mercoledì 20 gennaio 2016

Siamo fatti di carne.



Cazzo! A volte ci scordiamo ciò che non dovremmo scordare mai: siamo fatti di carne, ossa, e sangue che scorre, se ci tagliamo con un coltello, la carne si lacera ed esce il sangue. Siamo carne, non siamo robot, siamo umani, e invece ci ostiniamo a vivere da robot, e tutto ciò che facciamo o che non facciamo ci porge il conto, salato, come avessimo cenato nei migliori ristoranti. 
Siamo fragili, emotivi, fallibili, vulnerabili, siamo carne, a volte pronta al macello. Il cuore sito lì nel gabbiotto toracico pulsa frenetico e ci dice che esistiamo, che respiriamo, che camminiamo, che viviamo, che abbiamo tante e dico tante occasioni di felicità che si spalancano come orizzonti, che da una sola finestra, delle volte non riusciamo a intravedere. E invece noi, cosa facciamo?.. Ci rifugiamo nel passato, non vogliamo andare avanti, ciò che è estraneo, incerto, fragile solo all'apparenza, ciò che non conosciamo, ciò che non ha un certificato di garanzia, ci spaventa, ci terrorizza, e allora rifuggiamo tutto il nuovo che con le sue lusinghe di vita, ci viene a trovare, e scegliamo il vecchio, che conosciamo, che non ci riserva sorprese, che anche se non ci appartiene più perchè non cavalca il nostro presente, lo teniamo in vita, con tutte le nostre forze. Ci ostiniamo a tenere in vita ciò che è morto e il risultato è che viviamo con un cadavere. Ci fossilizziamo, caparbiamente, forse, a guardare in una sola direzione, e ci diciamo che faremmo tante cose, se solo non ci trovassimo in una situazione personale irrisolta, in un limbo, da cui non abbiamo alcuna intenzione di venir fuori. Ci raccontiamo una marea di puttanate e le raccontiamo per primi a noi stessi, e il tempo, ciò che misura avido i battiti del nostro cuore, va, fugge, e se ne fotte del tuo limbo, del tuo irrisolto da risolvere. 
Ho letto da qualche parte che la vita è come il mare, ti si pone lì davanti e poco gli importa se non sai nuotare. O rimani lì sulla sponda, fermo, immobile, accomodato dal tuo limbo, e guardi il mare, e resti passivo, inerme, stringato nell'impossibilità, o lasci cadere i vestiti e ti butti in mare e cominci a muovere le braccia, a mantenerti a galla, a nuotare, anche se non lo sai fare, a nuotare si impara, un pò come si impara a vivere, se metti in conto il coraggio. Pare che i più felici su questa terra di matti e finti eroi, siano quelli che osano, che cercano, nel loro piccolo, di cambiare un pò questo mondo che gira a cazzo. Siamo una generazione di geni folli e ribelli, e poi affoghiamo nelle incertezze, vogliamo avere tutto sotto controllo e quando questo controllo sfugge, sfuggiamo noi a noi stessi. Facciamole le cose, o resteranno lì sulla bocca dello stomaco a sostare come bocconi indigesti, avremo la nausea, le emicranie, l'insonnia. E tutto questo perchè rimandiamo ciò che va fatto, e va fatto subito. Serve coraggio per fare le cose della vita, serve coraggio per essere veramente felici, per dire addio a ciò che non ci appartiene più ma che ci osteniamo a tenere in vita, o resteremo lì sulla sponda fermi, osservando chi avendo trovato il coraggio sta facendosi una delle più belle nuotate. Siamo fatti di carne, ossa e sangue e quindi facciamole le cose, sbagliamo pure, ma buttiamoci nella mischia e viviamo perchè finchè si è vivi, finchè il sangue scorre rosso nelle vene, finchè il cuore batte forte non abbiamo alibi. 

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