martedì 8 luglio 2014

L'esercito del selfie.



La bella Catherine Spaak nel 1964 cantava " .. Noi siamo i giovani, i giovani, più giovani, siamo l'esercito, l'esercito del surf", che pronunciato letteralmente suonerebbe come "serf". Oggi siamo i giovani, i giovani più giovani, siamo l'esercito, l'esercito del sel-fie.
Il punto è che oggi più che al surf si pensa al selfie. Imperversa la moda dell'autoscatto, la mania del selfie, uno respira e si fa un selfie. E' dilagante e preoccupante! Questa piccola parolina qui, anche aggraziata se vogliamo, il suono in inglese non è male, è ormai entrata da un anno a questa parte nell'uso comune, e non solo, anche nel vocabolario della lingua italiana e c'è di più, è la parola più celebrata dell'anno 2013 nel prestigioso Oxford Dictionary. 
Chiaramente il selfie è figlio della network society, di facebook, twitter, instagram, telegram, e chi più ne ha, più ne metta. L'immagine, quindi, ha superato di gran lunga la parola, grazie all'estrema facilità con cui le nuove tecnologie consentono di produrre contenuti fotografici, alla dilagante abitudine sempre più in voga di una sorta di disimpegno comunicativo e alla verbalizzazione di pensieri e stati d'animo. Basta una smorfia, un sorriso, una faccia espressiva e comunicativa di una qualunque emozione, basta puntare un dito sulla fotocamera del proprio smartphone o i-phone, e il gioco è fatto, dopo studiati e accurati tentativi di ritocco, giochi di luci/ombre, effetti perfezionistici, si passa alla mossa successiva, al famoso condividi e poi si aspettano i like. E certo perchè mica basta piacere a se stessi, e chi se ne frega di chi ti vede, eh no, bisogna sapere di piacere al mondo intero, ed ogni notifica ne è la riprova. i social come caffè letterari? Forse inizialmente l'idea poteva anche essere questa, e ben venga insomma un'idea così, peccato che dopo il parto è emerso dell'altro. E' come se quest'esercito di giovani e meno giovani si fosse guardato nello specchio e il riflesso è distante dall'idea del caffè letterario che dir si voglia. Che poi, si trattasse solo di facce selfiate, bè no, pare sia il momento degli autoscatti dalle gambe in giù, o dalle gambe in sù, dove il panorama o paesaggio artistico o naturale che dir si voglia, bè ritrae volutamente dell'altro, non a caso insomma, e se n'è intravisto anche qualcheduno " hot" che lascia poco spazio al senso del pudore e al vedo non vedo tattico.  A onor di cronaca, sopravvivi ad un disastro aereo, qual'è la prima cosa che fai?... Scatti un selfie! Siamo nell'epoca dell'immagine, non è ciò che è che conta, ma ciò che sembra, punto. Questa notiziola qui, che tutto pare tranne che normale, insomma, l'ho reclutata da una rivista, scioccante, a dir poco, Ferdinand Puentes, nel mare delle Hawaii, col salvagente e la coda dell'aereo precipitato in sottofondo è da pelle d'oca, o l'autoscatto dell'ascella "pelosa" di Madonna, l'autoscatto di gruppo delle star diventato il vero protagonista della notte degli Oscar. Milano, pare sia la città dove si selfia di più, poi seguono Manhattan, Miami, etc... insomma ladies and gentleman il mondo tutto si selfia! L'immagine è alla ribalta e lancia un messaggio, che dovrebbe essere very cool, almeno nell'intenzione. Ho curiosato un pò in giro e ho chiesto ai più, perchè si fanno i selfie e poi li pubblicano sui social  e le risposte sono la chiara espressione di un dilagante e inarrestabile narcisismo. Per esempio <<sfrutto  come scusa per apparire carina e questo mi fa stare molto bene con me stessa, anni 16, ragazza>>. << mi annoio, e quindi mi diverto a farmi i selfie, tra l'altro, mi impegno e ricevo molti like, ragazzo anni 24>> << Posto delle selfie quando faccio nuovi tagli di capelli o un trucco particolare, mi piace, mi diverte, mi sento bella, e mi ci fanno sentire, è un modo per dire al mondo che sto alla grande, donna, anni 36>>. E quindi può dirsi una trovata inquietante o geniale???... E sopratutto quale dinamica psicologica e sociologica spinge al selfie, il dato che emerge consistente è " Io sono qui, esisto e sto facendo questo". I social diventano così una specie di vetrina autoreferenziale, uno specchio narcisista, un mezzo di comunicazione, che rifugge il modo classico e diretto di comunicare e veicola informazioni volte a dire qualcosa di sè, a trasmettere un valore, che magari, è ben lungi da quello che si è davvero in quel preciso istante, è un pò una gara per il trionfo dell'individualismo più sfrenato. La verità è che siamo un popolo di insicuri, siamo alla continua ricerca di una nostra identità, siamo una costante reazione ai tempi del lavoro precario e delle insicurezze materiali ed emotive, siamo alla ricerca di definire una personale identità e di fissarla nel qui e ora. Gli autoscatti o selfie, possono anche essere divertenti, perchè no, un tocco di ironia che colora un pò una giornata grigia, ma sicuramente sono il modo più inflazionato nel 2014 di cercare online lo sguardo di quel qualcuno che non si trova altrove. 

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