresso di casa mia. Si perchè vi siete persi un passaggio, pare che adesso abbia una casa mia e un gatto che si chiama Mia. Lo so sono ripetitiva ma a volte pare essere necessario. Mia non è un gatto e basta, è una creatura meravigliosa che l'Universo mi ha concesso di incontrare e di vivere, perchè fidatevi c'entra sempre l'Universo quando incontri qualcuno così speciale e lei lo è in tutto quello che fa e anche in tutto quello che non fa. Non ho mai pensato a un nome diverso da darle, da quello.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Dicevo che la neve l'ho vista, ed era bianca, era densa, copriva come un piumone di quelli di piuma d'oca bianchi e gonfi, la vegetazione, le macchine, le case, le cose, le persone, solo che il piumone è caldo, la neve è fredda, ti gela le mani, e se la stringi tra le dita si infeltrisce come un maglione che metti in lavatrice e ti sembra essere d'improvviso diventata ghiaccio. Non so voi, ma io la vorrei calda la neve, come la panna montata, però calda, che si scioglie tra le dita. Avevo la febbre in quei giorni, ma ho spalancato le porte di casa per vederla, perchè i miei occhi venissero contagiati da quel candore, perchè quando la neve ricopre qualcosa, quel qualcosa diventa magico d'improvviso. Quella era una neve buona, che non ha ferito, non ha ucciso nessuno. In Abruzzo c'è la neve matrigna, che ha ucciso, ferito, e poi c'è il terremoto. Perchè a volte la terra riesce a tremare così forte che tutto intorno crolla, crollano le case, e crollano le vite della gente, e le speranze, e la gente muore, e quella che non muore perchè non smette di esistere fisicamente su questa terra infida, bè muore dentro e vede la morte intorno. Non so cosa è peggio!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">E mi pare che in questi mesi, neve a parte, che per noi del basso Salento è stato un regalo arrivato dopo Natale, fuori tempo massimo, ma gradito, perchè affondare le mani e i piedi nella neve, anche se sotto hai due strati di panni, i calzettoni termici, gli scarponcini, i mutandoni di lana, ed altri ed eventuali equipaggiamenti, bè è un'esperienza interessante. ma meglio che duri solo 3 giorni, o forse saranno anche troppi!... Ecco riprendendo il filo di un discorso interrotto da una involontaria digressione, come spesso, sempre o quasi, mi accade, dicevo che non è cambiato niente.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Mi riferisco all'ultimo attentato terroristico, che palle sto terrorismo, quanto vorrei non sentirne più di notizie dal terrore.. allora si che cambierebbe qualcosa davvero, ma la gente muore ancora e l'intelligence sta a guardare, non riesce a prevedere o a sventare l'attacco del terrore, e quindi un camion si ostina in una corsa cieca sulla folla nel bel mezzo di un mercatino di Natale a Berlino. Vaffanculo, e la gente cade per terra, come birilli, solo che non siamo in una sala da booling. E allora Vaffanculo ancora e Vaffanculo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">E quindi ricapitoliamo. La neve, il terrorismo, il terremoto, ah per non parlare della fobia Meningite, i mass media ci hanno tartassato le palle su casi del genere, e quindi la corsa al vaccino e quindi l'aspro dibattito delle correnti di pensiero opposte, vaccino si, vaccino no. Pareva quasi una sorta di business tipo la mucca pazza. Forse prima la gente moriva uguale ma non lo sapevamo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Sono cinica?.. Può essere!!!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ah sono andata al cinema a vedere l'ora legale. Bel film, ben costruito, ironico ed esilarante senza apparire scontato o banale e con una morale quasi urlata in ogni scena con una tale efficacia da apparire quasi spietata. Il popolo non li vuole gli onesti, vuole i ladri. L'onestà ha un peso di responsabilità scomodo. Ho riso troppo, forse sarei voluta stare più comoda, tipo su una poltroncina del the Space e invece sono andata al massimo, cinema, intendo, dove non la puoi incastrare una bottiglietta d'acqua negli appositi spazi adibiti poggia vivande, perchè non ci sono, quindi l'ho poggiata per terra e poi con qualche involontario calcio avrò fatto dissetare qualcheduno dei sedili più avanti. Ho fatto beneficienza d'acqua. Comunque l'ora legale è un bel film. giuro!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Poi la storia della raccolta differenziata dei rifiuti, bè raccontata benissimo con immagini che nulla davvero lasciavano all'immaginazione, anch io avrò fatto una roba del genere, tipo chiedermi dove devo buttare un tovagliolo sporco di sugo!?!... ma di certo per disperazione non ho mangiato la buccia dell'anguria con la maestria e la disinvoltura di Ficarra.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Vabè proprio niente pare cambiato. L'onestà poi quella anche meno.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-22863146437289998922016-09-06T11:46:00.000+02:002016-09-06T11:46:34.021+02:00SFIORATI<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Albaret
Sainte Marie, piccola cittadina nel cuore della Francia, era ancora
immersa nel sonno di un'estate rovente, mentre il sig. Martin, un
uomo basso, dall'aspetto un po' goffo, con la sua barba bianca
incolta, apriva, come ogni mattina, Le Rive Droute, il suo caffè.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Con
il consueto cerimoniale, metteva fuori, una ad una le sedie, poi i
tavolini, ornandoli di fiori profumati e freschi, e lasciava
parcheggiata, vicino alla porta del suo negozio la sua vecchia
bicicletta gialla col cavalletto.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Ogni
tavolo disposto ad arte, aveva un vaso simile di vetro soffiato
azzurrino, con un fiore diverso in bella vista, viole, girasoli,
tulipani, margherite e rose. Era compito della sua consorte, la
signora Gina, andare dal fiorista all'angolo della strada e comprare
i fiori più belli per il suo caffè.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Alle
7.30 del mattino, puntuale come un orologio svizzero che spacca il
secondo, il sig. Thierry Dupont passeggiava frettolosamente lungo il
viale del caffè Le Rive Droute, con la sua ventiquattrore in mano,
accigliato e fiero. Thierry era un uomo sui quaranta, alto, moro, con
i capelli corvini ancora folti, e due grandi e profondi occhi scuri;
aveva un incedere fermo e risoluto, ed era sempre impeccabilmente
elegante. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Quella
mattina, Thierry si era fermato a bere il suo solito caffè, corto e
nero, seduto ad un tavolino di Le Rive Droute, con la ventiquattrore
poggiata sulla sedia di rimpetto, intento a leggere il suo giornale.
Mentre spulciava, assorto, la penultima pagina di Le Monde, alzato lo
sguardo per finire il suo caffè, vide per la prima volta Alina.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Così
aveva detto di chiamarsi, Alina. L'aveva detto al sig. Martin, che
aveva raccolto la sua ordinazione, e Thierry aveva subito pensato che
quello fosse davvero un bel nome.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Era
seduta, proprio a pochi passi da lui, segnati dai tavolini del caffè
rigorosamente allineati, con le gambe perfettamente accavallate, la
pelle bianca come il latte e i capelli castani dorati dal sole,
scomposti su un bel viso, senza l'ombra di un trucco; beveva il suo
caffè e mangiava con una naturalezza innata, quasi finta, un florido
limone giallo. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Ne
staccava i pezzi della dura buccia a morsi lenti, fino a consumarla e
a succhiarne il succo aspro, onorando ogni tanto la tazzina di caffè
della sua bocca.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Thierry
intanto aveva dimenticato l'ora, e aveva anche dimenticato il suo
caffè, che ormai freddo, ristagnava nella tazzina. Aveva occhi, solo
per quell'insolito cerimoniale di bellezza che gli si offriva
davanti. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Non
c'era più nessuno per il sig. Thierry Dupont, il caffè era gremito
e dei ragazzini facevano un gran vociare al tavolino accanto, ma per
lui erano di colpo scomparsi tutti, il chiasso del caffè, la gente
intorno, la sua ventiquattrore. Restava solo Alina, quella
sconosciuta.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Non
riusciva a distogliere lo sguardo da quella donna, aveva un corpo
magro e tornito, indossava un vestito rosso di una seta leggera quasi
palpabile che le copriva le gambe fino alle ginocchia, e che non
offriva nessuna generosa scollatura alla vista, era casto, eppure in
quella castità Thierry ci aveva visto tanta audacia. Si era perso. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Intanto
la sconosciuta aveva finito il suo limone, e lo aveva poggiato sul
tavolino, ne erano rimasti pochi morsi, ma forse, per Alina bastava
così.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Poi,
nello scorrere di un istante, aveva preso con sé la borsa e le
sigarette, e si era dileguata, lasciandolo così attonito, immobile,
al tavolino di le Rive Droute. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Lei
non si era accorta di lui, non aveva visto quell'uomo così attento
ad ogni suo gesto, seduto a quel tavolino, era presa da altro Alina,
lui, Thierry, era preso solo da lei.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Deluso,
lasciò pochi spiccioli al sig. Martin e passò vicino a quel
tavolino, dove fino a qualche minuto fa era seduta Alina, cercando di
scorgere con lo sguardo, un qualcosa, un particolare, che potesse
portarlo da lei, che potesse permettergli di incontrarla ancora, di
rivederla. Ma non vide niente. Un mozzicone di sigaretta giaceva
solitario sul fondo del posacenere, la tazzina di caffè dove lei
aveva poggiato più volte la sua bella bocca, era come
abbandonata,relitto immobile su quel tavolino, e adagiato sul
sottopiattino della tazzina, quel limone giallo consumato, che fu
tentato di prendere e portarsi via, ma subito la ragione gli suggerì
che sarebbe stato un gesto senza senso, e lo lasciò li, e riprese il
suo incedere fermo ed elegante. </span></span>
</div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Era
più accigliato di prima, il suo passo era più frettoloso e si
dileguò anche lui lungo il viale.</span></span></div>
<div align="justify" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<span style="font-family: DejaVu Sans Mono, monospace;"><span style="font-size: medium;">Thierry
tornò, quasi ogni giorno, alla stessa ora in quel caffè, con quella
stessa speranza, e con un ardore sempre più vivo, alimentato dal
ricordo, dal pensiero di Alina, e aspettò in quel caffè, col suo
solito giornale spiegazzato, ingannando il tempo di quell'attesa
gonfia di ogni speranza, intrattenendo conversazioni distratte. Per
un lungo mese, Thierry sedeva allo stesso tavolino, e oltre a quei
tavolini rigorosamente allineati, alla bicicletta gialla, incontrava
solo la sua rinnovata solitudine, e qualche volta bevendo il suo
caffè, distoglieva lo sguardo, e guardava fisso quel tavolino
vuoto,sperando di figurarsi di li a poco, la donna col limone.</span></span></div>
<div style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.4cm;">
<br />
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<br />
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-75233948568386350362016-07-13T10:24:00.000+02:002016-07-13T10:33:54.883+02:00Forza Puglia mia.<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnBMEU6aiTL-UJ-bwmrE0GMx89yZQHIBIGiRv7n4oNQKwoJyk9W74o9AEyB8Xj4VuIi2VnCbRdTqnqXUNsr7ipiKIAaaEFsPIER66XFC6optMsXGIfoOOAj2j2K9wc_eLOB8qmYF3V3fs/s1600/pu1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnBMEU6aiTL-UJ-bwmrE0GMx89yZQHIBIGiRv7n4oNQKwoJyk9W74o9AEyB8Xj4VuIi2VnCbRdTqnqXUNsr7ipiKIAaaEFsPIER66XFC6optMsXGIfoOOAj2j2K9wc_eLOB8qmYF3V3fs/s400/pu1.jpg" width="400" /></a></div>
12 Luglio 2016. Ieri, un giorno in cui la calura la sentivi sulla pelle, quasi prepotente. Un giorno che è ormai marchiato a fuoco nella memoria dei pugliesi, di quelli che sprezzantemente chiamano terroni, tutta invidia, perchè abbiamo una terra meravigliosa, dove friniscono le cicale, campeggiano fieri gli ulivi, il mare urla d'azzurro e la terra è di un arancio rosso come corallo che si sbriciola. Maledetti invidiosi. E l'invidia arriva, gli ulivi stanno morendo e ieri, in mezzo a quegli ulivi, in aperta campagna, dove il sole torrido faceva da testimone inerme, lì tra Corato e Andria, due convogli su un maledettissimo unico binario si scontrano su un'aspra curva e poi il caos, la tragedia, la morte unica passeggera di quei convogli. Tante vite interrotte, vite semplici, di pendolari, che il treno lo prendono, lo vivono tutti i giorni, che lì, in quelle carrozze "novecentesche", hanno consumato momenti di vita, amori, ansie per gli esami, attese per gli arrivi, il sonno, le confidenze, le speranze, lunghe telefonate, pensieri, nostalgie. Un treno che come una spugna è imbevuto di emozioni, di vita, e di tutto ciò che la vita può essere fatta, di tutto ciò che un quotidiano viaggio in treno può significare per un pendolare, per una qualsiasi persona che vi sale e che vuole giungere ad una destinazione. << Papà l'esame è andato bene, sono in treno, arrivo alle ore>>.. e poi la morte ti guarda dal finestrino col suo sguardo raggelante e tu non arrivi più, perchè non lo potevi mica sapere mentre ti facevi la doccia, mangiavi frettolosamente un cornetto, bevevi il caffè, parlavi con chi amavi, convinto di poterlo rivedere. E invece quello che dobbiamo capire, quello che ieri pensavo, che non riuscivo a smettere di pensare, tra le lacrime che scendevano per conto loro, è che non è detto che a casa ci torni, che quella persona che ami la rivedi, che quel momento è solo uno di una collezione di momenti che ti aspettano. Niente è maledettamente certo. Perchè accade sempre, accade che ci si accorge dell'importanza della vita, della quotidianità che ci sembra scorrere liscia e scontata, e quasi dovuta, solo quando qualcuno, più di qualcuno se ne va. Come in questo caso, due treni che non giungono a destinazione, che collidono violentemente, vite interrotte, famiglie smembrate, desideri e speranze vanificate, sangue sparso su un binario unico. Perchè anche questa volta incaponirsi a definirlo destino è una cazzata, non può essere destino, una strage di queste proporzioni. Non che l'attribuzione di una responsabilità determinata, la riconducibilità a dei colpevoli, cambi le cose, delinii un riscatto, non potrà mai esserci riscatto, anche per una sola vita di desideri, speranze, proiezioni presenti e future, per una vita sola spenta, non c'è, non ne ravviso la possibilità. Non esiste!!!!!! </div>
<div style="text-align: justify;">
