mercoledì 23 ottobre 2013

Gajardo!


Mi è sempre piaciuto " el romano".. mi sa di allegro, di friccico, di core presciatu e si sa la vita o la prendi come viene o ti fai un grande amaro. Io ci sono stata a Roma, non solo in viaggio, ma ci sono stata per un anno intero a singhiozzi per fare un master alla Sapienza,  e devo dire che in questa città magica, perchè è così che la trovo io, magica ed eterna, bè mi sono sentita addosso un profondo senso di libertà, quella libertà che ti permette di vivere come sei, di sentire mentre l'aria del mattino ti affonda nelle narici e raggiunge le tue viscere, un senso di appartenenza solo a te stessa e a tutto quello che ti circonda. La mia sveglia suonava prestissimo al mattino e ogni giorno era una nuova avventura, perchè quando sei fuori casa, indipendentemente da quello che è il tuo percorso quotidiano che può essere anche lo stesso, le variabili possono essere tante e sempre belle, specie a Roma, anche solo se decidi che hai fatto più presto del solito e vai a passeggiare a Piazza di Spagna, vai a lanciare una monetina a Fontana di Trevi, ti perdi a Piazza Navona, o ti siedi a quel caffè che si affaccia sul Colosseo e ti lasci scaldare dal sole mentre ti gusti un dolcino. Roma è meravigliosa, mi metteva addosso una grande energia, devo tornarci. Ricordo che rientravo dalla facoltà alle 19 di sera, mi buttavo sotto la doccia velocemente e poi indossavo un jeans, una maglia e un paio di scarpe da tennis e uscivo in giro per andare a fare la spesa al discount e non mi preoccupavo mai di non essere truccata, o troppo a posto, non me ne importava affatto e non importava neanche a chi incontravi. E poi potevi metterti dal nulla a parlare con qualcuno, di quello che ti pareva, un pò come faccio io anche qui, rischiando di non essere presa in considerazione, o facendosi qualche volta, o più di qualche volta la più bella chiaccherata mai fatta, con un estraneo, che non ti conosce, con cui hai un piacevole scambio di opinioni su un qualche argomento tirato fuori per fortuita scelta o per occasionalità. I romani veraci o trapiantati hanno tutto un loro modo di comunicare, e quasi tutti hanno quest'aria alla " lassa fare" che si portano a spasso e su questo la dice lunga il loro curioso gergo linguistico che sta anche assumendo una connotazione come dire "universale" un pò come quelle parole made in England che non hanno una traduzione letterale in lingua italiana. Giorni fa mi è capitato sotto gli occhi sulla home del social network per eccellenza, e parlo di facebook, l'immagine di cui sopra che poi è o dovrebbe essere l'anima di questo post e ho riso di cuore davanti a " me fai tajà, sto' na crema"e Nnamo a fette". Solo per poter usare questo slang, senza risultare grezza o coatta, mi piacerebbe trovarmi a roma. Ma passiamoli tutti in rassegna con la loro debita traduzione in inglese. Vediamo in pole position spicca " Gajardo" che sarebbe un pò come dire finendo con l'usare sempre un linguaggio romano "doc" , me piaci na cifra, quindi esprime un gradimento a tutto tondo con quell'accento romano enfatico e che trova corrispondenza in " cool" che però a mio avviso non è che renda la stessa idea. Al secondo posto troviamo " Anvedi" che trovo decisamente "nzarro" e mi fa pensare ai romani de Testaccio che tradotto fa "Wow",  e qui tifo per Wow senza dubbio, che rende il senso dell'espressione tanto in italiano quanto in inglese. " Daje" io personalmente non lo tradurrei con " Come on", sarà che io l'ho usata questa espressione qui come per sottolineare l'ostinazione di un interlocutore X che ribatte sempre sullo stesso argomento, girando in tondo ed io per sottolineare la monotematicita' del suo discorso esplodo in un " Dajè"!!.. Passiamo ora a quelle espressioni talmente curiose e colorite che davvero me fanno tajar per dirla alla romana e sarebbero " sto'na crema", nnamo a fette, me fai tajà. Quella che di gran lunga preferisco è sto'na crema perchè sintetizza in un'espressione efficace e gajarda lo stato d'animo o fisico di una persona che si paragona ad una crema pasticcera appena tolta dalla fiamma in incipiente stato di condensazione, e la crema si sa è bona. Quando l'ho letto ho pensato che un giorno, non so bene quando, vorrei poter pensare e dire che " sto'na crema" indipendentemente da tutto quello che c'è di condizionante o meno intorno, che mi sento come una soffice e profumata crema pasticcera. " Nnamo a fette" mi lascia perplessa, ma un bel pò perplessa, mi verrebbe da pensare " andiamo a fette" traduzione grossolana dal senso improvvisato e so perfettamente di essere fuori pista, ma credere che possa significare " Let's walk" bè mi fa ridere e anche me fai tajà non è di certo male, è casereccio, trasmette efficacemente il senso del divertimento provato. Più semplice ed abbordabile è " "se beccamo", bè a parte quel " se", magari noi lo italianizzamo con " ci becchiamo", " ci si vede, e ci avviciniamo di più alla traduzione inglese " See you". Notiamo, quindi, attraverso questo piccolo manifesto comunicativo, come sia importante la comunicazione, come sia diversa nei mezzi, nel linguaggio, negli slang, nel gergo, e di come sia in fondo profondamente simile, come il filo conduttore della straordinaria macchina comunicativa sia poi lo stesso e lo capisci facilmente quando metti insieme un salentino, un inglese e un romano che ognuno parlando la sua  lingua si capiscono alla perfezione.

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