lunedì 17 giugno 2013

La Versione di Barney

L'ordine di disposizione delle mie letture è casuale, non rispecchia in modo alcuno l'ordine reale in cui si sono susseguite, è una raccolta dettata dalla spontaneità del ricordo, e i ricordi non sempre seguono un ordine.
Qualche anno fa mi sono accostata alla lettura di un libro molto interessante, dalla copertina rossa ritraente una foto di un tipo dallo sguardo inquieto e la fronte crucciata, l'autore, suppongo, un tale Mordecai Richler, scrittore e sceneggiatore canadese.
Ero un po' restia ad avvicinarmi a questa lettura, e spinta da pareri positivi di chi mi aveva preceduta, per rinfocolare un entusiasmo sopito già dopo l'acquisto, mi ci sono buttata senza starci a pensare troppo, e da lì, da un tuffo scevro da calcoli e previsioni, la scoperta!!!
L'approccio con le prime cento pagine si è rivelato devastante, un ginepraio di flash-back sfuggente ad ogni inquadratura o collocazione spazio-tempo possibile, ero quasi convinta ad abbandonarlo, ma ho pazientemente desistito e tentato di utilizzare una bussola per recuperare trama e personaggi, in un continuo andirivieni tra presente, passato e futuro.
Devo ammettere che sono contenta di non aver gettato la spugna, è stato un accattivante compagno quel Panofsky, l'autore intendo. Ridevo divertita quasi ad ogni pagina, dopo le prime cento, e poi questo libro qui, emoziona e anche tanto. Narra la vita strampalata, esilarante, sregolata, fatta di un pò tanto wisky di buona qualità, s'intende, di un certo Barney Panofsky, canadese, un ricco ebreo, produttore televisivo di successo, che passati i 60 anni decide di scrivere un'autobiografia ( per dare la sua versione dei fatti agli accadimenti che hanno portato alla morte del suo carissimo amico Boogie Moscovitch) e liberarsi così dell'accusa di omicidio che gli viene mossa nel libro " il tempo, le febbri" dallo scrittore Terry Mclver. Mordecai racconta la vita di Barney, vissuta sempre all'ultimo respiro, fatta di esperienze e incontri straordinari, tre mogli, la prima la pittrice Clara Charnofsky, morta suicida a Parigi, la seconda " ciarliera", frivola e ricca ereditiera, e poi lei l'elegante, intelligente e carismatica Miriam  che Barney incontra al suo matrimonio, e di cui non riesce più a fare a meno, tanto che la insegue quel giorno stesso, abbandonando il suo ricevimento di nozze, sul treno che lei la futura terza signora Panofsky aveva preso per tornare nella sua città. Miriam, il vero grande amore di Barney,"la donna che l'età non può sciupare nè l'abitudine guastare", lei che dopo aver strenuamente corteggiato, inseguito, diventa sua moglie, e lui continua ad amarla in un modo totalitario, assoluto, covando di continuo trappole per gli uomini che le ronzano attorno, uno in particolare, per il quale poi lo lascerà.
Dapprima sventolerà due biglietti per Parigi, cercherà di convincerla a partire con lui (lei non ci sta, ma le sarebbe molto piaciuto se lui avesse insistito un po’ di più, come scopriamo più avanti). Dopo seguirà l’invio, a cadenza settimanale, di rose rosse a stelo lungo, e poi finalmente lei accetterà un invito a pranzo in un bell’albergo di Toronto. E da qui il primo mantra di Barney “Guardale gli occhi, Barney, ma non le gambe o le tette”. Di fronte a Miriam, Barney ha la salivazione azzerata, cerca invano “la battuta fulminante, l’aforisma brillante, ma quel che gli esce è solo un: “Ti piace vivere a Toronto?”
Miriam e Barney vivranno per molti anni felici e contenti, facendo tre figli, crescendoli, scopando come ricci. Poi lei lo lascerà, ne scopre un tradimento che non nasce per mancanza di amore, ma per l'insinuarsi del dubbio, la mancanza di fiducia, che piano piano vanno logorando il rapporto. Lui è un uomo buono, un uomo che ama davvero la sua donna sinceramente, ma proprio per questa ragione, per cercare di preservare questo amore, finisce invece per rovinarlo. Diciamo che il perno del romanzo è questo qui, il resto lo lascio scoprire a voi, come l'accusa di omicidio del suo amico Boogie, ma questa è un'altra storia nella storia. Ho amato moltissimo questo personaggio, è stato difficile staccarmene, abbandonarlo, mi ha fatto troppo ridere con i suoi mantra, è uno di quei libri che ti resta accanto, un pò come Barney, seduto ad un bar con l'aria sorniona che sorseggia un buon wisky.


Nessun commento:

Posta un commento