Sapere che tuo figlio che ha preso un treno non c'è più per colpa di qualcuno, non ti cambia niente, fa crescere la rabbia, fa crescere l'impotenza, la violenza che ti preme dentro e che reprimi fino a soffocare, specie se si tratta di qualcuno che è ai piani alti, e che se ne è ampiamente fottuto di costituire un doppio binario, perchè i soldi c'erano, ma non sono mai stati usati. i soldi c'erano, ma forse qualcuno aveva deciso che non servivano, che non poteva mai accadere niente di funesto, niente di inimmaginabile, niente. Errore umano, responsabilità. Queste le chiavi di lettura immediate, ma cosa vuoi che gliene freghi, a chi nel cuore trova solo posto per un dolore indicibile, a chi stamattina ha riconosciuto tra le salme un suo caro, a chi in quest'estate qui, segnata da un lutto scevro da ogni previsione, di continuare a vivere non importa più. A chi diamo la colpa?... Alla Regione, a soldi stanziati mai usati, a qualcuno che non ha fatto una telefonata per avvisare della destinazione del convoglio??... Mentre lo scrivo mi indigno, ma vi pare possibile che i treni nel 2016 siano sprovvisti di sistemi di automatizzazione???... ma allora chi sale su un treno quante probabilità ha di scendere a destinazione? o di morire su quello stesso treno??... ma questo vi pare possibile?... Perchè questo divario nord - sud si fa sentire prepotente?... E sopratutto perchè prima deve accadere qualcosa di irreparabile e poi forse, nella speranza che non accada più, la gente, le istituzioni, muovono il culo???... Resta quella speranza che non accada più!!! Ma cosa vuoi che se ne faccia la gente orfana di affetti, che piange morti, che deve trovare un motivo per continuare a svegliarsi al mattino, cosa voltete che se ne faccia!??... Le mie sono parole di rabbia, si! Sono indignata, arrabbiata, ho un tumulto dentro indomabile e non so quando smetterò di dargli voce. Voglie è vicina col cuore a tutte le famiglie colpite da questo lutto indicibile. Donate il sangue, fatelo, se potete fatelo!! La Puglia è stata colpita al cuore, e adesso questo cuore senza un pezzo, dovrà piano piano riprendere il suo ritmo e tornare a battere, è difficile, non è impossibile, ma è difficile. Non era un terremoto, uno tsunami, un disastro ambientale, ma qualcosa che poteva evitarsi, rifletteteci e levatevi i prosciutti dagli occhi. Non deve e non può sempre accadere qualcosa di terribile perchè qualcos'altro, di marcio nelle istituzioni cambi. Che quelle povere anime, che hanno vissuto l'orrore e lo smarrimento, ora, riposino in pace. FORZA PUGLIA MIA!!!!</div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-27217066136430631302016-07-05T18:06:00.001+02:002016-07-05T18:06:36.528+02:00Lettera a Francesca.<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5CtTeBZtCdxYoBsrF6c34YBreHONR1t9bfH5jRAfQG_JGBq68HY041XYg8kF8RLFcMsoATBULJQ2LOeepOrfDCj9SuKbxUoOry110dZx3LO9fEq3jf1b87jeRlMWPZ8OX35EumU0zNcU/s1600/AAAAAABBBBB.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="263" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5CtTeBZtCdxYoBsrF6c34YBreHONR1t9bfH5jRAfQG_JGBq68HY041XYg8kF8RLFcMsoATBULJQ2LOeepOrfDCj9SuKbxUoOry110dZx3LO9fEq3jf1b87jeRlMWPZ8OX35EumU0zNcU/s400/AAAAAABBBBB.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ciao Francesca,</div>
<div style="text-align: justify;">
... <span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Forse sarebbe stato meglio se fossimo stati amici. Un amico è quel qualcuno che mentre tutto il resto scorre e cambia, rimane fermo. Amici si, senza passione, senza desideri da erezione ed eccitazione. Avrei voluto non averti vista, non averti incrociata, perchè mi sono trovato in quel posto dieci minuti prima, che tu ci mettessi piede, o dieci minuti dopo, quando tu eri già andata via. Avrei voluto non vederti entrare in quel caffè, avrei voluto non provare quella sensazione che mentre tu varcavi la soglia, tutti gli altri io non li vedevo nemmeno, avrei voluto non imbattermi nel tuo sguardo di occhi puliti e brillanti, avrei voluto non sentire quel profumo sensuale che ti copriva la pelle, avrei voluto non vederti mai. Forse adesso sarebbe più facile dimenticare la tua immagine che mi invade. Avrei voluto non notare le tue gambe perfettamente accavallate in quel caffè, che se solo le avessi spostate o mosse, io non avrei più respirato, avrei voluto che non sfiorassi mai la mia bocca di uomo fragile desideroso di baci e di attenzioni dimenticate. Avrei voluto che tu restassi una sconosciuta senza nome, mai incontrata, che qualcuno, forse un amico, un conoscente, un giorno mi avesse detto, ah ma tu la conosci Francesca?... Ed io avrei risposto di no, senza curarmi di sapere chi tu fossi, forse non mi sarebbe mai importato. Avrei voluto che quel giorno di Maggio tu non fossi mai entrata nella mia vita, avrei voluto non stringere quella mano esile e pallida in una stretta forte e dirti ciao.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Avrei voluto quel giorno avere tante cose da fare, l'agenda piena di appuntamenti, tanto da non avere tempo neanche per quel caffè. Avrei voluto che la mia strada non avesse mai incrociato la tua. Soltanto così io sarei rimasto solo Carlo e tu solo Francesca. E Carlo e Francesca non si sarebbero magari mai incrociati di certo. Potevamo essere sconosciuti che abitano nello stesso posto senza incontrarci mai, o essere amici. Avrei voluto non provare mai eccitazione, attrazione per te, avrei voluto pensare quando ho stretto la tua mano per conoscerti, che non mi piacevi, che non avevo un desiderio sessuale nei tuoi riguardi, che magari ti avrei incrociata altre volte, e che tra un caffè e una chiacchera saremmo diventati amici, ci saremmo raccontate le cose, e poi sempre più amici, senza impegno. Ti avrei chiamata per dirti che avevo semplicemente voglia di vederti, di bere un caffè, di andare a un concerto, di mangiare un panino e bere una birra seduti su una panchina del parco, di andare al mare, di vederti in costume, con la consapevolezza che non ti avrei mai baciata, o toccata. Si saremmo stati ottimi amici io e te, senza, invece complicare tutto, innamorarsi e poi perdersi. Non ti vedo più, non ti incontro, la mia memoria ha smarrito la tua immagine, non me lo figuro più il tuo volto, non so come stai, se ridi, se sei felice, se fai l'amore con un altro, se lo fai come lo facevi con me, e mi sembra di diventare matto se ci penso, e allora non ci penso, ci provo almeno. Potrei comporre il tuo numero e dirti << Ciao Francesca, come stai>>?.. Poi però il coraggio non ce l'ho. Ho provato a comporre il tuo numero, ricordo la sequenza numerica a memoria, ma poi, quando si trattava di dirti ciao, so che la voce non sarebbe venuta fuori e avrei fatto la figura dell'imbecille. Forse spero in cuor mio di rincontrarti, spero che sarai libera una sera, spero che potrai perdonarmi, perchè sono stato un cazzone a lasciarti andare.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Le cose si capiscono sempre quando sarebbe meglio ormai non si capissero più, tanto se non hai capito quando c'era da capire, il momento è passato, quindi che senso ha che questa magica intuizione arrivi a scoppio ritardato?... Meglio che non arrivi mai. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Mentre ti scrivo questa lettera mi sento stupido, però dei brividi felici mi corrono sulle braccia, non lo conosco più il tuo indirizzo, dovevi trasferirti, ma lo troverò, come troverò il coraggio di spedirti questa lettera, che forse ignorerai, strapperai, ci riderai su. Il pensiero che tu mi legga tra le mani, quelle mani che ho scordato, mi fa un certo effetto, come se le tenessi ancora strette. Ciao Francesca, ti amo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Tuo per sempre, Carlo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-24900781385401370192016-06-23T18:25:00.002+02:002016-06-23T18:25:27.649+02:00lettura light e lettura impegnata.<div style="background-color: #bfffde; color: #333333; font-family: Georgia, Utopia, 'Palatino Linotype', Palatino, serif; font-size: 14.85px; line-height: 20.79px; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;">Un mese fa curiosando in libreria alla ricerca di nuove letture, ho scovato un libro, che probabilmente non avrei mai acquistato dal titolo, se non come lettura easy sotto l'ombrellone, per una sola ragione, mi appassiono alle letture impegnate.. </span><br style="font-size: 14.85px; line-height: 20.79px;" /><div class="separator" style="clear: both; font-size: 14.85px; line-height: 20.79px; text-align: center;">
<img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4VC__4fe-MjcArrqGAdGcZltXQ1VpAxqZ4je1-4ddM4fcFPtTYRg4R6OqDHF5XzoE00GiY5Y9LHZXnJA3XGVZle3QXDzs6d0j31C3uYFuMqhGAzcjRStJjtlI8nIb4jiIq8SQbgVQFjc/s320/988600_10200768546287666_1072999758_n.jpg" width="240" /></div>
<br style="font-size: 14.85px; line-height: 20.79px;" /><span style="font-size: medium;">Felice di sbagliarmi, Federica Bosco è stata una piacevolissima sorpresa e la protagonista ha una personalità molto interessante. Marica e' fragile, ingenua, intrepida e determinata, ha 31 anni, vive a New York, è cronicamente single e ha un sogno nel cassetto : diventare una scrittrice. </span><br style="font-size: 14.85px; line-height: 20.79px;" /><span style="font-size: medium;">In un unico volume si condensa l'irresistibile trilogia delle sue disavventure, una storia toccante, leggera di sentimenti e desideri tutti al femminile, condita da un'ironia irriverente e frizzante sempre in grado di sorprendere. Marica è una donna arguta, intelligente, che crede di bastare a se stessa, che è così abituata a contare sulle proprie forze e a cavarsela da sola, che puntualmente, forse per paura di poter contare anche su qualcun'altro, un uomo, si infila in relazioni sbagliate e impossibili destinate a non durare, in relazioni amorose dove lo scambio è malamente bipartito, lei da, ma non riceve, o meglio non riceve quanto in amore si dovrebbe ricevere, quindi continua, suo malgrado, forse inconsapevolmente ad elemosinare questo tanto agognato amore, finchè tutto dal caos, quasi naturalmente in un modo del tutto inaspettato prende forma e assume ordine. Questa lenta, sofferta, presa di consapevolezza viene però vissuta con un' autoironia intelligente che soggioga il lettore tenendolo lì attaccato alla lettura, fino a diventarne avido. Le sue vicissitudini amorose, lavorative, familiari vengono offerte al lettore in uno stile generoso di particolari, di viaggi introspettivi, irriverenza, ironia tagliente, il tutto fa di questo corposo volume una miscela esplosiva fino a giungere al tanto atteso "the end" che non delude di certo, ma vi consiglio di scoprirlo.</span><br style="font-size: 14.85px; line-height: 20.79px;" /><span style="font-size: medium;"></span><br style="font-size: 14.85px; line-height: 20.79px;" /><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; font-size: medium;">L'ordine di disposizione delle mie letture è casuale, non rispecchia in modo alcuno l'ordine reale in cui si sono susseguite, è una raccolta dettata dalla spontaneità del ricordo, e i ricordi non sempre seguono un ordine.</span><br style="font-size: 14.85px; line-height: 20.79px;" /><div class="separator" style="clear: both; font-size: 14.85px; line-height: 20.79px; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoZdK2rUQwQYDZao6Yjf4qrqKv9xV_u_q46q_Wvmjz6-eNzmjCOGrarHiWylWVLPpN6BpfXylccaFaDrGl0jUb0gnoF-2jE-JhvCP00wYc559cfZXpUADbGOWjiwQrWuTVQ3fWPfIP-G4/s1600/cop-libro.jpg" imageanchor="1" style="color: #66cc99; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-decoration: none;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoZdK2rUQwQYDZao6Yjf4qrqKv9xV_u_q46q_Wvmjz6-eNzmjCOGrarHiWylWVLPpN6BpfXylccaFaDrGl0jUb0gnoF-2jE-JhvCP00wYc559cfZXpUADbGOWjiwQrWuTVQ3fWPfIP-G4/s1600/cop-libro.jpg" style="border: none; position: relative;" /></a></div>
<span style="font-family: Georgia; font-size: medium;">Qualche anno fa mi sono accostata alla lettura di un libro molto interessante, dalla copertina rossa ritraente una foto di un tipo dallo sguardo inquieto e la fronte crucciata, l'autore, suppongo, un tale Mordecai Richler, scrittore e sceneggiatore canadese. </span><br style="font-size: 14.85px; line-height: 20.79px;" /><span style="font-family: Georgia; font-size: medium;">Ero un po' restia ad avvicinarmi a questa lettura, e spinta da pareri positivi di chi mi aveva preceduta nella lettura, per rinfocolare un entusiasmo sopito già dopo l'acquisto, mi ci sono buttata senza starci a pensare troppo, e da lì, da un tuffo scevro da calcoli e previsioni la scoperta!</span><br style="font-size: 14.85px; line-height: 20.79px;" /><span style="font-family: Georgia; font-size: medium;">L'approccio con le prime cento pagine si è rivelato devastante, un ginepraio di flash-back sfuggente ad ogni inquadratura o collocazione spazio-tempo possibile, ero quasi convinta ad abbandonarlo, ma ho pazientemente desistito e tentato di utilizzare una bussola per recuperare trama e personaggi, in un continuo andirivieni tra presente, passato e futuro. </span><br style="font-size: 14.85px; line-height: 20.79px;" /><span style="font-family: Georgia; font-size: medium;">Devo ammettere che sono contenta di non aver gettato la spugna, è stato un accattivante compagno quel Panofsky, l'autore intendo. Ridevo divertita quasi ad ogni pagina, dopo le prime cento, e poi questo libro qui, emoziona e anche tanto. Narra la vita strampalata, esilarante, sregolata, fatta di un pò tanto wisky di buona qualità, s'intende, di un certo Barney Panofsky, canadese, un ricco ebreo, produttore televisivo di successo, che passati i 60 anni decide di scrivere un'autobiografia ( per dare la sua versione dei fatti agli accadimenti che hanno portato alla morte del suo carissimo amico Boogie Moscovitch) e liberarsi così dell'accusa di omicidio che gli viene mossa nel libro " il tempo, le febbri" dallo scrittore Terry Mclver. Mordecai racconta la vita di Barney, vissuta sempre all'ultimo respiro, fatta di esperienze e incontri straordinari, tre mogli, la prima la pittrice Clara Charnofsky, morta suicida a Parigi, la seconda " ciarliera", frivola e ricca ereditiera, e poi lei l'elegante, intelligente e carismatica Miriam che Barney incontra al suo matrimonio, e di cui non riesce più a fare a meno, tanto che la insegue quel giorno stesso, abbandonando il suo ricevimento di nozze, sul treno che lei la futura terza signora Panofsky aveva preso per tornare nella sua città. Miriam, il vero grande amore di Barney,"la donna che l'età non può sciupare nè l'abitudine guastare", lei che dopo aver strenuamente corteggiato, inseguito, diventa sua moglie, e lui continua ad amarla in un modo totalitario, assoluto, covando di continuo trappole per gli uomini che le ronzano attorno, uno in particolare, per il quale poi lo lascerà. </span><br style="font-size: 14.85px; line-height: 20.79px;" /><span style="font-family: Georgia; font-size: medium;"><span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: x-small;"><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: medium;">Dapprima sventolerà due biglietti per Parigi, cercherà di convincerla a partire con lui (lei non ci sta, ma le sarebbe molto piaciuto se lui avesse insistito un po’ di più, come scopriamo più avanti). Dopo seguirà l’invio, a cadenza settimanale, di rose rosse a stelo lungo, e poi finalmente lei accetterà un invito a pranzo in un bell’albergo di Toronto. E da qui il primo mantra di Barney “Guardale gli occhi, Barney, ma non le gambe o le tette” Di fronte a Miriam, Barney ha la salivazione azzerata, cerca invano “la battuta fulminante, l’aforisma brillante, ma quel che gli esce è solo un: “Ti piace vivere a Toronto?” </span></span></span><br style="font-size: 14.85px; line-height: 20.79px;" /><span style="font-family: Georgia; font-size: medium;">Miriam e Barney vivranno per molti anni felici e contenti, facendo tre figli, crescendoli, scopando come ricci. Poi lei lo lascerà, ne scopre un tradimento che non nasce per mancanza di amore, ma per l'insinuarsi del dubbio, la mancanza di fiducia, che piano piano vanno logorando il rapporto. Lui è un uomo buono, un uomo che ama davvero la sua donna sinceramente, ma proprio per questa ragione, per cercare di preservare questo amore, finisce invece per rovinarlo. Diciamo che il perno del romanzo è questo qui, il resto lo lascio scoprire a voi, come l'accusa di omicidio del suo amico Boogie, ma questa è un'altra storia nella storia. Ho amato moltissimo questo personaggio, è stato difficile staccarmene, abbandonarlo, mi ha fatto troppo ridere con i suoi mantra, è uno di quei libri che ti resta accanto, un pò come Barney, seduto ad un bar con l'aria sorniona che sorseggia un buon wisky. </span><span style="font-size: medium;"></span></div>
