venerdì 4 settembre 2015

Il mare non attraversa il cielo.

Non conta quanto qualcuno dica di volerti bene. Conta quello che fa con questo bene, conta quello che fa col bene che dice di volerti. Magari dice solo una marea di puttanate, il bene non ferisce, non fa aspettare, non svuota. Riempie sempre. Il bene trova sempre un posto, anche nell ultima fila, è paziente e ti ricarica come una pila con le batterie full. E quando questo bene arriva, sei quasi stanca di tenere la guardia sempre alta, di stare li pronta a schivare le sberle, i colpi, perchè pensi che ciò che è bene, presenza, cura, non te ne riserverà. E li sei fregata, stai per commettere un grave errore, perché prima o poi anche chi ti promette il bene del mondo, ha un coltello affilato nella tasca della giacca. E tu vieni colta alla sprovvista e tac il colpo è sferrato e la ferita è aperta. Si cresce anche così, con le bugie degli altri di cui ci cibiamo per fame di verità. Si da e si toglie, senza fare i conti con la misura delle cose. Si da e si toglie. Si dispensano parole infiocchettate che profumano di buono, di semplicità, di quotidiano, di calore. A volte mi chiedo se la gente di questo cazzo di mondo da un peso a quanto esce dalla sua bocca, non lo da. Il mare non attraversa il cielo. Il cielo e il mare a volte non si toccano nemmeno. Restano lontani, a distanza di sicurezza per non confondersi, per non perdersi. Appartengono alla stessa tavolozza di colori, blu cobalto. E quando ti sei accorta che cielo e mare sono due cose a parte, due entità distinte, te ne vai. Il cielo e il mare pare abbiano qualcosa in comune, l infinito, non arrivano mai in un punto, non arrivano mai a un limite definito, sono infiniti, come il bene, quando non è una bugia.

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