martedì 14 ottobre 2014

L'insostenibile peso della vacuità.















L'insostenibile leggerezza della vacuità. Qualcuno che aveva i numeri, non di certo io, che sono solo una blogger che trabocca di fantasia e ardore, ma uno con le carte in regola, anzi le parole, ha scritto un libro dal titolo più o meno simile, più meno che più, simile intendo. Quel titolo lì era " l'insostenibile leggerezza dell'essere" di un certo Milan Kundera, che a mio modesto avviso di insostenibile aveva tutto, di leggero, il nulla. Non a caso, vi cito un passo tratto dallo stesso "..Il mito dell’eterno ritorno afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile a un’ombra, è priva di peso, è morta già in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla”. Mo ditemi voi, questo come faceva ad avere sti numeri, io ci ho pure provato a leggerlo, attratta dal titolo che risuonava nella mente come un eco cui non era possibile non dare ascolto, ma è rimasto lì nella libreria, ho vagheggiato quel tormento palpabile e l'ho lasciato riposare in quelle pagine mai aperte. La mia sintetica, telegrafica recensione sarebbe " cambia libro, che sei in tempo"!.. Vabè ma la mia è tutta invidia, capirete bene, una modesta blogger con Kundera che c'azzecca?.. E menomale! Però, e questo pezzo ne è la riprova, anche un libro non letto può arricchirci, proprio perchè non l'abbiamo letto, e può, come dire, fornirci, come alla sottoscritta in questo caso, l'ispirazione per buttare giù due righe da modesta blogger raffreddata, vittima del balletto meteo di questi giorni, che si porta appresso una scorta di kleenex pronti all'uso e che ha un naso rosso come la famosa renna di Babbo Natale. Mi ispira " vacuità", io muterei il titolo in " l'insostenibile peso della vacuità", si badi bene, senza alcun riferimento alla trama del romanzo, che personalmente ignoro. Se ci pensiamo bene, e ci riflettiamo un pò su, nulla più della vacuità ha un peso insostenibile. Il vuoto va riempito, ma non a caso, va riempito con ciò che davvero è capace di riempire. Ora ci addentreremo in cunicoli senza uscita, la vacuità non è sostanza, ha un peso insostenibile, è come se ti affanni a riempire qualcosa in tanti modo diversi, ma ti accorgi che il contenitore pieno all'orlo, si svuota sotto i tuoi occhi, all'improvviso. E' come quando qualcuno, ti sciorina una serie di belle parole, confezionate ad arte, con fiocco, e a queste belle parole, non seguono fatti col fiocco, un pò la storia di tutte le storie. La vacuità. Quanto tempo perdiamo, tempo inutile, che nessuno ti ridà più indietro, prezioso, dietro a storie di vacuità, se solo ne avessimo consapevolezza in fretta, scapperemmo via, anche se quella speranza di trovarci sostanza, ci molla per ultima, maledetta speranza, e quasi quasi fotte la vacuità, ma la fotte solo in apparenza. Perchè la speranza che nelle cose della vita, che nelle persone che si incontrano nella vita, nelle storie della vita, la speranza è di trovar sostanza. Però in fondo, bando alla sensibilità, bè anche la leggerezza della vacuità non è male, un pò ti distoglie dal frastuono che crea la sostanza, perchè per quanto speriamo nell'una, la vacuità è più leggera, pesa di meno, è meno ingombrante. Forse, vi sto volutamente scombinando le carte sul tavolo da gioco, forse, cerco la leggerezza della vacuità, forse anelo alla sostanza, all'insostenibile leggerezza della sostanza, per dirla alla Kundera.




Nessun commento:

Posta un commento