<div style="background-color: #bfffde; color: #333333; font-family: Georgia, Utopia, 'Palatino Linotype', Palatino, serif; font-size: 14.85px; line-height: 20.79px; text-align: justify;">
<div style="background-color: white; border: 0px; box-sizing: inherit; color: #5e5e5e; font-family: Roboto, Helvetica, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 25.6px; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Dal momento che per me è solo un questione di cut&paste, non ho assolutamente problemi a incollare qui l’intero capitolo (in italiano) de l'appuntamento con Miriam da La versione di Barney. E così anch’io do il mio contributo alla comunità. A parte tutto, non so se il brano, presentato così fuori contesto, possa avere la stessa forza che ha all’interno del libro. Quel che posso dire è che quando l’ho letto la prima volta non la smettevo di ridere, ho riso tantissimo. E ho pensato fosse grandioso.</div>
<blockquote style="background-color: white; border-left-color: rgb(127, 199, 175); border-left-style: solid; border-width: 0px 0px 0px 5px; box-sizing: inherit; color: #5e5e5e; font-family: Roboto, Helvetica, sans-serif; font-size: 16px; font-style: italic; line-height: 1.4; margin: 0px 0px 1.6em; outline: 0px; padding: 0.8em 1.6em; position: relative; quotes: "" ""; text-align: start; vertical-align: baseline;">
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Lascia perdere, brutta troia imperialista” le dissi. “Non tradisco Miriam neppure con mia moglie, perché dovrei farlo con te?”. Mi giravo e mi rigiravo nel letto. Bada, fissala dritto in quei meravigliosi occhi blu, ma non guardarle le tette. E neanche le gambe, brutto animale. Ripassai qualche aneddoto che immaginavo le sarebbe piaciuto, e che forse mi sarebbe valso il primo premio, la comparsa di quella certa fossetta; e riesumai alcune storielle edificanti che guarda caso mi avrebbero messo in buona luce, ma poi le eliminai arrossendo. Sperando di calmarmi i nervi mi accesi un Montecristo; dopodiché, terrorizzato dall’alito cattivo, corsi in bagno a lavarmi i denti, e persino la lingua. Tornando a letto, sfiga volle che passassi davanti al minibar. In fondo, pensai, aprirlo non mi ammazzerà, magari mi sgranocchio un salatino. Forse mi faccio anche un goccetto, giusto uno, che sarà mai. Bene, alle tre di notte notai con raccapriccio che sul tavolo di vetro erano allineate dodici mignon vuote di whisky, vodka e gin. Ubriacone. Smidollato. Detestandomi dal profondo del cuore, mi infilai a letto e cercai di rivedere Miriam al mio matrimonio, la sua grazia infinita in una nuvola di chiffon azzurro. Dio, quegli occhi. Quelle spalle nude. Oddio, e se quando le vado incontro si accorge che ho un’erezione? A titolo precauzionale, mi ripromisi di farmi una sega subito prima di pranzo. Quindi chiusi gli occhi, ma non per molto. Un attimo dopo schizzavo già fuori dal letto imprecando contro me stesso: non ti sei svegliato, brutto idiota, e adesso farai tardi. Mi vestii come un forsennato – fino a quando, in uno sprazzo di lucidità, mi venne in mente di dare un’occhiata all’orologio. Le sei e mezzo. Merda, merda e merda. Mi spogliai, mi feci una doccia, la barba, e poi mi rivestii. Passando davanti alla Prince Arthur Room vidi che apriva solo alle sette per la colazione, e decisi di andare a fare quattro passi fuori. Al ritorno dissi al maitre: “Ho riservato un tavolo per due a pranzo. Volevo assicurarmi che fosse vicino alla finestra”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Mi spiace, signore, ma temo che quelli vicino alla finestra siano tutti presi”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Voglio quello là” feci allungandogli un ventone. Tornato in camera vidi la lucina rossa del telefono che lampeggiava. Mi prese quasi un colpo. Non può. Ha cambiato idea. “Non esco a pranzo con maschi adulti che si masturbano nei bagni degli alberghi”. Ma la telefonata era della Seconda Signora Panofsky. La richiamai a casa. “Hai dimenticato il portafoglio sul tavolo dell’ingresso” mi disse.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ma figurati”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ce l’ho in mano, con tutte le carte di credito”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Per le buone notizie si può sempre contare su di te”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Adesso è colpa mia?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Mi arrangerò lo stesso” conclusi riagganciando. Poi, preso da un repentino attacco di nausea, mi precipitai in bagno. Caddi in ginocchio, con la faccia sulla tazza, e vomitai non so quante volte. Congratulazioni, Barney, adesso puzzerai come una fogna. Mi spogliai di nuovo, feci un’altra doccia, mi spazzolai i denti fino a consumare tutto lo smalto, feci una quantità impressionante di gargarismi, mi cambiai camicia e calzini e voilà, eccomi di nuovo in strada. Ma dopo un centinaio di metri ricordai di aver detto al maitre che alle dodici e cinquantacinque in punto volevo una bottiglia di Dom Pérignon al tavolo. Esibizionista. Una donna del livello di Miriam la troverà una cafonata pazzesca. E un’allusione pesante, anche, come se volessi sedurla lì per lì. “E tu credi che se mi compri una bottiglia di champagne io ti zompo nel letto?”. Nulla di più remoto da me di tali pensieri impuri. Giuro. Morale, tornai in albergo e dissi di lasciar perdere lo champagne. E se poi, incredibile ma vero, avesse accettato di salire in camera? In fondo ho delle buone qualità. – Questo è un quiz, Panofsky. Segna con una crocetta tre tue buone qualità fra le seguenti dieci. – Vai a farti fottere. Salii a controllare se in camera era tutto a posto, e scoprii che il letto era ancora sfatto. Chiamai subito la donna delle pulizie per protestare, e il servizio in camera per ordinare una dozzina di rose rosse e una bottiglia di Dom Pérignon con due calici.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Mi scusi, Mr Panofsky, ma non aveva annullato l’ordine per lo champagne?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ho solo detto che non volevo la bottiglia nella Prince Arthur Room, ma ne voglio invece una fredda in camera, non prima delle due. Sempre che non sia troppo disturbo, naturalmente”. A mezzogiorno tra i piedi in fiamme, il mal di testa, la stanchezza e la tensione ero ridotto a uno straccio. Decisi quindi che quello che mi ci voleva era una bella tazza di caffè al Roof Bar. Solo che una volta lì, d’istinto, ordinai un Bloody Mary. Mi ci trastullai per un po’, fino a quando scoprii che mancavano ancora tre quarti d’ora all’appuntamento, e che nel bicchiere era rimasto solo un po’ di ghiaccio. A quel punto ne ordinai un altro, e intanto cavai di tasca la lista con gli argomenti di conversazione che mi ero preparato. Hai visto Psycho? Hai per caso letto Il re della pioggia? Cosa ne pensi del vertice Adenauer-Ben Gurion a New York? Secondo te Caryl Chessman meritava la sedia elettrica? Dopo il terzo Bloody Mary mi sentivo più sicuro, e diedi un’occhiata all’orologio. Le dodici e cinquantacinque. Mi riprese il panico. Porca miseria, mi ero dimenticato di masturbarmi, e ormai era troppo tardi. E le pezze d’appoggio. Le avevo lasciate giù: sapendo che suo padre era stato un socialista, mi ero portato dietro La libertà nello stato moderno di Laski, e naturalmente l’ultimo numero del “New Statesman”. Feci una corsa in camera, infilai il “New Statesman” in tasca e mi precipitai al mio tavolo nella Prince Arthur Room. All’una e zero due ecco entrare Miriam, preceduta dal maitre. Mi alzai per salutarla, riuscendo a nascondere sotto il tovagliolo di lino una tumescenza francamente imbarazzante. Aveva un provocante cappello di pelle nera, un vestito di lana dello stesso colore e i capelli più corti di quanto li ricordassi. Era splendida. Avrei voluto dirle qualcosa di carino, ma non volevo pensasse che ci stavo già provando. Così mi limitai a un “Sono felice di vederti”, seguito da un “Bevi qualcosa?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“E tu?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Bah, io di solito pasteggio a Perrier, ma forse oggi bisognerebbe festeggiare. Che ne diresti di una bottiglia di champagne?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Be’…”. Chiamai il cameriere. “Una bottiglia di Dom Pérignon, per favore”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ma l’ha appena…”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Le spiacerebbe portarmi una bottiglia di champagne, per favore?”. Accendendomi una Gitane dopo l’altra cercavo disperatamente di ricordarmi qualcuno dei bons mots che avevo provato e riprovato fino alla nausea, ma non andai oltre un “Che caldo, eh?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Non trovo”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Neanch’io”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ah”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Haipercasovisto Il re della pioggia?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Scusa?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Il re… cioè, Psycho”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Non ancora”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Secondo me la scena della doccia… no, dimmi cosa ne pensi tu”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Be’, prima di pensarne qualcosa dovrei vederla”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Giusto. Certo. Magari riusciamo a beccarlo stasera…”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ma tu lo hai già visto”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ah già. Vero. Adesso non ci pensavo”. Che cazzo, dove è andato a prenderlo lo champagne, a Montreal? “Secondo te,” le chiesi cominciando a sudare “Ben Gurion ha fatto bene ad accettare l’incontro con Eisenhower a New York?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Con Adenauer, vuoi dire”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Certo, Adenauer”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Scusa, ma mi hai invitato per un’intervista?” mi chiese. Ed eccola lì, la fossetta. Stavo per morire, ed essere assunto direttamente in cielo. Non azzardarti a posare lo sguardo sul suo seno. Non staccare gli occhi dai suoi. “Ah, eccolo che arriva”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Il servizio in camera chiede se conferma l’ordine per l’altra…”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Versi, per favore. Versi e basta”. Brindammo. “Non sai quanto mi hai fatto felice liberandoti oggi”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ma dài, sei stato gentile tu a trovarmi un buco fra un appuntamento e l’altro”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Veramente io sono venuto apposta per vedere te”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Mi sembrava che avessi detto…”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Come no, ho una riunione. E’ vero, sono qui per una riunione”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Barney, sei ubriaco?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Assolutamente no. Credo che dovremmo ordinare. Lascia perdere i menu a prezzo fisso, prendi tutto quello che vuoi. Certo qui dovrebbero mettere l’aria condizionata” dissi allentandomi la cravatta.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ma non fa caldo”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Sì che fa caldo. Cioè no, in effetti no”. Miriam ordinò la zuppa di piselli e io, chissà perché, quella di aragosta, che mi fa schifo. E mentre la Prince Arthur Room cominciava a basculare, cercavo disperatamente una battuta fulminante, un aforisma letale, capace di stendere Miriam e far impallidire il ricordo di Oscar Wilde. Risultato, mi sentii pronunciare le seguenti parole: “Ti piace vivere a Toronto?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Mi piace il mio lavoro”. Contai fino a dieci, poi sparai: “Sto divorziando”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Oh, mi spiace”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Nonèchedobbiamoparlarneproprioadesso, mainsommavistochenonsonopiùunuomosposato, tudaorainpoiseiliberadivedermiancora”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Parli talmente in fretta che non riesco a seguirti”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ho detto che presto non sarò più un uomo sposato”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“E’ ovvio, dal momento che stai divorziando. Spero solo che tu non lo abbia fatto per me”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Non avevo scelta. Io ti amo. Disperatamente”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Barney, ma se non mi conosci quasi”. E qui al nostro tavolo si materializzò – non proprio come lo spettro di Banquo, ma quasi – quello Yankel Schneider che non vedevo da quando eravamo insieme alle elementari. Quando si dice la sfortuna. “Tu sei il bastardo che da bambino mi ha rovinato la vita. Mi facevi il verso perché balbettavo” tuonò.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Scusi, ma che cosa sta dicendo?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Lei ha la disgrazia di essere sua moglie?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Non ancora” precisai.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Per favore” disse Miriam.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“La signora non c’entra, chiaro?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Mi sfotteva perché balbettavo. Mi faceva continuamente il verso, e io la notte, al buio, mi strappavo i capelli dalla disperazione. Sono quasi diventato matto. Mia madre doveva mandarmi a scuola a calci. Non per modo di dire, sul serio. Perché lo facevi?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Miriam, non ho mai fatto nulla del genere”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Che gusto ci provavi?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Veramente non mi ricordo affatto di lei”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Per non so quanto tempo ho sognato di essere in macchina, di vederti attraversare la strada davanti a me e di stirarti. Mi ci sono voluti otto anni di analisi per capire che non ne valeva la pena. Tu sei pattume umano, Barney” disse. Poi diede un ultimo tiro di sigaretta, me la buttò nella zuppa e se ne andò.