domenica 15 giugno 2014

Inno di Mameli, numeriche successioni, implosioni e deflagrazioni.


Prima partita dei mondiali di calcio 2014 che vede tronfia l'Italia. Mano sul cuore e inno di Mameli, e ricomincia la festa. Ricomincia la sofferenza dei veri tifosi, di quelli in cui bolle un sangue tutto italiano. Fa caldo. Non sarà stata una giornata soleggiata, ma l'aria è greve e c'è profumo di terra intorno, quel profumo che esala dalla terra rossa bagnata e che senti solo in estate. Ho ascoltato mille brani musicali, ho letto mille cose, ne ho pensate tremila, ho fatto calcoli, ho imbrattato pagine, ho capito che funziono con la logica e che non ci so fare con i numeri, ma che ci troverà la gente nella matematica, nelle serie numeriche, non mi è mai riuscito di capirlo. Mi è montata una gran voglia di nuotare, di viaggiare, di esplorare nuove cose, per scrivere nuove pagine e sentire nuove note. E allora si ricorre alla punteggiatura e scegli un simbolo appropriato. Non hai granchè da riflettere sulla scelta, quando qualcosa non funziona, i conti non tornano, o se tornano stonano, le note hanno una melodia da elettrocardiogramma che si interrompe, una virgola direi che non ti serve, l'hai già usata, poi è seguito un punto e virgola, dopo che hai a lungo perseverato su un punto interrogativo, scegliendo poi di non usarlo. Ti restano un punto e un punto esclamativo. L'attrazione per i puntini di sospensione è notevole, sottintende un forse, un chissà, un c'è tempo, un vedremo, un probabile. Scartati tutti, sbaragliati da un punto. L'esclamativo è efficace, per la carità, ma sottolinea per quanto incisivamente una condizione temporanea, pertanto mutabile. Ma tutto muta, certo! Ogni cosa muta intorno a noi, mutano le nostre cellule, mutano i venti, il corso delle cose, le stagioni, i gusti, le mode, le abitudini, ma qui subentra la matematica, la odio si, ma ogni tanto pare sia l'unica a fornirti un dato certo. Se qualcosa si ripete nel non funzionare, vuol dire che c'è una successione numerica che conferma un dato esatto, una successione numerica che non cambia, perdura immutabile a mio sfavore e non ha davvero senso alcuno perseverare col calcolo delle probabilità, specie con la matematica. Io non amo i numeri, amo le parole. Con quelle ci so fare, avrò un DNA di tante parole e pochi numeri. Io non sono una donna che si arrende facilmente nelle faccende della vita, ah per niente, lotto come un leone se voglio qualcosa, la lotta è strenua e il credo riposto totale.  Sono un'instancabile lottatrice, a volte io stessa me ne stupisco. Ma ci sono delle cose per cui lottare non serve. C'è un argomento, oggetto di un acceso dibattito, di cui mi preme parlarVi. Mi congedo da questa parentesi, forse un pò prolissa, di numeri e parole lasciandovi cogliere uno spunto per una matura riflessione. In un video Agosti, un brillante regista emiliano sciorina fluidamente convinzioni congelate sul rapporto a due, su come dovrebbe essere e viversi, e parla di incontro, un incontro voluto, desiderato, non scandito dall'abitudine e dalla prassi convenzionale. Ma se poi dopo un incontro d'amore non squilla il telefono o non c'è parvenza di una piccola certezza che uno si mette in tasca, solo per sentirne ancora l'essenza sfumata, succede il finimondo. Allora come funziona? Ci si incontra, ci si perde per le strade del mondo, si è sempre rette parallele che si incidentano in un punto per poi respingersi, e quindi ci si sceglie liberamente e ci si allontana altrettanto liberamente e quindi ci si INCONTRA. O ci si appiccica, si fa un gran casino tra aspettative dell'uno e dell'altra, proiezioni che nel 99% dei casi non coincidono, ci si prospetta a tavolino un unione?  Agosti non dico che non abbia ragione, come non dico che non abbia torto. Credo che se si ama davvero non si tradisce, non si riesce a stare senza l'altro, e credo che la cosa più bella sia a dispetto di Agosti, dormire abbracciati a qualcuno che si ama e ci ama. Il punto nodale è un altro, e credo sia a questo che alluda, aldilà di come ognuno intenda vivere la propria vita e viversi i propri affetti, che è affar suo. Il messaggio è che ciò che veramente conta, è esplodere, non implodere dentro. Ciò che veramente funziona o in due o da soli, funziona perchè ognuno di noi, scevro da compromessi, rispetta la propria natura, si asseconda e non implode, negando i propri bisogni. Far esplodere se stessi è vero amore, sentirsi esplosi quando si è da soli e con l'altro. Se così non è, stiamo andando verso l'implosione, soffocando desideri, libertà represse e voci interiori messe a tacere. Quindi Agosti o meno, siate degli esplosi non degli implosi. Dai numeri, alle parole, alle deflagrazioni mancate, alle deflagrazioni compiute. 

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