martedì 3 settembre 2013

Sfioràti. Cap. II

I mesi passarono veloci ad Albaret Sainte Marie e parevano scorrere uno uguale all'altro, Thierry Dupont, ogni giorno della settimana, si era recato in quel caffè, e ogni mattino di ogni giorno il pensiero era andato a lei, alla sconosciuta dal vestito rosso che non aveva più rivisto.
 Eppure la sua immaginazione l'aveva trovata sempre lì seduta in quel caffè, con la pioggia e col sole, se l'era figurata sempre bella, come se nulla nei suoi pensieri avesse potuto scalfire tanta bellezza. Faceva freddo ad Albaret, un freddo rigido, la neve aveva ricoperto come una fitta coltre d'argento il viale che correva lungo il caffè di Le Rive Droute, ora  vestito a festa.  Il Natale bussava ormai alle porte, e Thierry nonostante intrattenesse relazioni occasionali con donne diverse, per ingannare il tedio e la solitudine, finiva per sentirsi sempre più solo, nonostante il suo telefono squillasse di continuo, nonostante le feste cui prendeva parte, tra amici e belle donne, nonostante tutto ciò che gli ruotava intorno, lui si sentiva incompleto.
Più volte seduto a quel caffè si era rimproverato di non aver usato quell'ardire di cui era capace in svariate situazioni, e di aver lasciato a quella donna che era diventata un chiodo fisso un numero, un recapito, un qualcosa che gli avesse permesso di rincontrarla.
Si sa si fanno tanti incontri, ma ce ne sono alcuni che restano come immutati nel tempo, anche se una persona per una qualche ragione, forse per mancato ardire ci sfugge. 
Il sig. Dupont l'aveva cercata per le strade di Albaret, per le strade di Parigi, cercata non volutamente, ma inconsciamente cercata, sempre.
Un pomeriggio uscito dall'ascensore di un palazzotto a piani nella periferia di Albaret si era smarrito a fissare una donna incartata in un piumino nero che le era sembrata Alina, ma le era solo sembrata, perchè arrivato alla fermata del tram, col cuore in gola aveva visto che non era lei. E le settimane passavano.
Era una bella notte, dicembre scivolava via con Papà Noèl  ancora a braccetto, e Thierry tornava da una cena con Marie, una ragazza sulla trentina, caschetto biondo, media statura, magrissima. Era di fresca caggiagione Marie, la libraia, l'aveva incontrata pochi mesi prima ad una mostra d'arte, lei si era avvicinata chiedendo a Thierry qualcosa, un dettaglio su un dipinto, non ricordava più neanche cosa. 
E ora in quella notte, lui era così silenzioso, con la testa altrove e Marie era lì che  tentava di estorcergli una qualche parola che fosse motivo di conversazione, se non interessante quantomeno di conversazione, il silenzio le pesava. Le pesava il silenzio di un uomo che la desiderava solo quando ce l'aveva nel letto e poi fuori dal letto era scarno e sterile di attenzioni e parole.
Si era licenziato da quella serata, in modo frettoloso, quasi sconveniente e Marie aveva capito, non sarebbe mai entrata così a fondo nell'intimità di quell'uomo, le sembrava di sfiorarlo, ma di non averlo mai.
Thierry se ne tornava verso casa, con Marie ormai alle sue spalle, e sapeva che non l'avrebbe più chiamata. Non gli interessava, non lo incuriosiva più, quella curiosità che gli si era accesa a quella mostra era pari alla fiammella di un cerino, si era già spenta. Eppure vendeva libri Marie, ed era una che aveva tanto da raccontare, ma non a lui.
Forse neanche lei avrebbe atteso quel telefono squillare, l'aveva capito dalle sue spalle che si allontanavano senza voltarsi.
Thierry aveva pensato che la vita è avida di stranezze, beffarda.
Alina l'aveva solo vista, si erano sfiorati appena, eppure sapeva già che qualunque cosa avesse detto quel giorno a quel tavolino gli sarebbe parsa interessante, sapeva che non si sarebbe staccato da quella bocca odorosa di limoni, sapeva che avrebbe voluto solo fare l'amore con lei per interi giorni e sapeva che non si sarebbe stancato, certe cose le sai subito, forse.
E invece Marie l'aveva avuta nel letto quella stessa sera della mostra, aveva ascoltato o finto di ascoltare quello che aveva da raccontare, le aveva telefonato, erano andati a cena, a ballare,  ma non aveva funzionato.
Si erano dati l'uno all'altra senza sfiorarsi nemmeno.


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