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Cristo” dissi.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Pensavo che lo avresti preso a pugni”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Non davanti a te, Miriam”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Secondo alcuni hai un pessimo carattere, e quando hai alzato un po’ troppo il gomito, come ora – il che fra parentesi non è molto gratificante -, cominci a cercar rogna”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“”Alcuni” chi, McIver?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Si dice il peccato ma non il peccatore”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Mi sento poco bene. Sto per vomitare”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ce la fai ad arrivare in bagno?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Che disastro”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Vuoi…”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Devo stendermi”. Mi accompagnò in camera, dove caddi subito in ginocchio e vomitai nella tazza, mollando una scoreggia devastante. Volevo essere sepolto vivo. O fatto a pezzi. Dilaniato da quattro cavalli da tiro. Miriam bagnò un asciugamano, mi pulì la faccia e mi accompagnò fino al letto.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Che umiliazione”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ssh”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Adesso mi odi e non mi vorrai rivedere mai più”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Sta’ un po’ zitto” disse. Poi mi passò dì nuovo sulla faccia l’asciugamano umido e mi fece bere un bicchier d’acqua, reggendomi la testa con la sua mano fresca. Decisi che non mi sarei mai più lavato i capelli in vita mia. Mi coricai e rimasi per un po’ a occhi chiusi, sperando che la stanza smettesse di vorticare. “Tra cinque minuti starò benissimo. Ti prego, non andartene”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Prova a dormire un po’”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ti amo”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Sì, sì, va bene”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ci sposeremo e avremo dieci figli”. Al risveglio, un paio d’ore dopo, la vidi lì in poltrona, le lunghe gambe accavallate, che leggeva Corri, coniglio. Era talmente assorta che rimasi in silenzio, approfittandone per contemplare la sua infinita bellezza. Avrei pianto. Il cuore era come impazzito. Pensai che se in quel preciso istante il tempo si fosse fermato lo avrei trovato giusto. Alla fine dissi: “Lo so che non vorrai vedermi mai più. E non posso darti torto”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Adesso ti ordino toast e caffè, e se non ti spiace mi faccio portare un tramezzino al tonno. Ho fame”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Devo puzzare da far schifo. Giurami che se mi butto sotto la doccia non te ne vai”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Vedo che mi consideri una ragazza assai prevedibile”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Come puoi dire una cosa del genere?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Eri sicuro che sarei salita in camera”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Assolutamente no”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“E allora per chi erano lo champagne e le rose?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Quali?”. Me le indicò.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Ah, quelle”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Già, quelle”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Non so proprio cosa mi prende, oggi. Non sono io. Non ci sto con la testa. Adesso chiamo il servizio in camera e faccio portar via tutto”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Lascia perdere”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Lascio perdere”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“E adesso di cosa parliamo? Di Psycho, o del vertice Ben Gurion-Adenauer?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Miriam, non voglio mentirti. Né ora, né mai. Yankel ha detto la verità”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Yankel?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Il tizio che è venuto prima al tavolo. Mi piazzavo davanti a lui in cortile e gli dicevo: “Hai fatto pi-pi-pipì a-a-a letto co-co-come al so-so-solito, brutto ri-ri-ritardato?”. E ogni volta che in classe si alzava, terrorizzato, per rispondere a una domanda, io cominciavo a ridacchiare prima ancora che aprisse bocca, e lui scoppiava regolarmente in singhiozzi. E io: “U-u-un ve-ve-vero fi-fi-figurone, Yankel”. Perché facevo una cosa così orrenda?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Non pretenderai una risposta da me, spero”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Miriam, se solo sapessi quanto sei importante per me…”. E all’improvviso provai una specie di strana sofferenza, o meglio, di strana gioia. Era come se il ghiaccio che mi ricopriva il cuore si stesse spaccando; l’inizio del disgelo, una cosa così. Mi misi a parlare a macchinetta, inframmezzando – temo alla rinfusa – le disavventure della mia infanzia alle storie di Parigi. Raccontavo di Boogie che comprava una dose, e subito passavo all’indifferenza di mia madre nei miei confronti. Le dissi di come Yossel Pinsky fosse sopravvissuto ad Auschwitz, e di come ora trattasse affari in un bar di Trumpeldor Street, a Tel Aviv. Mi sembrava imprescindibile farle sapere che a suo tempo avevo trafficato in anticaglie egizie di contrabbando. E che ballavo il tip tap. Da una rievocazione delle gesta di Izzy Panofsky alla Buoncostume passai alla lettura di Terry McIver nella libreria di George Whitman, quindi la intrattenni su Hymie Mintzbaum. Le raccontai della posta pneumatica che mi era arrivata troppo tardi, di come Clara fosse andata incontro a una morte prematura che forse si sarebbe potuta evitare, e ammisi che sognavo ancora il suo cadavere decomposto.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“E così il Calibanovitch di quel famoso verso saresti tu”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Sì, sarei io”. Le spiegai che mi ero impegolato nel matrimonio con la Seconda Signora Panofsky in spregio a Clara, anzi no, per senso di colpa, anzi no, perché ancora non le avevo perdonato il suo giudizio su di me. Ma giurai di non avere mai amato nessuno fino a quando non avevo incontrato lei, Miriam, al mio matrimonio. Poi mi resi conto che fuori era sceso il buio, e la bottiglia di champagne era finita.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Andiamo a cena?” le chiesi.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Prima magari facciamo due passi”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“D’accordo”. Toronto non mi è mai piaciuta, con la sua aria tronfia da reparto contabile del paese. Ma quella sera tiepida di inizio maggio, nel caos di Avenue Road all’ora di punta, mi sentivo particolarmente euforico e conciliante. Camminavo a un palmo da terra. Ma sì, in fondo gli alberi erano carichi di gemme. E d’accordo, i fruttivendoli verniciavano di arancio o di viola le margherite esposte fuori dai negozi, però i mazzi di narcisi erano incontaminati. Alcune delle segretarie che camminavano a due a due col vestito estivo avevano un’aria graziosa. Sulle ali dell’entusiasmo sorrisi un po’ troppo a una giovane madre che spingeva il passeggino – almeno a giudicare dall’occhiataccia che mi rivolse e da come, di colpo, accelerò il passo. E neppure il solito, sudatissimo maratoneta in braghette corte che saltellava sul posto a un semaforo riuscì a rovinarmi l’umore. Anzi, lo abbordai con un “Bella serata, vero?”, che lo spinse immediatamente a controllare se il portafoglio fosse ancora al suo posto. E forse non avrei dovuto fermarmi ad ammirare l’Alfa Romeo nuova di zecca parcheggiata davanti a un antiquario, dato che il legittimo proprietario si precipitò fuori con aria truce. Cammina cammina arrivammo all’entrata di un piccolo parco, dove pensavo avremmo potuto fermarci a riposare su una panchina. Ma il cancello era chiuso col lucchetto, e su un cartello si leggeva: “VIETATO CONSUMARE PASTI O BEVANDE, ASCOLTARE MUSICA e INTRODURRE CANI”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“A volte” dissi a Miriam prendendola per mano “penso che lo spirito di questa città, la sua vera essenza, sia il terror panico che qualcuno, da qualche parte, possa essere felice”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Vergognati”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Perché?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Perché hai usato il saggio sul puritanesimo di Mencken senza nemmeno citare la fonte”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Davvero?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Come fosse farina del tuo sacco. Non avevi promesso di non mentirmi mai?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“E’ vero. Scusa. Cominciamo da adesso”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Io ci sono cresciuta, tra le bugie, e non le tollero più”. Improvvisamente serissima, Miriam mi parlò di suo padre, il tagliatore di diamanti e sindacalista. Che lei aveva adorato, considerandolo un meraviglioso sognatore, fino a quando non aveva scoperto la sua seconda vita. Era fissato con le donne; si faceva tutte le operaie che gli capitavano a tiro, e passava i sabati sera nei locali più infimi. Per sua madre era stato un tormento. – Come puoi sopportarlo? le aveva chiesto Miriam un giorno. – E cos’altro posso fare? aveva risposto lei, chinandosi sulla macchina da cucire. La madre di Miriam era poi morta di cancro all’intestino, fra sofferenze atroci. “Gliel’ha fatto venire lui”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Non credi di esagerare?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“No. E non permetterò a nessun uomo di fare lo stesso con me”. Non ricordo esattamente cosa mangiammo, né dove. Mi pare in una bettola dalle parti di Yonge Street, seduti fianco a fianco, con le gambe che si toccavano. Però ricordo bene che lei mi disse: “Non ho mai visto nessuno così infelice al suo matrimonio. Ogni volta che alzavo gli occhi mi stavi guardando”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Come l’avresti presa se fossi rimasto sul treno?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Non sai quanto ho sperato che lo facessi”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Davvero?”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Be’, stamattina sono andata dal parrucchiere, il vestito l’ho comprato apposta, e non mi hai neanche detto che sto bene”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“No. Sì. Ma ti trovo splendida, Miriam, giuro”. Quando arrivammo sotto casa sua in Eglinton Avenue erano ormai le due. “Scommetto che fingerai di non voler salire”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Sì. No. Aiuto, Miriam”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Mi devo alzare alle sette”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Be’, allora…”.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: inherit; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin-bottom: 1.6em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Allora vieni” disse prendendomi per mano.</div>
</blockquote>
Cmq io sto libro qui l'ho amato e lo amo ancora. E posso assicurarvi che è sempre una lettura piacevole, esilarante, divertente, è un libro che ti fa morire dal ridere da sola. E che ti fa capire quanto un uomo " preso" possa essere nella sua fragilità e imperfezione, goffo e adorabile, quanto stronzo buono e vittima sacrificale. Ma è concesso solo al Panofsky.<br />
Buona Lettura da Voglie!!!!!!<br />
<br />
<div class="wpcnt" style="background-color: white; border: 0px; box-sizing: inherit; color: #5e5e5e; font-family: Roboto, Helvetica, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 0; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: center; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
</div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-14296564848465705952016-06-20T11:38:00.002+02:002016-06-20T11:38:53.614+02:00Gioca a jenga e lassa fare!<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxz2OOvoUKPr959IVIf5eCxSLr1dsVYMKs5TK77NtYV0ReUfgv66ZLfKI-k1mOGSk1E8jzN3Hd-OXq-xoGw31_FpqNDMhsyxTvviswVpfhbi_Vwun-cshqQGqyGv_0n3UJZDp_ezAgooE/s1600/jenga.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxz2OOvoUKPr959IVIf5eCxSLr1dsVYMKs5TK77NtYV0ReUfgv66ZLfKI-k1mOGSk1E8jzN3Hd-OXq-xoGw31_FpqNDMhsyxTvviswVpfhbi_Vwun-cshqQGqyGv_0n3UJZDp_ezAgooE/s400/jenga.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Cioè datevi na regolata co sti rapporti ragazzi miei !!! Non si può più sentire, pare quasi un bollettino di guerra senza morti, che poi i morti ci sono davvero, perchè le persone che vengono fuori da queste guerre personali, da questi disastri emotivi, sono gente viva solo all'apparenza, dentro sono morti che camminano. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Intorno a me, è quasi un mese, che sento di storie che finiscono dopo poco, dopo anni, dopo 4, dopo 10, dopo 2, dopo 5! Di amori in corso incontro ad elettrocardiogramma piatti.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Tanta amarezza, tanta tristezza, tanta delusione, sentimenti che ammalano l'anima, gelano gli entusiasmi, terrorizzano di paura, ci fanno chiudere in noi stessi a doppia mandata, ci fanno smettere di credere che forse, ancora, possiamo tornare nuovi, possiamo amare, che è la cosa più semplice di questo mondo, è come un' addizione che fa 1+1 = 2. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Un'addizione che noi complichiamo innestandoci su proporzioni, serie numeriche, strane sequenze matematiche incomprensibili, perdendo di vista solo e unicamente un' addizione semplice semplice. Ma dico io no?.. Già di per se la matematica è un casino, una volta tanto che vi capita un compitino semplice semplice come n'addizione, e non siete contenti?!! </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Quando anche il nostro Papa è arrivato a dire, piuttosto che fare disastri, evitate di sposarvi e andate a convivere, bè è chiaro che siamo alla frutta o magari già al dessert. