Lo spacciatore passeggia
di notte e ti incontra, ti offre una birra e un po’ di droga e poi se ne va. Siamo circondati da spacciatori, siamo spacciatori noi stessi. Tutti abbiamo bisogno di un po’ di droga, e non parlo di quella tossica, di
quella che ti avvelena e ti incatena ad una sola possibilità, trovarne dell’altra
subito o sei morto. Ci sono altre “ droghe”, droghe legali, più leggere,
dipende, quanto lo sono, che ti fanno stare dannatamente bene, sanno di
qualcosa che non sai spiegare perché, (e questo non è di certo un luogo comune,
ma un dogma sacrosanto) è proprio la sensazione che hai che ti fa capire, che
ti dice senza mezzi termini, che quando qualcosa o qualcuno riesce a farti
stare, sentire semplicemente bene, bè tu la milionesima volta delle volte, non
ce l hai , mai e quasi mai un fottuto perché. Ti dici, “ sto bene”, ti basta. Io sono nettamente contraria all'uso di droghe, non all'uso di queste, non all'abuso di queste. Ti dici che non importa se se ne va, ne troverai un altro una sera in giro, di spacciatore, avrà la faccia buona, le mani grandi e gli occhi profondi, e ti offrirà anche lui un pò di sana droga e non se ne andrà più. Tutti spacciamo qualcosa in giro, per le strade del mondo, lo facciamo senza saperlo, lo facciamo quotidianamente. Spacciamo sorrisi, presenza, contatti, sensazioni, sguardi, carezze, strette di mani, baci. Questa è la droga di cui parlo, è quella buona che si spaccia nel mondo. La coltiverei a casa mia, clandestinamente, ne vorrei piantagioni floride e verdi, immense distese di pura, incontaminata, vergine, gioia. Due corpi che si toccano, che si congiungono sono la forma più alta di incontro, sono un esplosione di sana energia, e quell'energia ti resta dentro come una benzina per guidare una macchina, per correre lungo una strada, per battere un sentiero mai battuto prima. Il Grigna (Gianluca Grignani) parla di benza... dice che ci serve la benza per andare avanti, per sopravvivere davanti alle miserie del mondo, alle beghe del quotidiano, ai collassi inaspettati del cuore, alle grida interiori che ti dicono tante ma tante cazzate, a quella verità nascosta che sta li in fondo e che sai solo tu. Serve la benza, ne serve tanta, serve tanto cuore, poca mente, serve congelare delle volte quella razionalità che fa capolino e ti dice " Ma che cazzo stai facendo"?!?.. Serve! Serve la benza per fare un viaggio. Serve la droga buona. Serve la musica. La musica nasce dall'energia che hai dentro, se ce l hai canticchi, come ti riesce farlo, quando canticchi e ti nasce una filostrocca cantilenante da dentro, bè sei fottuto eh!... nel senso buono del termine, c'hai la benza, sai dove sta e chi può dartela, sai di avere un porto di felicità a gettoni. E vai. Ti puoi porre mille, innumerevoli perchè, che zampillano da dentro, li in fondo nelle viscere dove canta il tuo mondo, e zampillano così, disordinati, come acqua fresca e impazzita che schizza da una fonte e tu li argini, devi farlo, non te ne frega niente perchè vuoi la droga, la benza e la musica. E la droga, la benza e la musica viene a trovare te, ti scova, ovunque sei, perchè è così. E' una legge naturale, non si può andare troppo lontano senza la tua benzina, fai pochi chilometri e poi torni al distributore, non ne scegli uno a caso, perchè sai bene da chi andare. Te lo dice tutta la strada che fai, l'energia di cui ti scopri capace, le cose belle che scrivi, le cose belle che ti scoprono, perchè la benza giusta la conosci. Nessuno meglio di se stesso sa. E allora lo spaccio è legalizzato, w lo spaccio, w la droga buona. Drogatevi di una gioia sempre vergine.
lunedì 26 maggio 2014
Una gioia sempre vergine.
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lunedì 19 maggio 2014
Libertà.
Credo che la libertà sia il bene più grande, respirare a pieni polmoni, a fondo, fare di quei respiri lunghi e curativi che ti dilatano il diaframma e lo svuotano come svuotassero tutta la " merda" che accumuli un pò per te stessa, un pò per gli altri. Un lungo respiro come dalla sommità di un monte lontano da giudizi, pregiudizi, che sono il frutto della stupidità e dell'ignoranza più becera. Ci professiamo liberi, ma lo siamo davvero? Forse sentire, toccare, vivere la libertà è uno stato della mente, a volte crediamo sia uno stato dei luoghi. Ci convinciamo che solo lontano da stereotipi, convinzioni e falsi clichè lo si è davvero e se nutriamo questo pensiero, bè dovremmo davvero vivere sulla sommità di una montagna, ma quello sarebbe eremitaggio, come mi ha intelligentemente suggerito qualcuno. Io me lo chiedo ogni giorno della mia vita se sto veramente vivendo in libertà, assaporando la libertà, quella vera, quella necessaria per spiegare se stessi, per essere unici anche se tanti e magari simili nell'universo. Spesso siamo soggiogati dai giudizi altrui, ne siamo in qualche modo turbati, e non proviamo a dire a noi stessi che non è così, perchè a volte quei giudizi toccano come una lancia acuminata quel tallone d'Achille che magari non sapevamo neanche di avere, e ti scopri col tallone d'Achille, e ne prendi consapevolezza e te lo tieni. Ce l'abbiamo tutti no? Non sarà una gran tragedia. Quanti talloni d'Achille si nascondono in ognuno di noi e poi vengono allo scoperto così per una frase detta, per un giudizio che ti piove e non t'aspetti. E ti rispondi subito, senza neanche pensarci " è un problema loro, non mio. Non devo darmi cura di un loro pensiero, non mi tocca", però forse ti tocca. E quindi?... Quanto davvero siamo liberi?.. e quanto inevitabilmente non lo siamo. Perchè delle volte la libertà deve essere un continuo sforzo, un continuo rincorrerla?.. La libertà è uno stato della mente, sei libero davvero solo se ti senti e percepisci tale. La gente si interessa di te, quando non ha di meglio da fare, la gente per il maggior scorrere del tempo pensa alla sua di minestra che bolle in pentola, non alla tua, e se pensa alla tua bè è tempo perso per la sua, brucerà la sua minestra puntando gli occhi sulla cottura della mia. Io mangerò, è certo. La libertà è sentirsi diverso in mezzo agli altri e fregarsene del giudizio altrui, libertà è sconvolgere convenzioni e piani per la gioia di sentire affiorare quel respiro profondo che ti apre il diaframma.
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