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Lo condivido a pieno il messaggio di Papa Francesco, Lui dice meglio fare rodaggio, imparare pian piano a gestire una convivenza, a capire se ci si può incastrare insieme, capire se ci si può assumere delle responsabilità, un impegno. Ma Papa mio, ma quale impegno, oggi la gente vede come un impegno anche il fatto di fare un pezzo di strada con qualcuno, che a un certo punto cambia rotta, le strade possono essere tante, la paura resta la stessa. Oggi imperversano i rapporti usa e getta, oppure vanno di moda gli esperimenti, proviamo e vediamo che succede??.. Disastri succedono, credete a me. Succede che uno lo sa già se tu gli piaci o no, se vicino a quel mi piaci campeggia anche un " abbastanza". Lo sa già, non ci prendiamo in giro, è chimica, passione, intesa, feeling, aver voglia di fare un passo, un gesto, di fare senza sentire quel senso di dover fare, che in questo campo qui, proprio non ci siamo. Ma come diavolo è che i nostri nonni avevano le idee così chiare, senza neanche portarsi a letto nessuno. Resta un mistero, o forse un assunto che ha dell'ovvio. Rifletteteci!!! </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">A volte ci capitano tra le mani delle cose preziose, e forse tanta è la voglia di tenerle strette tra le dita che perderle è un attimo. Siamo degli infiniti casinisti, siamo analfabeti, non sappiamo leggere quasi mai cosa davvero ci abita in fondo al cuore, o forse preferiamo non farlo, diventa più comodo così. E funziona che un minuto prima avevamo qualcuno da incontrare per una birra, per una coccola, per uno scambio semplice, e poi un minuto dopo a quel tavolino ti ritrovi da solo a indagare nelle occasioni perdute. Basta così poco per tenersi qualcuno, solo che l'orgoglio ci fotte sempre.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Io di Voglie, però credo in una cosa e ci credo fermamente, finchè vivi e basta e ti affidi al " lassa fare", le cose si spiegano naturalmente, un fiore non fa niente, non pensa, non si complica l'esistenza al cubo, nasce, sboccia, vive, muore. Noi siamo artisti di primo livello a inquinare le nostre emozioni, a fare disastri, e tutto parte da un pensiero che abbiamo tirato fuori dal passato, o da una catastrofica proiezione futura che è solo nella nostra testa. Ma io dico no?.. Ma cosa vogliamo capire, cosa pretendiamo di capire, ma se a malapena capiamo di noi stessi?... credo che le inquiniamo le nostre emozioni, le roviniamo con tutte le nostre dannate forze, ma spegni il cervello, fatti un tuffo da un dirupo e nuota senza posa, fatti una liberatoria corsa in moto e lasciati soggiogare dall'ebbrezza della velocità, scrivi un libro e lasciati sedurre, leggi storie d'altri, fai razzia in libreria, immergiti negli abissi, fatti il cammino di Santiago de Compostela, fai, agisci, occupati di qualcuno, che non sia tu, e solo tu, e sempre tu, sposta l'attenzione dalla tua testa, spegni sto cervello che va a mille e sai che fai??... Gioca a Jenga!!! In questo gioco serve equilibrio, zero proiezioni, zero pesi, zero, serve leggerezza ed equilibrio, gioca. Ti accorgerai che non puoi tenere in equilibrio tanti bastoncini su un legnetto solo, perchè se solo fai una mossa falsa l'impalcatura che hai messo su di legnetti ti cade addosso. E invece basta mettere un legnetto per volta, quelli tengono ed è mettendo un piccolo legnetto per volta che capirai come posizionare gli altri legnetti via via. E' così che funziona con le cose del mondo, che per un gioco del destino ci capitano tra le mani, e delle volte sono così preziose, che ce ne rendiamo conto solo dopo averle irrimediabilmente fottutamente perse. Vivete, viviamole, senza troppo costrutto mentale, in fondo oggi ci siamo!!! Gioca a jenga, tieni in equilibrio le tue emozioni, non caricare troppi legnetti, e non ti figurare orchi e dinosauri di fuoco mentre giochi che te li divorano, perchè finirebbero per farlo davvero. Gioca, divertiti e basta!!! </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-45662340237968594912016-06-17T11:03:00.001+02:002016-06-17T11:19:52.637+02:00Voglie consiglia senza presunzione.<div style="text-align: justify;">
Leggere aiuta a tenere in piedi o quantomeno in equilibrio i propri sogni. Leggere un libro ti porta da qualche parte sempre, e delle volte un libro scelto a caso ti da proprio quelle risposte che stavi cercando. Ma non voglio farvi da Guru, tediarvi, o mostrarvi un qualche sentiero che conduce da qualche parte, non so nemmeno dove conducono le strade che imbocco io. Mi perdo, e a volte perdermi mi piace, mi spalanca orizzonti nuovi, che prima non vedevo. Perdersi ti disorienta, cerchi invano una bussola e continui a sentirti sempre più perso, non so che dirti, continua a vagare, come faccio io, prima o poi capirai qualcosa e ti ritroverai da qualche parte, forse il nostro, delle volte, è un percorso obbligato. Però una cosa, dall'alto della mia semplicità, entrando in punta di piedi in ognuna delle vostre vite, senza entusiasmi, oggi non ne ho per me, bè un consiglio che funziona con me, posso darvelo. Andate a correre con la vostra più bella playlist dei ricordi, nelle stradine di campagna, al mare, ma andate a correre, con i vostri neuroni tutti in subbuglio. Magari non sei dell'umore, sei pigro, ma corri, per te stesso, senti i tuoi muscoli, il cuore che batte più forte, ascolta il tuo sangue pulsare e la musica che impazza nelle tue orecchie. Ti sentirai sempre più vivo. E qui sulla tua playlist del cuore io proprio non so mettere bocca, magari sei uno rock come me, magari sei uno da musica pop, balcanica, house, italiana, commerciale, insomma scegliti tu lo sciroppo giusto per i tuoi neuroni e sciroppateli tutti, la musica compie tanti miracoli, magari anche il tuo. </div>
<div style="text-align: justify;">
A me accade questo, che quando corro da sola, o leggo, delle cose intorno a te, senza che tu te lo aspetti, mai, sanno sussurrarti la frase giusta nel momento giusto e regalarti esplosioni di profonda consapevolezza. Credimi, è come se tanti improvvisi, inaspettati indicatori direzionali ti indichino la strada. </div>
<div style="text-align: justify;">
Un altro consiglio, starai pensando, ma tu chi ti credi di essere, ma tu di Voglie, lasciami in pace e s tatte zitta, bè magari fai bene a pensarlo, ma credo dovresti invece ringraziarmi lettore a caso, e lo sai perchè?... Perchè io ti sto regalando dei piccoli ingredienti di felicità a gratis. Quindi statte zitto tu!!</div>
<div style="text-align: justify;">
Ecco, perdevo il bandolo della matassa, l'altro consiglio è leggi, leggi. Vai in libreria e lasciati attrarre, soggiogare, da qualche copertina che ti invita ad aprire quel libro e farti un viaggio, che non è il tuo, è come vivere, guardando da una vetrina, curioso, ciò che vivono altri, e vedere il dipanarsi delle loro vicende, e cogliere in quelle storie sempre un pò di ciò che ci riguarda. </div>
<div style="text-align: justify;">
A me capita una cosa strana quando entro in libreria. Per prima cosa, è il libro a scegliere me. Poche volte ho le idee chiare. E poi stranamente mi accosto alla lettura proprio di quel libro di cui avevo bisogno e qualcosa, credete a me, succede sempre. Comunque come ogni anno sarà mia premura farvi un elenco dei libri consigliati da portare in valigia nelle vostre vacanze, da portare con voi sotto l'ombrellone, ma questo ve lo dirò forse, alla prossima puntata. </div>
<div style="text-align: justify;">
Intanto ascoltate la musica, quella di altri, e a un tratto, accadrà che sentirete la vostra, anche se adesso siete sordi, non importa, ascoltate la musica, imbevete i vostri neuroni di note e di energia, e poi leggete, vivete le storie degli altri, e qualcosa, qualcosa, vi sorprenderà. Lasciatevi sorprendere, sempre. </div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-78179286164263213632016-06-15T11:16:00.000+02:002016-06-15T17:56:15.760+02:00Le Matrioske.<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8_yQhm7nIm9R0oN9s7ioA347FLFK0wMVU8EWY1GI3XKJi1lZRmtYcgH4Iz3UZjgEXLUFp3xUuW4epeHvtmOAyu95TXT0dcG1DL3GInt3Mim3RvvHXiX8Ay-tHWSaCa8ATpozT9-xyHSY/s1600/s-l225.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8_yQhm7nIm9R0oN9s7ioA347FLFK0wMVU8EWY1GI3XKJi1lZRmtYcgH4Iz3UZjgEXLUFp3xUuW4epeHvtmOAyu95TXT0dcG1DL3GInt3Mim3RvvHXiX8Ay-tHWSaCa8ATpozT9-xyHSY/s320/s-l225.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Siamo tutti uguali. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Uguali perchè abbiamo carne che ci ricopre, ossa che ci tengono in piedi, abbiamo oceani di sangue ripartiti in rivoli di arterie e vene, abbiamo un cuore con un battito, abbiamo un cervello. Siamo esseri perfettamente funzionanti, nella maggior parte dei casi. Siamo tutti uguali, stessa struttura, stessa composizione, apparteniamo agli umani. E invece siamo tutti diversi. Siamo unici. Nell'intero universo mondo non c'è davvero nessuno che somigli a qualcun' altro, non c'è davvero nessuno che somigli a te. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Siamo umani con un marchio di unicità, siamo sistemi unici e meravigliosi, complessi, o semplici, ma sistemi. Qualcuno muove le dita in un modo, quando ride fa quella strana fossetta sotto il mento, quando è triste o accigliato corruga la fronte e gli si aprono autostrade di rughe che lo percorrono. Nel modo di camminare, nel modo di muoverci, nel modo di ridere, nelle mani, nel modo di vivere, siamo esseri unici. Ognuno di noi è un mondo, un mondo che ha tanti mondi nascosti. Tanti strati di pelle. Un pò come le cipolle, se le scopri troppo, se le sbucci strato a strato, fanno piangere. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Siamo come le matrioske, queste bambole russe che come scatole cinesi da collezione, di grandezza crescente, vanno a calzare perfettamente l'una nell'altra. Questa bella bambolina con la faccetta dolce, dipinta ad arte, racchiude in sè tante altre piccole bamboline via via più piccole, fino a quella minuscola, alta quasi un pollice. che sta in fondo e rappresenta il seme. E' risaputo dalla cultura generale che ogni matrioska contiene figure di tutti i tipi, donne, uomini, bambini, ed anche emozioni, come il bene, il male, la paura, il dolore, la gioia. La matrioska contiene tutto in uno spazio che occupa solo un posto all'apparenza. Tutti i pezzi restano nel grembo ed è per questa ragione che rappresenta come un cerchio magico che si apre con un pezzo chiamato " madre" e si chiude con un pezzo chiamato " seme". E' il simbolo della fertilità, della famiglia, della generosità come del resto qualunque figura materna. La sua corpulenza ricorda gli artefatti dell'arte antica, dalle veneri paleolitiche ad alcuni giocattoli orientali.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ecco secondo me ognuno di noi è una matrioska. Con questa faccia bella e dipinta, che non tradisce imperfezione, con un sorriso finto, che occupa un solo spazio, quello di una donna in piedi. Ma quante matrioske si incastrano in quella donna?... Vive un rapporto tra microcosmo e macrocosmo, il principio e la fine, l'Alfa e l'Omega. L'io è molteplice. Ognuno di noi è una summa di tante cose, noi vediamo coi nostri occhi quello che appare in evidenza, vediamo la matrioska grande, quella che si regge in piedi in un unico spazio, poi però i comportamenti della gente, i fatti della gente, lasciano intravedere tutte quelle fottutissime matrioske incastrate perfettamente. Perchè nel tempo, crescendo, facendo esperienza, rapportandoci con la gente del mondo, cresce dentro di noi sempre più una consapevolezza maggiore di ciò che siamo, di ciò che non vogliamo, di accogliere ciò che pur scomodo ci viene a trovare. Ed è così che incastriamo una ad una, perchè diventiamo abili cesellatori, incastriamo una ad una piccole parti di noi che ci compongono, stando attenti a non fare intravedere le matrioske più piccole che stanno dentro, nascoste, giù più in basso, e che però fanno parte di ciò che siamo. La paura, le emozioni che rifuggiamo si depositano lì, come detriti sul letto di un fiume, le lasciamo lì queste emozioni scomode, perchè nessuno le veda, perchè se riuscisse a vederle, diventeremmo scomodi, meno perfetti, e rischieremmo di essere rifiutati. Ma questo è quello che ci illudiamo di pensare e basta. Perchè poi inevitabilmente le piccole matrioske, che abbiamo abilmente incastrato, qualcuno ce le smonta, come se conoscesse i tuoi meccanismi, un pò come quando pensi di essere invincibile, di non poter soffrire più, di non poterti innamorare più, e invece arriva qualcuno che non ti aspetti che disinnesca le tue difese, che ti scopre strato a strato. E lì le tue matrioske te le vedi tutte insieme come il collage della tua vita nascosta. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">E in fondo che male c'è, capita. Tu stai attenta a non mostrarti, dici e non dici, fingi, ti proteggi, chiami in soccorso la matrioska di facciata e ti ripeti che è tutto apposto, che nessuno ha toccato veramente le tue paure, che nessuno ha visto quelle parti fragili, che nessuno ha capito cosa ti abita veramente dentro. Più soffriamo nella vita di tutti i giorni, nelle storie di tutti i giorni e più collezioniamo matrioske via via più piccole, per nascondere noi stessi sempre più giù in fondo, e releghiamo a chi ci incontra solo pezzi depurati e confezionati ad arte di quello che non siamo. Poi però qualcosa, un incontro che non ti aspetti, qualcuno che forse ti sfiora appena, senza toccarti davvero, perchè tu non ce la fai a permetterglielo, o il discorso di un passante, qualcosa, un emozione, una parola ti si infila attraverso tutti gli strati di pelle che hai, quasi conoscesse la strada che porta alle tue paure, affonda le mani nelle tue matrioske e le smonta, qualcosa o qualcuno che forse non ne è nemmeno consapevole, certe cose capitano, come la pioggia col sole, qualcuno ti scopre strato a strato, fino al tuo seme. Ed è li', proprio lì giù in fondo che sei vera, che sei veramente quella che ti abita. Voglie vi consiglia di tenervele le vostre matrioske. Vi aiutano, vi proteggono, vi evitano di soffrire, un pò come quelle parti stronze che sbucano all'improvviso, e quindi vi sentirete sempre più forti e meno vulnerabili, vincenti, ma vi evitano anche di avvicinarvi a qualcuno e in tutta semplicità di amarlo. Perchè io penso che possiamo concederci anche il lusso di amare qualcuno, qualcuno che non ha forse niente di speciale, ma che lo è solo per noi, anche tenendoci dentro le nostre matrioske, finchè forse smetteranno di avere potere. Bukowsky il dannato, lo sboccato, l'uomo, lo scrittore, conoscitore dell'animo umano, e delle umane fragilità e debolezze, chi più imperfetto e fragile di lui, diceva : " </span><span style="background-color: white; color: #212121; font-family: inherit; font-size: 29px; font-weight: lighter; line-height: 36px; text-align: left; white-space: pre-wrap;">Drink from the well of yourself and begin again!!!</span></div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-208342870298112952016-06-08T11:51:00.001+02:002016-06-08T11:51:26.292+02:00L'alter ego.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWaoPNQGmBuh8UztcwSH1o6pOaMKrROLNmz3fLNPhRWIJIZSCgIu9418wKJX1mOV7FHfRoqxLmB2UerS_MhCfQBido7oVVpkNUQzcRLNQz73yYvmmZ0KpCPGVCp3PRvwH-YptPg7rpbtE/s1600/the_valley_725x525.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWaoPNQGmBuh8UztcwSH1o6pOaMKrROLNmz3fLNPhRWIJIZSCgIu9418wKJX1mOV7FHfRoqxLmB2UerS_MhCfQBido7oVVpkNUQzcRLNQz73yYvmmZ0KpCPGVCp3PRvwH-YptPg7rpbtE/s320/the_valley_725x525.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: georgia, 'times new roman', serif; font-size: large; text-align: justify;">Chi è la penna del blog? Voglie Letterarie"?... L'alter ego? </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: georgia, 'times new roman', serif; font-size: large; text-align: justify;">Bella domanda, la blogger si mostra, si palesa al web, si racconta, racconta, fantastica, inventa, viaggia, a volte restando nello stesso posto, ha una lente diversa attraverso cui guarda alle cose, dispensa emozioni. Per essere una blogger devi avere un'anima se dark o white poco conta, ma devi avere un anima, quella di Voglie credo sia nera, deep dark inside e rock.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Voglie è la blogger, e fa un lavoro, ha un profilo che voi conoscete benissimo, e spero vi diverta, vi distragga, vi allieti, spero che leggiate il blog e che di tanto in tanto vi dedichiate, vi ritagliate dei momenti con Voglie. Voglie Letterarie è un personaggio di invenzione, non è un diario autobiografico, è un veicolo di emozioni, di immagini, di imput o output che arrivano, si spera, alla scatola cranica. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Voglie è evasione, profondità, ironia, leggerezza, tanta sostanza. Voglie è quel personaggio che nella vita vince e perde, e non le importa un tubo, perchè non esiste, non c'è, l'ha inventato un giorno per caso, una giovane donna che fa tutt'altro, forse così diversa da Voglie, che invece più che mostrarsi, si nasconde dietro un personaggio di fantasia, che sembra perfetto, perfetto perchè non esiste, come la perfezione, non esiste, le serve da alibi. Ciò che è perfetto, credete non lo è, e ciò che vuole essere perfettibile, si cimenta in sforzi vani. La perfezione non esiste e poi a Voglie non piace. Lei ama gli imperfetti. Chi legge il blog, può essere tratto in inganno, e pensare che Voglie coincida perfettamente con la donna che dietro scrive. Per tanti aspetti, direi di no. Forse un giorno ve la presento! Lei è più umana, è fatta di carne e di ossa, è imperfetta, capita la si incontri, anche se va sempre di fretta.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Quel che è certo è che questo personaggio che una penna ha creato e tiene in vita non esiste.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Siamo in due, Voglie e la penna.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">La donna che scrive vive una vita diversa, reale, Voglie vive una vita d'inchiostro. Quella vita che è talmente bella, solo perchè non la afferri mai, non le dai sempre la stessa dimensione, o lo stesso colore, cambia a seconda dell'inchiostro che usi, la disegni un pò come ti pare, a tuo uso e consumo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Voglie è fortunata. Ma esisterà solo finchè quella donna che l'ha creata, avrà voglia di continuare a darle inchiostro. Voglie è seguita, è importante, fluttua leggera sul web, e se la gode un mondo, lei. Voglie è stronza, anche, quando vuole. Poi Voglie sa voler bene, lei, la donna dietro non so. Voglie è tosta, è coraggiosa, ha palle e cuore, roba insolita, insomma. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">E' una gran cosa essere qualcun'altro.delle volte.Ti solleva da ogni responsabilità.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-84261568141137483692016-05-30T10:24:00.001+02:002016-05-30T11:11:37.562+02:00Narciso infelice<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPSGmh93SD03GWQeKvKViShVVmLgSEz6SkYTcGzhVB4NlGICBEWRn8vGHfWlC-Dp8DQ8Sjx7sGLyTdXMZJdUwQ8xJk7v5lFYQ3SiLgwvSH2yZ9ltyXqUWEQ0WrFxCb_VAk4e7MZcAvf6M/s1600/waterhouse_narciso_eco.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="233" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPSGmh93SD03GWQeKvKViShVVmLgSEz6SkYTcGzhVB4NlGICBEWRn8vGHfWlC-Dp8DQ8Sjx7sGLyTdXMZJdUwQ8xJk7v5lFYQ3SiLgwvSH2yZ9ltyXqUWEQ0WrFxCb_VAk4e7MZcAvf6M/s400/waterhouse_narciso_eco.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
" Risuona l'eco delle ultime parole"!!! .. La parola Eco, nasce da ciò che ne resta dell'amore della bella ninfa Eco per Narciso. Entrambe queste figure hanno riempito pagine della mitologia greca. Narciso era figlio della ninfa Liriope e del fiume Cefiso, che innamoratosi della ninfa la avvolse nelle sue onde e nelle sue correnti, possedendola, e da questa unione nacque Narciso, un bambino di indescrivibile bellezza e grazia che avrebbe avuto una lunga e felice vita, se mai non avesse incontrato e conosciuto se stesso. Narciso crebbe di una bellezza disarmante e senza eguali, tanto che chiunque gli si avvicinava si invaghiva di lui, ma Narciso rifuggiva ogni attenzione amorosa, era denso di vanità e profondamente insensibile. Un giorno, mentre Narciso era in giro per i boschi, intento a tendere trappole per catturare i cervi, la ninfa Eco lo vide e si invaghì di lui, tanto che lo segui' silenziosamente per i boschi, finchè un giorno, che Narciso si era smarrito nel bosco, lei offrendosi di aiutarlo, gli si mostrò al fiume traboccante d'amore e pensieri teneri, donandosi a lui come un dono. Ma Narciso alla vista di Eco scappò via inorridito. La povera ninfa respinta, si lasciò via via morire per la passione per Narciso che fu aspramente punito da Nemesi per la sua freddezza, e mentre si dissetava nel fiume, vide il suo volto riflesso nell'acqua e cominciò a struggersi solo per quel volto, per se stesso. " Racconta Ovidio ( Metamorfosi III, 420 e .) " <i>Contempla gli occhi che sembrano stelle, contempla le chiome degne di Bacco e di Apollo, e le guance levigate, le labbra scarlatte, il collo d'avorio, il candore del volto soffuso di rossore... Oh quanti inutili baci diede alla fonte ingannatrice!... Ignorava cosa fosse quel che vedeva, ma ardeva per quell'immagine..."</i><br />
L'immagine più esaustiva di mille parole, racconta con un contrasto netto e forte, quasi violento nella sua forma descrittiva, la bella Eco che si offre come un dono, nuda alla fonte, ad un uomo, innamorato solo di se stesso. E tutti gli sforzi, i tentativi, gli slanci della povera ninfa si rivelano vani ed effimeri. Osserviamo un Narciso completamente giogo e vittima della sua stessa immagine, incatenato a se stesso, occupato solo di splendere per tutti, che non può accorgersi di un cuore semplice che gli viene teso tra le mani. La bella Eco incontrandolo si condanna all'infelicità, e a causa di questa passione non corrisposta si lascia lentamente morire. E' evidente dalla mimica teatrale dell'immagine, il netto contrasto tra un volto che guarda nella direzione dell'altro, completamente proteso a guardare se stesso. Eco muore, ma forse la sorte più triste viene riservata a Narciso, che invece si condanna solo a vedere la sua immagine riflessa e a struggersi d'amore per un immagine che ha inconsistenza, che non può baciare, amare, toccare, perchè sfugge, si ritrova vittima di sè, pago solo di sè, o forse mai pago, si condanna alla solitudine, ad un appagamento effimero, quello di splendere per chiunque incontri, sempre attento a mantenere accesa quella luce di splendore, si condanna alla solitudine, a non avere quel naturale e sano slancio di amare qualcuno che non sia se stesso. La peggiore delle sorti in vita, non essere in un angolo di cuore di nessuno, solo che questo Narciso non lo sa, non lo sa di essere infelice, perchè è Narciso.<br />
Veniamo a noi, staccandoci dalla mitologia, oh ma quanta fatica fa uno ogni giorno ad essere Narciso? Quanta sofferenza catalizza? Quanta solitudine ingoia?... Quanto impegno a tenere accesa la luce dello splendore vanesio?... Mah credo che Narciso sia davvero il più disgraziato dell'Olimpo, ma non lo sa, quindi da qui il disturbo di personalità, non lo sa ed è felice della sua infelicità. Bel quadretto, non c'è che dire. Si ciba di felicità, emozioni vissute con intensità al cubo, poi appena queste emozioni lo annoiano, lo tediano, ne ricerca un'altra, e ritiene quella precedente non all'altezza. Colleziona emozioni monouso, vive per splendere. Deve essere na gran faticaccia impegnarsi a splendere, stare sempre a mille sul sentiero che porta al tempio e poi rinchiudersi in una stanza del tempio a doppia mandata quando le batterie sono a terra. Povero Narciso, condannato da Nemesi a questa vita infelice. Ecco ora ve lo voglio dire, per me, Narciso era un infelice, baci vani alla sua immagine, e poi rifiuta una donna in carne, più carne che ossa che gli si offre. Ah non capiva proprio niente sto Narciso qua. Avere un posto nel cuore di qualcuno credo sia di gran lunga meglio dell'aridità emotiva e la solitudine, avere un posto in cui tornare è come ricevere un dono, un pasto caldo, un vestito da indossare, avere un porto dove attraccare. Invece Narciso vaga per i boschi e rifugge ogni genere di amore che gli viene offerto, ama se stesso. punto. Colgo una sorta di distorsione cognitiva in questa pagina mitologica. L'espressione " Ama te stesso".. è una delle più belle espressioni che io conosca, amare se stessi è il primo passo per amare gli altri, altrimenti non può esserci alcuna forma di amore sano, ma in questa pagina mitologica dove Narciso la fa da padrone, sembra la si legga come " Ama solo te stesso". Chi ama solo se stesso, chi cerca la propria immagine riflessa in uno specchio d'acqua, bè non potrà mai amare davvero nessuno, potrà planare superficialmente sull'amore, o sull'idea di amore, usare questo amore, cibarsene come un lupo si ciba degli agnelli, ma non potrà mai amare, troppo intento ad osservare il volto di se per accorgersi di un volto di donna che guarda nella sua direzione. Comunque sia resta una pagina interessante. Infelice si. ma interessante.</div>
<div style="background-color: white; font-size: 15.2px; line-height: 22.8px; text-align: justify;">
<div style="font-size: 15.2px; line-height: 22.8px;">
<br /></div>
</div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-25948163685931758792016-05-23T12:26:00.001+02:002016-05-23T12:27:28.461+02:00Groundhogday.<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMWCvb5kbwr8fs52mOGaYwDLTDywQO_sE2TBivUFQYVqrkPDExug87T6CyvBFh0g8HaF9rB0Zr3hLShdinqSUdfIWcbQHLl6gzGUqIdo0HJH6gRJOM7cv4fBFgcP_R1Q4zdxtx3SMQZ3A/s1600/groundhog-day-groundhog_12530_600x450.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="285" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMWCvb5kbwr8fs52mOGaYwDLTDywQO_sE2TBivUFQYVqrkPDExug87T6CyvBFh0g8HaF9rB0Zr3hLShdinqSUdfIWcbQHLl6gzGUqIdo0HJH6gRJOM7cv4fBFgcP_R1Q4zdxtx3SMQZ3A/s400/groundhog-day-groundhog_12530_600x450.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Groundhogday! E' una festa celebrata negli Stati Uniti e nel Canada il 2 febbraio, e racconta il comportamento di un esemplare di marmotta americana, un roditore della famiglia sciuridae, diffuso in Canada e Stati Uniti, al suo risveglio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial";"><span style="font-size: large;">Quando si sveglia dal lungo letargo, questa strana marmotta, capita che non riesca a vedere la sua ombra perché il tempo è nuvoloso, ed in quel caso lì pare che l'inverno finirà presto. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial";"><span style="font-size: large;">Se invece vede la sua ombra perché è una bella giornata, si spaventerà molto e tornerà di corsa nella sua tana e l'inverno continuerà per altre 6 settimane. La tradizione statunitense deriva da una rima scozzese "...</span><span style="font-family: "times new roman"; font-size: large;"> If Candlemas Day is bright and clear, there'll be two winters in the year. »</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Se il cielo è nuvolo la marmotta si sveglia e vive, esce dalla letargia della cecità e si gode i suoi giorni da marmotta felice e sveglia, se invece il cielo è terso e il sole spacca le pietre, bè sto strano esemplare qua, appena intravederà la sua ombra, fuggirà nella sua tana. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Ma tu valla a capire. Anche nella vita ci capitano questi Groundhogday, forse più spesso di quanto pensiamo, come pellicole impazzite di film appena visti che corrono veloci su uno schermo. Ieri sono stata incollata a una pellicola, un po' per noia, un po' per svago. Ho visto un film che raccontava di un grande, spettacolare Groundhogday, di quelli da spavento. C'era tutto, tutte le costanti, gli elementi possibili perché la marmotta decidesse di vivere, di abbandonare il letargo, di aprire gli occhi, e invece sceglie la cecità, intravede l'ombra di un qualcosa che si delinea e che la spaventa e sceglie di tornare a dormire. Qualcosa, qualcuno che incontra sul suo cammino, qualcuno in cui per una legge naturale della natura, si inciampa, ci si imbatte, qualcuno ci prova, a farle cadere le bende dagli occhi, sempre, o quasi sempre, essendoci, restando lì senza farsi sentire, in silenzio. Qualche volta il silenzio è così forte, così ingombrante, così silenzio, che sembra anticipare un fragore di tuono. Groundhogday! Quanto dura l'inverno?....</span><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial";"></span><br /></div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-34919806603052824502016-05-16T17:15:00.003+02:002016-05-16T18:42:32.334+02:00Maschere e volti.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhK-rxi4mhyGJsdGXcgOE1pOC5ULj_kelnKu1JW1NUv5JqmTxTjueDwN4oXtZmviJWWOXJNdZRDHg0D09vuQFRmp1XeiU0zob6B-HuUJeIqOAmAOeHK3rtULFPEOCNR-Pf42Fj1HvGndkA/s1600/1891174_865008356849941_509730724_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhK-rxi4mhyGJsdGXcgOE1pOC5ULj_kelnKu1JW1NUv5JqmTxTjueDwN4oXtZmviJWWOXJNdZRDHg0D09vuQFRmp1XeiU0zob6B-HuUJeIqOAmAOeHK3rtULFPEOCNR-Pf42Fj1HvGndkA/s400/1891174_865008356849941_509730724_n.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;">Ci sono le maschere e poi ci sono i volti. I volti hanno occhi limpidi che ti guardano dritta in faccia e attraverso, le maschere si attaccano sul volto e celano lo sguardo.Da sempre mi porto in giro per il mondo un volto,nascosta giù in fondo alle pieghe dello stomaco una maschera. Le maschere mi piacciono, hanno un non so che di misterioso che attrae, la maschera nasconde un volto e tu pur di arrivare a vedere quel volto puoi anche perdere te stesso,per poi scoprire che davvero non valeva la pena, scoprirlo tardi quando arrovellandoti appresso ad una maschera hai perso un volto che ti ha sempre guardato con occhi limpidi dalla prima volta. A un ballo una maschera funziona, cela lo sguardo, sei tu ma ti muovi sotto mentite spoglie. Uno, nessuno, centomila. Funziona! La gente ama le maschere non i volti, rifugge dalla limpidezza di uno sguardo, fa paura, invece una maschera ti protegge dallo svelare la vera identità, ti salva da un volto scomodo. Maschere e volti. Servono gli uni agli altri, sono complementari, funzionano insieme, tante volte, che tristezza. La mia la tengo sul viso solo a carnevale,perchè mi piace giocare al mistero, e poi ne ho una attaccata sulla faccia ogni giorno che sorride sempre alla gente, come avesse una paresi facciale, sorride con gli occhi e con la bocca, dispensa sguardi di cortesia, e parole che la raccontano in ogni gesto. Poi ne ho un altra, nascosta lì, nelle pieghe dello stomaco,che utilizzo quando ho paura, quando piove tanto forte fuori, quando piove tanto forte dentro. Maschere e volti, gente che gioca e basta e gente che fa sul serio giocando.Vaffanculo!!! Ho deciso che non ci sto. Io voglio volti dagli occhi limpidi che mi guardano attraverso, non maschere, non ne faccio neanche collezione. Una volta mi è venuta voglia di collezionare qualcosa, non erano farfalle, e nemmeno francobolli. Mi sono messa a collezionare i momenti. Ho preso un enorme scatolone di cartone e ho messo dentro i best moments e i bad moments, così a caso. Poi un giorno mi sono stancata di collezionare momenti e ho buttato via tutto, forse non ho pazienza per le collezioni. Sono una easy io, poco metodo, sono liquida e quando sono felice divento aeriforme. Vabè maschere e volti, forse organizzo una festa e invito gli uni e le altre,forse per una volta lo troveranno il coraggio di guardarsi veramente negli occhi. Piove. E chi se ne frega. La pioggia mi piace, specie quella piccola, ti bagna il necessario e ti fa sentire libera come mai.</span></span></div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-31466968461777727042016-05-13T11:25:00.000+02:002016-05-13T11:25:38.937+02:00A Mandorla.<div style="background-color: #ff9900; color: #333333; font-family: Georgia; font-size: 14.85px; line-height: 20.79px; text-align: justify;">
Minuscola come una mandorla. Vorrei trovare per te un nome perfetto, di quelli che le persone quando ti chiedono " come ti chiami"? tu rispondi " mi chiamo così" e loro ti dicono " che nome bellissimo è creato apposta x te".</div>
<div style="background-color: #ff9900; color: #333333; font-family: Georgia; font-size: 14.85px; line-height: 20.79px; text-align: justify;">
Vorrei aver studiato di più l'italiano e aver letto tanti bei libri per scriverti una lettera piena delle parole più preziose del mondo, ma a scuola non ci sono mai andata troppo volentieri! Ma proprio una ragazza che conosco, un giorno mi ha detto che " più sai usare le parole, più ti allontani anzichè avvicinarti a quello che vuoi realmente esprimere" Quindi sai che ti dico, sono felice di non saper scrivere bene per dirti quello che vorrei.</div>
<div style="background-color: #ff9900; color: #333333; font-family: Georgia; font-size: 14.85px; line-height: 20.79px; text-align: justify;">
Vorrei farti mangiare tutto il cioccolato che vuoi senza che ingrassi (è buonissimo, il mio preferito è quello al latte)</div>
<div style="background-color: #ff9900; color: #333333; font-family: Georgia; font-size: 14.85px; line-height: 20.79px; text-align: justify;">
Che se i compagni di classe ti prendono in giro per qualche motivo, tu pensi che sono sbagliati loro, mica tu.</div>
<div style="background-color: #ff9900; color: #333333; font-family: Georgia; font-size: 14.85px; line-height: 20.79px; text-align: justify;">
Fare molti viaggi con te, vorrei che non ti ammalerai mai, che non ti spuntano i denti del giudizio, toglierli poi fa davvero male. Che ti piacciono i cappelli come piacciono a me, così possiamo collezionarli insieme.</div>
<div style="background-color: #ff9900; color: #333333; font-family: Georgia; font-size: 14.85px; line-height: 20.79px; text-align: justify;">
Vorrei che hai tanti amori, di quelli scemi che fanno girare la testa e ronzare i calabroni in pancia: tutti non fanno che ricordarmi che l amore nella vita non è tutto, e certamente hanno ragione. Ma che ti devo dire? i giorni più felici che ho passato, ( senza contare oggi naturalmente) sono stati quelli che ho passato innamorata. Magari di qualcuno che non ne valeva affatto la pena, ma che fa? Non c è cosa al mondo più bella di svegliarsi in un letto dove non avevi mai dormito prima di quella notte, e pensare: ecco, in qsto momento non mi manca niente. E quindi vorrei che di quel genere di mattine tu ne vivi tante. ma naturalmente, che poi ad un certo punto, trovi la persona giusta, ( giusta x te intendo) Io non ci sono riuscita, ma ancora ci spero. Il problema è che gli uomini rimangono incantati quando allo zoo vedono per la prima volta una giraffa, ma poi a casa preferiscono tenere un cagnolino. E' per qsto che vorrrei che cresci rara come una giraffa in città, ma con l istinto domestico del cagnolino ( che a me è sempre mancato).</div>
<div style="background-color: #ff9900; color: #333333; font-family: Georgia; font-size: 14.85px; line-height: 20.79px; text-align: justify;">
Che nei momenti di disperazione non ti viene in mente di invidiare la felicità degli altri, le fortune, i successi, le certezze, i risultati, le luci nelle case degli altri, dappertutto c è del bene, dappertutto c è del male. Vorrei pensarti sempre più forte di quello che potrà capitarci. Insegnarti a cucinare, Vorrei che trovi un amico come per me è Michelangelo, qualcuno che mentre tutto il resto gira e cambia, rimane fermo. Vorrei che leggerai qsta lettera quando ne avrai bisogno, così potrà farti bene come oggi sta facendo bene a me scriverla. Vorrei che litighiamo quel poco che basta per capire che siamo davvero importanti l' una per l'altra. Vorrei che tuo padre fosse un astronauta che cammina sulla luna, ma che pensa sempre a noi, e non un uomo come tanti che abita in via Grotta perfetta 315 e una sera di marzo, forse per noia, forse x curiosità nell'ex lavatoio del 6 piano ha fatto l amore con me. Vorrei vorrei vorrei.</div>
<div>
<br /></div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-76845497083866051592016-04-27T12:25:00.003+02:002016-04-27T12:44:57.762+02:00IL Ranocchio e la lumaca. <div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">La paura. Oggi voglio parlarvi di questo. Cos'è la paura?.. La paura è qualcosa che ti fa fare quello che fai tenendo il freno a mano, la paura è quella sensazione scomoda, quasi fastidiosa come una mosca che ti ronza intorno e che non riesci ad afferrare, che ti affanni a mandar via, e che spalanchi la finestra perchè speri che se ne voli via. La paura è questo, è quel freno che mettiamo alla felicità. E poi stai li a chiederti se la felicità meriti i tuoi freni, quei freni che la ragione ti indica, quei freni che si accendono come indicatori direzionali che ti portano solo fuori strada. Il salvagente ti protegge se non sai nuotare e ti protegge anche se sei un abile nuotatore, quel salvagente li' che preso a buone dosi, come uno sciroppo d'acero, che ti fa bene, bè ti salva, ti protegge dall'esporti nuda e cruda davanti a qualcuno che può toccare con mano le tue fragilità, una per una mentre sfiora la tua pelle, e ti conta le costole. Che bella la fragilità, ci fa essere veri, liberi da schiavitù di forme e clichè, ci fa sentire noi stessi fin in fondo, con le mani che all'occorrenza tremano, con il cuore che ti batte forte all'improvviso e che non puoi fermare, sarebbe stupido fermarlo, dettargli leggi, regole, condizioni, che comunque non ascolterebbe mai, il cuore in queste questioni è completamente sordo. Su una pagina di un libro che tra l'altro ho amato tanto, e continuo ad amare in un modo pressochè intimo e personale, perchè mi è stato regalato da un amica, una di quelle che avresti desiderato fosse presente al tuo matrimonio, alla nascita del tuo bimbo, alla tua dipartita, quell'amica per sempre, quella che il mondo crolla e lei resta, quella con cui vorresti condividere emozioni, quella che c'è ancora, silente, lontana, ma c'è, che mi incrocia, che incrocio, per caso, che resta. Insomma lunga licenza o divagazione che dir si voglia, a parte, questo pezzo qui dice " </span><span style="background-color: #ff9900; color: #333333; font-family: "georgia" , "utopia" , "palatino linotype" , "palatino" , serif; font-size: medium; line-height: 25.2px;"> </span><span style="background-color: #ff9900; color: #333333; font-family: "georgia" , "utopia" , "palatino linotype" , "palatino" , serif; font-size: medium; line-height: 25.2px;">ho paura perché da qualche tempo mi sento come una lumaca senza guscio e che quel lui cui lo dici, senza filtri e senza difese che solo gli adulti sanno innescare, ti risponde ".. se è per questo anche io ho paura, mi sembra di essere una rana senza membrane connettive nelle zampe " e si resta così per un po' a guardarsi negli occhi con le proprie fragilità, nudi, non solo senza vestiti addosso, ma nudi nel senso più vero. Si resta così una lumaca senza guscio e un ranocchio privo di membrana connettiva. </span><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , "utopia" , "palatino linotype" , "palatino" , serif; font-size: medium; line-height: 25.2px;"> </span><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , "utopia" , "palatino linotype" , "palatino" , serif; line-height: 25.2px;"><span style="font-size: large;">Ed io credo che è esattamente così che dovremmo mostrarci, nudi, senza membrane connettive nelle zampe e come una lumaca senza guscio, vestiti delle nostre fragilità. Cazzo, mi direte voi, la fai facile.. Bè io rispondo che non è di certo facile, perchè quelle parti di noi che sono lì vigili, pronte a difenderci, a soccorrerci, a vestirci di orgoglio, vanità, sicumera, che in qualche modo tirano un sipario su quel bimbo/a che ha paura di mostrarsi come un adulto funzionale. E invece, quello che ci sfugge, è che sono le nostre fragilità a creare i nostri punti di forza. E' partendo da quelle, che lavorando su noi stessi, si va lontano. E' quasi come figurarsi un corpo nudo di donna che da sola con fatica e maestria con in mano un piccolo scalpello, modella se stessa, andando a snellire, scolpire, quelle parti dove la fragilità s'addensa, andando a lavorarci su, alla ricerca di un corpo perfetto che però rappresenta l'anima. Ora scappo ho delle raccomandate da fare e la posta mi chiude a breve. Spero facciate tesoro di quanto vi ho detto. Ridete delle vostre fragilità, amatele, conviveteci, fateci l'amore e avverrà il miracolo. Ciao, per ora.</span></span></div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-70753959367878065402016-01-20T18:30:00.001+01:002016-01-20T18:30:33.124+01:00Siamo fatti di carne.<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div>
<img src="http://www.intermediachannel.it/wp-content/uploads/2012/04/Passato-presente-futuro.jpg" /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: verdana, sans-serif;">C</span><span style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: large;">azzo! A volte ci scordiamo ciò che non dovremmo scordare mai: siamo fatti di carne, ossa, e sangue che scorre, se ci tagliamo con un coltello, la carne si lacera ed esce il sangue. Siamo carne, non siamo robot, siamo umani, e invece ci ostiniamo a vivere da robot, e tutto ciò che facciamo o che non facciamo ci porge il conto, salato, come avessimo cenato nei migliori ristoranti. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: large;">Siamo fragili, emotivi, fallibili, vulnerabili, siamo carne, a volte pronta al macello. Il cuore sito lì nel gabbiotto toracico pulsa frenetico e ci dice che esistiamo, che respiriamo, che camminiamo, che viviamo, che abbiamo tante e dico tante occasioni di felicità che si spalancano come orizzonti, che da una sola finestra, delle volte non riusciamo a intravedere. E invece noi, cosa facciamo?.. Ci rifugiamo nel passato, non vogliamo andare avanti, ciò che è estraneo, incerto, fragile solo all'apparenza, ciò che non conosciamo, ciò che non ha un certificato di garanzia, ci spaventa, ci terrorizza, e allora rifuggiamo tutto il nuovo che con le sue lusinghe di vita, ci viene a trovare, e scegliamo il vecchio, che conosciamo, che non ci riserva sorprese, che anche se non ci appartiene più perchè non cavalca il nostro presente, lo teniamo in vita, con tutte le nostre forze. Ci ostiniamo a tenere in vita ciò che è morto e il risultato è che viviamo con un cadavere. Ci fossilizziamo, caparbiamente, forse, a guardare in una sola direzione, e ci diciamo che faremmo tante cose, se solo non ci trovassimo in una situazione personale irrisolta, in un limbo, da cui non abbiamo alcuna intenzione di venir fuori. Ci raccontiamo una marea di puttanate e le raccontiamo per primi a noi stessi, e il tempo, ciò che misura avido i battiti del nostro cuore, va, fugge, e se ne fotte del tuo limbo, del tuo irrisolto da risolvere. </span></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: large;">Ho letto da qualche parte che la vita è come il mare, ti si pone lì davanti e poco gli importa se non sai nuotare. O rimani lì sulla sponda, fermo, immobile, accomodato dal tuo limbo, e guardi il mare, e resti passivo, inerme, stringato nell'impossibilità, o lasci cadere i vestiti e ti butti in mare e cominci a muovere le braccia, a mantenerti a galla, a nuotare, anche se non lo sai fare, a nuotare si impara, un pò come si impara a vivere, se metti in conto il coraggio. Pare che i più felici su questa terra di matti e finti eroi, siano quelli che osano, che cercano, nel loro piccolo, di cambiare un pò questo mondo che gira a cazzo. Siamo una generazione di geni folli e ribelli, e poi affoghiamo nelle incertezze, vogliamo avere tutto sotto controllo e quando questo controllo sfugge, sfuggiamo noi a noi stessi. Facciamole le cose, o resteranno lì sulla bocca dello stomaco a sostare come bocconi indigesti, avremo la nausea, le emicranie, l'insonnia. E tutto questo perchè rimandiamo ciò che va fatto, e va fatto subito. Serve coraggio per fare le cose della vita, serve coraggio per essere veramente felici, per dire addio a ciò che non ci appartiene più ma che ci osteniamo a tenere in vita, o resteremo lì sulla sponda fermi, osservando chi avendo trovato il coraggio sta facendosi una delle più belle nuotate. Siamo fatti di carne, ossa e sangue e quindi facciamole le cose, sbagliamo pure, ma buttiamoci nella mischia e viviamo perchè finchè si è vivi, finchè il sangue scorre rosso nelle vene, finchè il cuore batte forte non abbiamo alibi. </span></span></div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-58474824902978034192016-01-12T09:56:00.003+01:002016-01-12T09:56:52.933+01:00Ciao StarMan.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-PgI5INuJli036aSHdiKyb763kaG4JkGddpQGiwiN_uXQWvpgr_kbAw0Xl-UMYvNVzuRa7JUb4Zsn5fmBmcXjt3WYYQ1kyfz-MFcdNrcpCy1ToWF72WL3_G0zTXjopzic6B2D9r5GBt4/s1600/david-bowie_00319770.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-PgI5INuJli036aSHdiKyb763kaG4JkGddpQGiwiN_uXQWvpgr_kbAw0Xl-UMYvNVzuRa7JUb4Zsn5fmBmcXjt3WYYQ1kyfz-MFcdNrcpCy1ToWF72WL3_G0zTXjopzic6B2D9r5GBt4/s400/david-bowie_00319770.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ciao amici di Voglie. Ieri è andato via un grande, un gigante della musica rock, un trasformista del rock, David Bowie. Il 10 gennaio 2016 nello stato di Manhattan, New York, si spegne consumato da un cancro, che però non ha mai spento o avvilito la sua anima tenace, una rockstar, un mito di ieri, oggi e domani, perchè se la morte è un evento certo, è altrettanto certo che David Bowie, vivrà per sempre. Non è morto, si è solo imbarcato in un altra pazza avventura. Il duca bianco che ora percorre le strade del cielo, con tutta la sua stravaganza, la sua eleganza, il suo tenace individualismo, mai letto tra le righe, ma al contrario gridato, urlato in ogni suo mood, non lo scorderemo, di certo mai. E' un manifesto del Rock. Celebri le sue " massime" incastonate come diamanti puri, per chi è capace di coglierle, nelle sue canzoni, ne cito alcune:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<em style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></em></div>
<div style="text-align: justify;">
<em style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"> io sarò re, e tu, tu sarai la regina. Sebbene niente li porterà via, possiamo essere Eroi, solo per un giorno. </em><strong style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Heroes.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<em style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></em></div>
<div style="text-align: justify;">
<em style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Malgrado sia lontano più di centomila miglia, Mi sento molto tranquillo, E penso che la mia astronave sappia dove andare. </em><strong style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Space Oddity.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<em style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></em></div>
<div style="text-align: justify;">
<em style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Hai il vestito strappato, la tua faccia è un casino. Non sei mai soddisfatta, ma l’eccesso è la tua regola. </em><strong style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Rebel Rebel.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<em style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></em></div>
<div style="text-align: justify;">
<em style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">C’è un uomo delle stelle che aspetta in cielo, gli piacerebbe venire e incontrarci, ma pensa che potrebbe impressionarci. C’è un uomo delle stelle che aspetta in cielo, ci ha detto di non scacciarlo, perché lui sa che ne vale la pena. </em><strong style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Starman.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<em style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></em></div>
<div style="text-align: justify;">
<em style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Pace in terra, può esserci. Negli anni a venire, forse vedremo,Vedremo il giorno di glori, Vedremo il giorno, quando gli uomini di buona volontà, Vivranno in pace, vivranno in pace ancora. </em><strong style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Peace on earth. </strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Uno spirito ribelle, irriverente che lasciava a bocca aperta il mondo, anche probabilmente quello degli alieni, così caro al suo immaginario.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: arial, sans-serif;"><span style="line-height: 22px;">" Essere al sicuro, diceva, è l'ultima cosa che voglio. Voglio andare a letto tutte le sere dicendo, se non dovessi più svegliarmi posso almeno dire di aver vissuto da vivo".</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: arial, sans-serif;"><span style="line-height: 22px;">E ancora " </span></span><em style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Noi siamo artefici della vita, ma è anche vero che la vita stessa è artefice di noi stessi.</em></div>
<div style="text-align: justify;">
<em style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Un uomo che si lasciava fluire, lasciava le cose scorrere, che non anelava alla sicurezza, alla stabilità, alle certezze del quotidiano vivere, ma che lasciava uno spazio sconfinato alle emozioni, a quelle che senti sulla pelle e sotto la pelle, a quelle che inevitabilmente ti sputano fuori quello che sei. Ed è Rock, è decisamente rock chi ti sbatte in faccia le sue emozioni senza pudore, e lui, lo era, Rock, ne era l'anima. Una differenza cromatica negli occhi che già rivela e anticipa il suo essere speciale, bello e dannato, puro nelle emozioni e ribelle nelle viscere, eccentrico, stravagante e irriverente. Un uomo capace di vivere all'altezza dei suoi sogni, del suo immaginario popolato da alieni e delle sue emozioni. </em></div>
<div style="text-align: justify;">
<em style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Ma la morte è un appuntamento per tutti, è lì a un angolo della vita, insidiosa, nascosta, che aspetta. E vivere le proprie emozioni con tenacia, con quella purezza di intenti, non contaminata dai clichè, dalle abitudini, dagli usi comuni, dalle certezze del mondo che viviamo, vivere, come ci pare, fare errori, tornare indietro, lasciare, cominciare, disfare, uscire dalla gabbia delle nostre zone erronee, vivere il presente, assaporare ogni attimo di vita, questo è il vero modo di farsi beffa della morte. Lasciare di sè, un impronta indelebile, un quadro di colori, un immagine di se che mai sbiadirà dalla memoria di chi ci ama, e amare, amare sempre, amare incondizionatamente, amare se stessi e gli altri, senza buonismi, eccessi di zelo, ma amare col cuore e vincere la morte.</em></div>
<div style="text-align: justify;">
<em style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 22px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Ciao uomo delle stelle.</em></div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-91570256626337538202015-12-15T05:42:00.000+01:002015-12-15T05:59:33.208+01:00Lettera a Babbo Natale.<div style="text-align: justify;">
Ciao Babbo Natale,</div>
<div style="text-align: justify;">
Sono certa che sei sveglio come me. Affondi sulla tua seggiola a dondolo, coperto dalle letterine che ieri sera ubriaco di rum non hai più letto, ma solo perchè il sonno ha preso il sopravvento e ti ha colto. Dalla finestra innevata la tua renna fedele ti osserva mentre ronfi davanti al camino, ormai quasi spento col panciotto della giubba sbottonato, le gambe poggiate su un enorme poltrona di raso giallo e i tuoi grossi piedi che affondano in grandi babbucce, che la tua ultima consorte ha lavorato a mano. (peccato che da una di esse si intravede il tuo grande pollicione). Eh ma io ti capisco, son giorni di duro lavoro, chilometri di lettere da leggere, sacchi gonfi di carta sparsi per casa e tanti desideri di grandi e piccini da realizzare. Qualcuno, infatti mi ha detto che tu li realizzi tutti i desideri degli umani, o quasi. Sei talmente vecchio che ormai hai ben capito come funzionano i loro cuori. Tra poche ore ti sveglierai e dopo un abbondante tazzone di latte appena munto, ti concederai ai nostri desideri ad inchiostro. Perché il bello delle lettere che ti scrivono i più, non conoscono tecnologia, perché sono romantiche, nostalgiche, piene di pancia e di cuore, e qui che c azzecca la tecnologia. Una pagina bianca serve, una penna a biro e poi ognuno di noi umani apre sulla carta il suo cuore e ti fa custode di tutti i suoi segreti, di tutti i suoi piu fervidi desideri da umano. Io qst anno non te l ho scritta una lettera, o forse con la mia immaginazione te ne ho scritte tante, ma una paginetta ad inchiostro nero, mi manca. Forse ho un pò di riserve a mettere a nudo il mio cuore, del resto si sa questo ormai sanno farlo benissimo solo i bambini, non libatte nessuno e forse è proprio tutto questo coraggio che li premia, non li batte nessuno ad entusiasmo e candore. Noi grandi, invece siamo più prevenuti, attenti, prudenti, talvolta stanchi di desiderare con la pancia e col cuore, ma nonostante ciò desideriamo. Quando sei un pò cresciuta, come me, non ti importa davvero dell ultimo vestito griffato, della borsa che hai visto in vetrina, delle scarpe?.. ( ops di quelle mi sa che ti importa sempre, se sei una donna come me), ma ciò che vuoi davvero sotto l albero di Natale, bè sono le persone. Quando cresci non desideri cose, desideri persone. Le tue, quelle che la vita ha deciso di regalarti, gli affetti piu cari, quelle persone sempre presenti, che quando fai l appello come a scuola, rispondono sempre " presente" perché sono la. Nella mia lettera, piccola caro Babbo Natale, <br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjb6of4LGdDGfok-1VQhorrvZVg-Mbz4WkmjS4jLimIWGqpCaVJoomjrP2OQRpGI5L_5c4RtFYvd_Q02ts3b0YH3YlpYtDJ-8YXytFB-JvzZ21zV94mWUNKZ2AViex8IJ4Kz2CxZaHqNFE/s1600/20131224_223716-SNOW.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjb6of4LGdDGfok-1VQhorrvZVg-Mbz4WkmjS4jLimIWGqpCaVJoomjrP2OQRpGI5L_5c4RtFYvd_Q02ts3b0YH3YlpYtDJ-8YXytFB-JvzZ21zV94mWUNKZ2AViex8IJ4Kz2CxZaHqNFE/s320/20131224_223716-SNOW.gif" width="180" /></a></div>
prometto che non farai fatica a leggerla scriverò poche righe, tipo queste:</div>
<div style="text-align: justify;">
Caro Babbo Natale,</div>
<div style="text-align: justify;">
Per quest'anno vorrei trovare la mattina di Natale tutte quelle persone che amo, che siano presenti come in un grande girotondo, e mi sembrerà di aver preso in braccio il mondo. Si perché sarà come esser fermi, eppur viaggiare nei posti più belli del mondo, dai più caldi ai più freddi, perchè le persone restano comunque il viaggio di esplorazione più bello da fare. Se Vuoi aggiungere qualcuno di speciale alla mia lista, fai tu, ti lascio carta bianca, ormai sai cosa mi piace e cosa desidera il mio cuore. Portaci poi un pò di pace in questo pazzo mondo, la gente non capisce. Fa la guerra invece di far l' amore. Altro da dirti non ho, ti aspetto.</div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-207440550202197292015-11-11T19:35:00.001+01:002015-11-11T19:35:25.572+01:00<div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwcQqOcr7VmmopjegZNTevdlAZ7wQbaEfwnOXJymib6ggV5ShCbPqHsVsKdjosql3ZopM_wHFv7EJ-hL-5WEWk43cNbH2r8DQkUbr10_giGiyjVCejemzlyzAIWeO5tvNPUhtL5Sg1k4Q/s1600/uccelli_migratori.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="329" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwcQqOcr7VmmopjegZNTevdlAZ7wQbaEfwnOXJymib6ggV5ShCbPqHsVsKdjosql3ZopM_wHFv7EJ-hL-5WEWk43cNbH2r8DQkUbr10_giGiyjVCejemzlyzAIWeO5tvNPUhtL5Sg1k4Q/s400/uccelli_migratori.gif" width="400" /></a><span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">San Martino.</span></div>
<span style="font-size: large;"><div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
La nebbia a gl'irti colli,</span><div>
<span style="font-size: large;">piovigginando sale</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">e sotto il maestrale</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">urla e biancheggia il mare</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">ma per le vie del bosco</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">dal ribollir dei tini</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">va l'aspro odor dei vini</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">l'anime a rallegrar</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">gira sui ceppi accesi</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">lo spiedo scoppiettando</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">sta il cacciator fischiando</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">sull'uscio a rimirar</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">tra le rossastre nubi</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">stormi di uccelli neri</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">com' esuli pensieri</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">nel vespero migrar.</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;">Giosuè Carducci.</span></div>
<div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">Voglie Letterarie per augurarVi un buon San Martino, vi dedica questa filastrocca del Carducci che racchiude in sè quello che dovrebbe rappresentare questo gaio giorno. Uno spiedo che scoppietta sui ceppi accesi e l'odore aspro e forte del vino che viene dalle botti ubriache. La nebbia tipica della primavera di San Martino, un immagine quest'anno più fedele degli anni scorsi, le nubi rossastre di buon auspicio che tingono il cielo e tutti quei pensieri esuli che migrano nel vespro. si spera. Mai quadro più bello fu dipinto con i colori più giusti. Il vino scende giù nella gola e inebria i pensieri, copre come un velo di nebbia fitta la memoria, offusca la ragione ed è oblio tutt'intorno. Un oblio legittimo e legittimato per un giorno all'anno. La leggerezza cede il posto al peso di pensieri, responsabilità, impegni ed è subito allegria che con una compagnia complice si sublima. Buon San Martino a tutti amici di Voglie Letterarie. Abbiate cura di questa legittimazione alcoolica e brindate alla vita di ogni giorno.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2347439522876781884.post-61784858299568421072015-09-30T19:43:00.001+02:002015-09-30T19:43:26.908+02:00Ever green.<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKyR_J4KVqHRdg3gJBQyVURXSSDJoUzl3QmfyGsEaHPxx4UDCMlqnlKrWvPtvfh3mzKtDbKpP2UsOsTqKE2If02bbh9og_lkDAAgSmItU-iiaR6L1d6R6A33_BLeqxvL803vkIYfmztF0/s1600/images+%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="299" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKyR_J4KVqHRdg3gJBQyVURXSSDJoUzl3QmfyGsEaHPxx4UDCMlqnlKrWvPtvfh3mzKtDbKpP2UsOsTqKE2If02bbh9og_lkDAAgSmItU-iiaR6L1d6R6A33_BLeqxvL803vkIYfmztF0/s400/images+%25281%2529.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E' l'ultimo giorno di settembre. Il mio blog si veste di foglie arancio, rossastre, gialle. In realtà anche il mio cuore ne è coperto, è interamente coperto di foglie d'autunno. Ogni tanto sullo sfondo dai colori accesi di questo blog, si scorge qualche bella foglia verde sopravvissuta all'autunno, o forse "evergreen" come quelle cose che non cambiano, chissà! L'estate, la torrida estate con le sue lusinghe d'amore e di sole è ormai alle spalle. Il mare è sempre lì, quell'azzurro che riempie a portata di mano, o meglio di chilometri. Qualche viale si tappezzerà di foglie, cadranno dagli alberi e vestiranno le strade e gli occhi si riempiranno di colori d'autunno e ai più scalderanno il cuore. Comincia a far fresco, c'è il cambio di stagione, si cambia pelle, si cambia abitudini, si cambia, dalla t-shirt al maglioncino. L'estate ha lasciato una qualche traccia sulla nostra pelle e non è l'abbronzatura che pian piano se ne va con l'illusione del sole, è qualcosa di più profondo che magari è destinato a svanire, magari no. Ho letto un libro nel mese di Agosto di Pamuk, il museo dell'innocenza, pagine che gridavano un amore che voleva somigliare un pò a quelle foglie verdi, che voleva essere ever green a tutti i costi, ma che in realtà era passato, come le foglie d'autunno. Pagine dense di amore, della ricerca spasmodica e senza freni dell'amore, pagine che trasudavano di ossessione, di innocenza. A volte speriamo che sia ever green l'amore che incontriamo, vogliamo a tutti i costi che quelle sensazioni provate durino, siano sempre verdi, come le foglie in primavera, e in cuor nostro coltiviamo questa speranza e la innaffiamo come si fa con una pianta, ogni giorno, perchè affinchè qualcosa duri serve acqua, serve cura, serve dedizione, serve presenza, costanza. Puoi innaffiare una tenera piantina per un mese intero ogni giorno, darle sole, luce, nutrimento, cura, spalancarle le finestre, ma se poi all'improvviso la lasci con le finestre chiuse, al buio, e senza acqua, muore. Muore perchè le manca quella cura che la teneva in vita. A volte, invece, muore e basta. Muore perchè è il ciclo naturale delle cose, le cose vivono, e poi muoiono senza che nessuno possa fare niente per impedirlo. Le foglie d'autunno sono un pò come quegli amori che ingialliscono, che cambiano colore, che mutano nella sostanza e nella forma, che muoiono, ma che ci si ostina a tenere vivi perchè si ha paura di stare senza. E invece quando qualcosa si scopre non essere " evergreen" bisogna trovare il coraggio di lasciare andare ciò che credevamo fosse e non è stato. Ever green suona benissimo, una foglia verde, di un verde smeraldo intenso che brilla tra le foglie morte, brilla come la speranza che non si spegne, nè appassisce mai per il cuore.</div>
Emanuelahttp://www.blogger.com/profile/16962516060170559711noreply@blogger.com0